Svezia, l’ultradestra avanza ma “non sfonda”

La Svezia s’interroga sull’esito del voto. Le prime ipotesi di governo riguardano un possibile compromesso tra i partiti tradizionale per varare una coalizione che escluda i sovranisti. Ma è possibile che i confronti per trovare una sintesi possano durare dei mesi. E questo aspetto crea inquietudine nell´intera Unione europea. Ma, soprattutto, in Germania e in Francia. Il partito di estrema destra dei Democratici svedesi ottiene un risultato importante ma inferiore alle aspettative. Le urne, consegnano al Paese un blocco di sinistra al governo da quattro anni e guidato dal premier socialdemocratico ed ex sindacalista metalmeccanico Stefan Löfvén, che arriva al 40,6 per cento.

I socialdemocratici scendono al 28,3 per cento. Si tratta, come hanno anticipato da numerosi analisti alla vigilia del voto, del peggior risultato elettorale della loro storia. Dal 1921 ad oggi. I quattro partiti moderati ottengono il 40,3. Si tratta di Nya Moderaterna, dei centristi e dei liberali e democristiani. In buona sostanza, nel nuovo Riksdag, il Parlamento reale svedese, che ha sede a Stoccolma, 144 seggi vengono attribuiti al governo uscente e 143 alle opposizioni storiche. Vale a dire, ai moderati. I quali, grazie al loro appoggio esterno sui temi fiscali e prioritari hanno lasciato in vita, in questi anni, il governo progressista. Ma oggi, destra e sinistra, brindano allo scampato pericolo. Hanno temuto che Jimmie Akesson, leader dei Democratici svedesi, potesse conquistare il potere. Il partito dell’ultradestra xenofoba “non sfonda”. Ma ottiene un significativo 17,7 per cento, conquistando 62 seggi. Tradotto vuol dire che uno svedese su cinque ha votato per il partito anti-europeista e anti-migranti.

Aggiornato il 10 settembre 2018 alle ore 12:07