Il ceo di Audi arrestato per il caso Dieselgate

Rupert Stadler è stato arrestato lunedì mattina. La polizia ha fermato il ceo dell’Audi nella sua abitazione di Ingolstadt, in Germania. È quanto ha reso noto l’ufficio del pubblico ministero di Monaco. A fine maggio, Stadler e un altro membro del comitato esecutivo, erano stati accusati di “frode”. Il motivo dell’arresto deriva dalla convinzione del pubblico ministero rispetto ad un “rischio di occultamento delle prove”. Il ceo della casa automobilistica è indagato nell’ambito del cosiddetto dieselgate. Si tratta dello scandalo falsificazione delle emissioni, svelato nel 2014 in seguito ad uno studio di una società americana noprofit. Tra i dati divulgati e quelli verificati su strada è stata notata una differenza a dir poco sospetta. Frattanto, lo scandalo ha travolto la Volwkswagen e i suoi vertici, a partire dall’ex amministratore Winterkon, incriminato negli Stati Uniti e costretto a lasciare il suo incarico.

L’arresto di Stadler ha fatto registrare un 2,5 per cento di Volkswagen sulla Borsa di Francoforte. Il peggiore di tutto il listino tedesco. Il gruppo automobilistico è sotto indagine da più di tre anni da parte della Procura di Monaco di Baviera. Sono una ventina le persone indagate in Audi, sospettate di essere coinvolte nella vendita di auto dotate di software che disattiva i controlli delle emissioni durante la guida. All’inizio di giugno l’agenzia federale dell’auto aveva ordinato il richiamo di 60mila  Audi A6 e A7 dopo la scoperta di dispositivi “illeciti” che hanno falsificato i livelli di emissione si strada. I guai giudiziari del gruppo coinvolgono altri 55 Paesi oltre la Germania e comprendono anche la manipolazione del mercato azionario. Complessivamente il gruppo ha dovuto accantonare 27 miliardi di euro per fare fronte a sanzioni, riacquisto azioni e costi.

Aggiornato il 18 giugno 2018 alle ore 14:16