
“Nell’ultimo anno, le politiche dell’amministrazione Trump hanno posto sfide scoraggianti”. Parola di Margaret Huang, direttrice generale di Amnesty International negli Stati Uniti.
Per Huang, “alle decisioni del presidente americano si è contrapposto un crescente e determinato movimento di persone, di ogni parte del paese e del mondo, che si sono schierate dalla parte della difesa dei diritti umani. A partire dalle folle che, nel freddo di gennaio, hanno riempito le strade nel primo giorno di presidenza e poi per tutti i dodici mesi, siamo stati rincuorati dal galvanizzante spirito di resistenza scattato in ogni parte del mondo”.
Secondo Huang, “la marcia ha unito veterani dell’attivismo per i diritti delle donne. Ma ha accolto anche chi non aveva mai preso parte a proteste prima dell’adozione dei discriminatori decreti anti-musulmani. Abbiamo portato materassi di fronte alla Trump Tower per accogliere simbolicamente i rifugiati e abbiamo riempito Grosvenor Square, a Londra, con 100 finte statue della libertà che si ergevano in silenzio di fronte all’ambasciata degli Usa”.
Per la Huang, “Da Sidney a Madrid, coloro che difendono i diritti umani hanno fatto sapere che la politica dell’odio e della paura non ha posto nel mondo che vogliamo costruire per noi stessi e per i nostri figli. Siamo amareggiati nel vedere che il presidente Trump non abbia alcuna intenzione di abbandonare la sua odiosa retorica e le sue pericolose politiche, ma questo non fa altro che galvanizzarci per sfidarlo”.
La conclusione della direttrice americana di Amnesty International è inequivocabile. “Qualunque cosa - sottolinea - ci porti il secondo anno di presidenza, ci rincuora essere consapevoli che in ogni angolo del mondo c’è una comunità globale di attiviste e attivisti per i diritti umani che si ergerà contro ogni minaccia ai diritti umani”.
Aggiornato il 21 febbraio 2018 alle ore 15:40