Uk, siglato l’accordo tra Conservatori e Dup

È stato finalmente siglato, dopo un lungo negoziato, l’accordo fra il partito conservatore britannico della premier Theresa May e gli unionisti nordirlandesi del Dup per offrire il vitale appoggio esterno al governo di minoranza Tory.La May subito dopo la firma dell’accordo ha dichiarato che i due partiti “condividono molti valori” e che si tratta di una intesa “molto positiva”. La leader del Dup Arlene Foster si è detta molto soddisfatta per i termini raggiunti fra i due schieramenti che in merito hanno promesso la massima trasparenza. La prima prova per il nuovo accordo è rappresentata dal voto per approvare il Queen’s Speech, il discorso della regina coi punti programmatici del governo pronunciato la scorsa settimana, che si terrà nei prossimi giorni ai Comuni. L’accordo prevede un ricco pacchetto economico all’Irlanda del Nord, con con uno stanziamento complessivo di fondi pari a 1,5 miliardi di sterline (1,7 miliardi di euro). I soldi saranno usati per dare impulso all’economia della regione e investire in nuove infrastrutture, nell’educazione e nella sanità.

Theresa May si gioca dunque il tempo supplementare di una partita di potere che sembrava ormai compromessa, grazie all’appoggio esterno dei 10 deputati del Dup: salvagente in vista della fiducia di giovedì ai Comuni. In ogni modo se la partita con il Dup va in archivio, resta aperta la vera sfida per il rattoppato gabinetto May: quella, epocale, del divorzio dall’Unione Europea. Una sfida che la premier britannica tenta di alleggerire da una delle priorità più sentite e spinose, il futuro degli oltre 3 milioni di cittadini comunitari (centinaia di migliaia gli italiani) residenti sull’isola. Una massa di persone che al Regno porta competenze e ricchezza e che lady Theresa ribadisce di non voler mettere alla porta una volta che l’addio sarà consumato. Ma indicando una ricetta che non convince Bruxelles, men che meno l’opposizione interna.

I paletti, anticipati in termini generici a margine dell’ultimo vertice europeo, sono stati illustrati oggi in un documento di 15 pagine che assicura uno “status speciale” a lungo termine, con la conferma di tutti i diritti attuali, a chi vive da un quinquennio nel Paese (familiari “legittimi” inclusi) e un periodo di ‘grazia’ per chi non abbia messo insieme ancora gli anni sufficienti. Ma prevede comunque la necessità di chiedere un permesso di soggiorno al ministero dell’Interno, esclude per l’avvenire la giurisdizione della Corte di Giustizia europea, non chiarisce in dettaglio cosa accadrà per chi arriverà a Brexit attuata. E soprattutto fissa la condizione d’una reciprocità identica e uniforme difficile da immaginare per il milione di sudditi di Sua Maestà sparpagliati in 27 Paesi del continente assai diversi l’uno dall’altro.

 

Aggiornato il 27 giugno 2017 alle ore 13:05