Lo scrutinio è lento in Uruguay. Le elezioni presidenziali si sono tenute ieri in un clima di estrema incertezza. Secondo quattro istituti di sondaggio si va verso il ballottaggio il 24 novembre fra il candidato del governativo Frente Amplio (Fa), Daniel Martínez, accreditato di meno del 38,8 per cento dei voti e il suo rivale Luis Lacalle Pou, che ha per il momento il 29,4 per cento. Per conquistare la vittoria al primo turno un candidato, secondo la legge uruguayana, dovrebbe conquistare almeno il 50 per cento più uno dei voti.
Al terzo e quarto posto del primo turno, secondo le rilevazioni degli istituti Cifra, Equipos, Factum e Opción, si trovano Ernesto Talvi del Partito colorado (12,6 per cento) e Guido Manini Ríos di Cabildo abierto (10,2 per cento). La vittoria al ballottaggio di Martínez si presenta quindi estremamente complicata se si confermassero queste cifre preliminari.
Ora sono decisive le alleanze. Quella di Pou con i liberali del Partito colorado e quella destra nazionalista del Cabildo abierto. Il voto in Uruguay, un Paese che conta soltanto 3,4 milioni di abitanti, giunge in un momento in cui l’intera America Latina è scossa da violente crisi politico-economiche. Gli esempi recenti sono rappresentati dalle controverse elezioni presidenziali boliviane e dalle manifestazioni di protesta contro il carovita in Cile.
Aggiornato il 28 ottobre 2019 alle ore 13:44