Venezuela, i prodromi di una guerra civile

La situazione in Venezuela sta degenerando sempre di più. Esiste il rischio concreto che lo scontro politico-istituzionale tra il discusso presidente Nicolás Maduro e il presidente ad interim Juan Guaidò possa sfociare in una guerra civile. I prodromi di un conflitto fratricida sono assolutamente evidenti. Oggi i militari, che rispondono ancora agli ordini di Maduro, hanno sparato contro un posto di blocco di indigeni Pemon a Gran Sabana, poco distante dalla frontiera con il Brasile. Il bilancio provvisorio è di una donna uccisa e almeno dodici feriti. Ma il clima di violenza è ormai quotidiano nel Paese. L’economia è in caduta libera da tempo. Secondo i dati Onu, la fame ha provocato la fuga di 3,4 milioni di abitanti, ovvero dell’11 per cento della popolazione. Una cifra che a fine 2019 salirà a 5,3 milioni, pari a poco meno del 17 per cento. In media nel 2018 se ne sono andate 5mila persone al giorno. E si registra anche l’aumento di malattie infettive, visto che nel 2017 sono stati documentati 400mila casi di malaria, contro i 30mila del 2010.

Uno studio del “Lancet Infectious Diseases” sostiene che sia in corso “un’emergenza per le malattie infettive portate dagli insetti. Se non si interviene si rischia di perdere vent’anni di progressi del Paese”. Nel 2010 il Venezuela accusava circa 30mila casi di malaria, mentre nel 2017 la stima è di oltre 400mila, soprattutto a causa dello stop ai programmi di controllo delle zanzare. Secondo il “Lancet”, “il problema è preoccupante anche per il fenomeno dell’emigrazione. Con una media di 5.500 persone che hanno lasciato il Venezuela ogni giorno nel 2018 anche i Paesi vicini vanno incontro a numerosi rischi”.

Aggiornato il 22 febbraio 2019 alle ore 17:11