Il rapporto di Save the Children sulla Siria

Save the Children lancia il rapporto sulle “Voci dalle aree del pericolo”. Sono passati sette anni dall’inizio della guerra in Siria. Il regime di Bashar al-Assad aveva garantito una “free zone” sui cui non sarebbero piovuti bombardamenti e in cui sarebbe stato possibile fare confluire gli aiuti umanitari. Tutto smentito dai fatti.

I numeri forniti dall’organizzazione internazionale destano sconcerto. Sono più di due milioni le persone, al cinquanta per cento bambini, che vivono, nonostante tutto,  nelle aree sotto assedio o difficilmente raggiungibili senza nessuna possibilità di ricevere aiuti umanitari. Si tratta di aree in cui viene impedito, in maniera quasi scientifica, l’accesso ai convogli che portano derrate alimentari e anche medicine.

Secondo Save the Children, dalla seconda parte dello scorso anno, quotidianamente, almeno trentasette civili vengono uccisi. Dall’inizio dell’anno ad oggi nell’area est del Ghouta sono state uccise ottocento persone e duemila sono rimaste ferite.

Per l’organizzazione, sono oltre sessanta gli istituti scolastici distrutti o gravemente danneggiati dai bombardamenti. Quasi trenta strutture sanitarie sono state colpite dai bombardamenti con l’inevitabile interruzione dei servizi per migliaia di persone. Non solo. Ogni due giorni un’ambulanza viene attaccata mentre un operatore sanitario viene ferito o ucciso. Sono pochi i medici rimasti costretti ad operare in condizioni proibitive. Infine, è molto alto il numero di bambini malnutriti.

Aggiornato il 07 maggio 2018 alle ore 13:21