Cherif Chekatt ha colpito una città che è stata un simbolo della dinamicità del cristianesimo, facendo passare a cavallo del XVI, la cattedrale di Notre-Dame de Strasbourg, da rappresentanza evangelica a cattolico romana. Non bisogna essere analisti geopolitici per riscontrare nell’attentatore un chiaro desiderio di mortificare un periodo di gioia per la popolazione di “cultura” cristiana, magari non cristiana di fede, in una città perno dell’Occidente europeo. Al di là di considerazioni ed analisi magari guidate da “spirito complottista”, non credo si possa andare oltre con valutazioni più complesse, anche se la Storia ci insegna che spesso la conoscenza della verità tarda ad arrivare.

Il terrorista ricalca il fenotipo del disadattato musulmano che si rifugia in una islamizzazione radicale che, purtroppo, comprende solo superficialmente. Il desiderio di radicalizzazione si legge anche sul suo volto, Cherif ‎conclama e manifesta inequivocabili segni che, in questo caso, evidenziano il desiderio di una ricerca identitaria, della quale travisa il significato vero, in un contesto comunque multiculturale. Ma il suo “gesto” non è altro che l’applicazione di opere di plagio che forse sfuggono anche ad una sua comprensione, e che sicuramente si sottraggono ad una consapevolezza globale, ma che fagocita persone non integrabili in contesti con principi di laicità per ora scontati. I fattori che influenzano maggiormente i soggetti “religiosamente” fragili e disorientati sono semplici e diretti; riporto di seguito il concetto di terrorismo diffuso dal dottor Ibrāhīm o Abū Duʿā, al secolo Califfo Abū Bakr al-Baghdādī: il terrorismo significa credere in Allah, rivolgersi alla legge di Allah per essere giudicati; terrorismo significa adorare Allah come Lui ha ordinato; terrorismo significa rifiutare l’umiliazione, la sottomissione e la subordinazione agli infedeli; il terrorismo è il modo per i musulmani di vivere da musulmani, in modo onorevole con potenza e libertà; insistendo su questa via, conquisteremo Roma e ci impadroniremo del mondo, se Allah vuole.

Cherif, verosimilmente salafita, legge ed interpreta la sua adesione alla corrente appartenente al sunnitismo, probabilmente con scarsa consapevolezza, infatti il salafismo nasce come un movimento consciamente religioso, alla ricerca dell’Islam delle origini, non “contaminato” dal laicismo occidentale che dopo la fine del XIX secolo, interagisce con i principi islamici diffusi specialmente in Egitto. Non indugiando sui fondamenti islamici che contraddistinguono il salafismo, che comunque è generalmente diviso in tre espressioni (salafismo scritturalista, scientifico e purista; salafismo “politico”; salafismo jihadista, che si caratterizza nella legittimazione dell’uso della violenza, infatti i jihadisti credono nella rivoluzione per applicare la loro peculiare e rigida interpretazione della legge sacra), va detto che la fine dello Stato Islamico di Abū Bakr ha causato, come era prevedibile, la granularizzazione del suo sistema sociologico, una sorta di ritorno alle origini. La perdita dell’organizzazione sociale su base statale ha prodotto una ri-frammentazione su impronta tribale. Il salafita jhadista, per principio avulso ad ogni aspetto dell’occidentalismo, compreso il concetto di democrazia ed ad ogni manifestazione di modernità, quindi al tecnicismo, ha invece derogato circa le ultime tecnologie social ed informatiche. Tali innovazioni vengono utilizzate per diffondere i loro principi con lo scopo di “islamizzare la cultura occidentale”. Quello che si evince maggiormente dalle azioni terroristiche di stampo islamico che si sono manifestate specialmente dopo la fine solo geografica e statale dell’Isis, è la grande adattabilità espressa dei terroristi che agiscono in suo nome; infatti applicano e cambiano le loro

strategia del terrore in funzione dei luoghi, dei periodi cronologici, delle capacità offensive a disposizione, della momentanea “rilassatezza” sociologica e non ultimo la capacità, sotto regia e non, di agire singolarmente.

Ritengo che nel mondo islamico sia molto bassa la percentuale di coloro che sono legati ad una ideologia radicale, estremista e terrorista, ma una auspicata integrazione si potrà ottenere solo con la volontà della maggior parte della popolazione islamica che non può essere irrilevante in un giudizio globale sui fatti.

Aggiornato il 13 dicembre 2018 alle ore 11:29