L’Spd contro il piano migranti, la Merkel rischia

Angela Merkel è di fronte ad un bivio. La sua leadership, per la prima volta, può essere offuscata. Di più. Secondo i più avvertiti commentatori della stampa tedesca, per la cancelliera è iniziata la fase del declino. La novità consiste nei tempi rapidissimi della parabola discendente. Il tema sul quale la Merkel rischia il mandato e persino la carriera riguarda, naturalmente, i migranti. La Merkel ha detto al Bundestag che “l’esistenza dell’Europa come la conosciamo oggi dipende da come gestiamo la questione delle migrazioni”. A questo proposito, ad inaugurare i dissidi interni alla “Grosse Koalition” è stato il ministro dell’Interno e presidente dei cristiano-sociali bavaresi Horst Seehofer. Il quale ha minacciato la cancelliera di provocare una crisi di governo in assenza di una linea ferma sui profughi.

Al momento, il “braccio di ferro” è stato vinto dalla Merkel. Infatti, Seehofer si è dimesso da tutto salvo restare al suo posto. Così la cancelliera ha siglato una pace momentanea con l’ala destra dell’esecutivo. Ma, com’era prevedibile, si è aperta una “crepa” alla sua sinistra. Infatti, la leader della Spd Andrea Nahles ha chiesto il rispetto delle norme europee e dello stato di diritto, senza dare il via alla stagione degli unilateralismi. La Nahles ha chiarito che la “Germania non ha bisogno di alcun piano generale” per riformare il diritto d’asilo come ha proposto Seehofer. La leader socialdemocratica non è “d’accordo sui centri di transito, pur riconoscendo che sono stati fatti alcuni progressi”. La tesi della Spd è evidente. Poiché il programma di governo è stato varato lo scorso marzo, ogni modifica va concordata con i socialdemocratici. Frattanto, la Merkel deve difendersi dagli attacchi che arrivano dall’opposizione populista. Per la leader dell’AfD Alice Weidel, “con il governo della Merkel la Germania si è trasformata da fattore di stabilità a fattore di caos: se ne vada”. È proprio vero. I trionfi del popolarismo europeo guidato dalla Merkel sono ormai alle spalle. Ora bisogna confrontarsi leader populisti della risma del premier ungherese Viktor Orbán.

Aggiornato il 05 luglio 2018 alle ore 12:52