Sollievo per Donald Trump, i repubblicani vincono in Georgia

Repubblicani-Democratici 4 a 0: è il risultato finale delle recenti elezioni suppletive del Congresso Usa, per coprire i seggi lasciati vacanti da parlamentari approdati all’amministrazione Trump. L’ultima, per il sesto distretto della Georgia, si è conclusa ieri con la vittoria di Karen Handel, 55 anni, veterana del Grand Old party, contro Jon Ossoff, 30 anni, considerato un astro nascente dei Dem: 53% a 47%. Era la campagna parlamentare più costosa della storia (oltre 60 mln dlr). E quella politicamente più importante, perché trasformata in un referendum su Trump, che ora tira un sospiro di sollievo.

Il voto era anche un banco di prova per la rinascita dell’ opposizione, che pur colmando i gap con gli avversari non ha ancora trovato leader e strategie per batterli. Trump ne ha già approfittato per provocare i Democratici: “farebbero molto meglio come partito se trovassero un accordo con i repubblicani sulla sanità, sui tagli fiscali, sulla sicurezza. L’ostruzionismo non funziona”, ha twittato. Il duello in Georgia era visto come un test per capire se i repubblicani tenevano nonostante le polemiche, le inchieste e i passi falsi del tycoon. Handel ha pero’ evitato i toni del presidente e ne ha fatto il nome raramente, preferendo una campagna più tradizionale, anche se alla fine lo ha ringraziato davanti a fan entusiasti del magnate.

Alla fine ha vinto con un buono scarto, ma non con il 23% del suo predecessore, in un seggio che i repubblicani controllano da circa 40 anni. A guardare il bicchiere mezzo pieno, Ossoff ha ottenuto un risultato lusinghiero e incoraggiante, guadagnando almeno 10 punti rispetto alla precedente elezione. Ma alla fine quello che conta è la sconfitta, la quarta consecutiva dei dem dopo le prove del Montana, del Kansas e del South Carolina, dove il partito ha fatto campagne diversissime. Ma nessuna ha funzionato. Neppure quella centrista, moderata di Ossoff, considerato troppo vicino a Nancy Pelosi e troppo lontano dai millennial. Una scelta che ha riaperto il dibattito dentro il partito, ancora privo di una figura carismatica capace di unificarlo e guidarlo, e ancor più di un messaggio forte che mobiliti l’elettorato al di la’ dell’opposizione a Trump. E’ ciò su cui si stanno interrogando dirigenti, strateghi e candidati in vista delle elezioni di midterm del 2018: è vero che i seggi in palio in questi ultimi mesi erano tutte roccaforti repubblicane e che lo svantaggio è stato ridotto, ma per conquistare il Congresso occorre una forza d’urto diversa.

Aggiornato il 22 giugno 2017 alle ore 16:48