Macron blinda il governo, a bordo tutti i fedelissimi

Emmanuel Macron riparte schierando i fedelissimi: il rimpasto che lo ha tenuto impegnato con il primo ministro Edouard Philippe per due settimane è molto ampio, ma tutto dovrebbe diventare ancora più ‘macroniano’ di prima.

Dopo l’estate del tracollo nei sondaggi e sette ministri dimessi, la nuova compagine di governo si presenta più fedele e stabile, solida e intenzionata a comunicare meglio. Il presidente, con un discorso di 10 minuti in tv dagli accenti gravi, ha promesso: “Non ci sarà alcuna svolta, nessun cambiamento di rotta”. Anzi: “il calendario delle riforme” è confermato, l’esecutivo “continua e persevera”, come promesso da Philippe, che ha lasciato gli Interni - che ricopriva ad interim dopo le dolorose dimissioni di Gerard Collomb - al supermacroniano Christophe Castaner, 52 anni, già capo de La Republique en Marche. Lui, ex socialista, è personalità di forte impatto anche comunicativo e con Macron c’è un rapporto di fiducia reciproca assoluto. Sugli Interni, era il refrain all’Eliseo in questi giorni, “non si può più sbagliare”. E, rincarando la dose, Macron ha voluto affiancare a Castaner uno specialista: Laurent Nunez, da un anno nominato capo degli 007 francesi e adesso proiettato al governo con la precisa missione di ricucire lo strappo con polizia e gendarmi dopo lo scandalo Benalla, il consigliere dell’Eliseo che affiancava, manganello alla mano, gli agenti durante le manifestazioni.

Tutto sembra studiato in laboratorio, soprattutto i perfetti assortimenti uomo-donna, politici-tecnici-società civile, destra-sinistra. Dagli Interni, invece, se ne va Jacqueline Gourault, centrista molto quotata sul piano della comunicazione, che andrà al ministero dei Territori per riportare dalla parte di Macron le autorità locali, indispettite da diversi malintesi nei primi mesi di presidenza. L’uscita più scontata è quella della sempre criticata ministra della Cultura Francoise Nyssen, sostituita da un ex dei Republicains come Frank Riester, 44 anni, uno dei primi politici di primo piano della destra a dichiarare pubblicamente la propria omosessualità. Spazio anche a un ex fedele di Francois Hollande e poi di Manuel Valls, l’ex socialista Didier Guillaume, che prende il posto di Stephane Travert all’Agricoltura. Si fa largo anche il giovane rampante macroniano Gabriel Attal, di cui si ricorda l’appellativo “vomitevole” riservato alla decisione del governo italiano di chiudere i porti alle navi con i migranti. Sarà il più giovane della storia della Republique - appena 29 anni - con un incarico di governo: affiancherà da sottosegretario all’Educazione nazionale il ministro che ha ottenuto più consensi finora, il confermatissimo Jean-Michel Blanquer. Dall’estrema destra, Marine Le Pen ha tuonato contro Castaner agli Interni: “Con Emmanuel Macron il peggio è sempre assicurato...”.

Peggio ancora Jean-Luc Melenchon, capo della sinistra radicale della France Insoumise, che stamattina si è visto perquisire casa e ufficio nell’ambito di due inchieste per falsi impieghi e irregolarità: “È un’enorme operazione di polizia politica”, ha accusato. Nel suo discorso in tv, Macron - dopo un inedito mea culpa (“la mia determinazione e la mia franchezza possono aver dato fastidio”) - ha descritto un momento difficile per la Francia e per l’Europa, con “un mondo che si divide, un’Europa che perde le sue regole, si ripiega su se stessa e cede ai nazionalismi”. “Io non mi sottometto, non mi arrenderò, non possiamo arrenderci”, ha detto rivolgendosi ai francesi ed esortandoli a “non essere sonnambuli” dinanzi alla storia: “Dobbiamo guardare in faccia la realtà e agire”, per rendere la Francia “più forte”.

Aggiornato il 17 ottobre 2018 alle ore 11:47