Indonesia, terremoto e tsunami: 1.234 i morti

L’Indonesia è in ginocchio. Il tragico bilancio delle vittime sale ancora: ora sono 1.234. Secondo l’agenzia per i disastri del Paese il violento terremoto e il conseguente tsunami di venerdì hanno provocato 31 morti in più rispetto al dato di 1.203 rivelato ieri dall’ong indonesiana Aksi Cepat Tanggap. Il portavoce dell’agenzia, Sutopo Purwo Nugroho, ha dichiarato che il conteggio non include le comunità di Sigi e Balaroa e che 799 persone sono ferite gravemente. Dunque, è inevitabile che i numeri continuino a salire. Gli sfollati sono oltre 61mila. La maggior parte delle vittime si è avuta nella città di Palu, capoluogo della provincia di Sulawesi centrale. Due nuovi terremoti hanno colpito, in rapida successione, al largo della costa meridionale dell’isola indonesiana di Sumba. Un sisma superficiale e moderatamente forte di magnitudo 5.9 ha colpito nella notte, a circa 40 chilometri da Sumba, un’isola di 75mila abitanti.

Frattanto, sismologi e geologi stanno cercando di comprendere come il terremoto nelle vicinanze dell’isola di Sulawesi, in Indonesia, abbia potuto produrre uno tsunami di grandi dimensioni, che ha portato alla devastazione di Palu. Nella città mancano i servizi essenziali. La corrente elettrica funziona a intermittenza, gli approvvigionamenti d’acqua scarseggiano e mancano cibo e medicinali. L’esercito è stato messo a guardia dei pochi negozi aperti e testimoni oculari raccontano di tentativi di assalto e saccheggio sedati dai militari con spari nell’aria e lancio di lacrimogeni sulla folla.

Gli esperti s’interrogano. Il terremoto in Indonesia è stato prevalentemente orizzontale. La parte a est della faglia si è mossa verso nord, rispetto alla parte ad ovest. Questo scorrimento ha prodotto una scossa ondulatoria, diversa da quella sussultoria che si verifica invece quando un lato della faglia si muove verticalmente verso l’alto rispetto all’altra sua parte. I sismologi pensano che lo spostamento sul fondale sia stato di circa mezzo metro, sufficiente per generare uno tsunami, ma non di dimensioni così grandi. L’ipotesi è che la scossa intensa abbia generato una grande frana sul fondale marino, che avrebbe contribuito a spostare una massa d’acqua molto grande, in direzione di Palu. Secondo l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia italiano, la città si trova, inoltre, al fondo di una profonda insenatura, cosa che potrebbe avere contributo ad amplificare gli effetti dello tsunami.

Aggiornato il 02 ottobre 2018 alle ore 13:36