Congresso Tory, la sfida di Johnson a May

Boris Johnson non vuole perdere l’occasione. Per l’ex ministro degli Esteri britannico, il congresso annuale dei Tories può rappresentare il momento della svolta. La congiura contro Theresa May sembra già pronta. Il cambio di guardia a Downing Street è possibile. “Non scimmiottiamo il Labour di Jeremy Corbyn – sostiene Johnson – celebriamo la forza del capitalismo, abbassiamo le tasse, difendiamo la legge e l’ordine”. In buona sostanza, il suo programma prevede oltre alle dure critiche alla Brexit, anche un piano alternativo a quello di Theresa May, che giudica “un’umiliazione nazionale” e “non è democratico”.

“Non dobbiamo trattare il capitalismo – afferma Johnson – come se fosse un termine offensivo. Non possiamo perdere la nostra fede nella competitività, nella libera scelta e nel mercato. Dobbiamo riaffermare la verità e cioè che semplicemente non esiste alcun altro sistema che abbia un successo così miracoloso nel soddisfare i desideri e i bisogni umani”. In pratica, la ricetta del leader in pectore dei conservatori britannici propone di “usare le tasse come stimolo degli investimenti e della crescita” e perciò “puntare costantemente non ad aumentarle ma a ridurle”. Un autentico ritorno al thatcherismo.

Dopo il fronte “amico”, il due volte sindaco di Londra decide di criticare anche il leader laburista: “È incredibile – sottolinea – che nel suo recente discorso al congresso laburista non abbia avuto nulla da dire sul settore dell’economia che crea ricchezza, sulle persone che si alzano all’alba per aprire il loro negozio, sugli innovatori, sugli imprenditori. Noi conservatori sappiamo che soltanto una forte economia privata può pagare per i buoni servizi pubblici. E questo è il principio cardine dell’idea di noi Tories come partito nazione”.

Aggiornato il 04 ottobre 2018 alle ore 00:05