Venezuela, altri due morti: 63 vittime

Altri due giovani venezuelani sono morti durante proteste antigovernative, uno a Maracaibo e l'altro a Ciudad Bolivar, ambedue raggiunti da spari di arma da fuoco. A Ciudad Bolivar, capitale dello stato di Bolivar, nel sudest del Venezuela, il deputato oppositore José Manuel Olivares ha informato dell'uccisione di Augusto Pugas, 22 anni, studente di infermeria, raggiunto da uno sparo alla testa. La stampa ha informato inoltre dell'uccisione di Adrian José Duque Bravo, 24 anni, colpito da uno sparo di arma da fuoco al ventre mentre partecipava a una manifestazione nella zona di Torres del Saladillo a Maracaibo, la seconda città più importante del Venezuela e capitale dello stato Zulia, nel nordest del Paese. Con questi ultimi due morti sale a 63 il numero di vittime nelle proteste contro il regime di Maduro che si susseguono in Venezuela da inizio aprile.

Intanto, a Caracas, ancora una volta una protesta convocata dall'opposizione è stata impedita dalle forze di sicurezza, che hanno bloccato i cortei che si dirigevano verso la sede del Consiglio nazionale elettorale (Cne) e caricato i manifestanti, provocando decine di feriti. Lo scopo della manifestazione era quello di consegnare ai responsabili del Cne un documento nel quale si respinge la proposta di una Assemblea costituente lanciata dal presidente Nicolas Maduro e si chiede la convocazione di un referendum sulla necessità di una riforma costituzionale.

Già prima di essere partiti dai diversi punti di concentrazione, però, i gruppi di manifestanti sono stati circondati da unità antisommossa della Guardia nazionale, che in determinate zone dell'est di Caracas, in particolare El Paraiso, erano attive dal primo mattino: i bambini di una scuola locale sono stati evacuati dopo che le nuvole di lacrimogeni hanno invaso il cortile durante la ricreazione. La repressione è stata particolarmente forte nella zona di Bello Monte, dove i feriti si contano a decine. Fra di loro, almeno un ragazzo colpito di striscio da uno sparo di arma da fuoco e un deputato oppositore, José Brito, raggiunto a una gamba da una granata di gas lacrimogeni.

La Corte suprema venezuelana ha emesso un ultimatum a otto sindaci oppositori: o garantiscono che non siano erette barricate che impediscano il traffico sul territorio dei loro comuni o rischieranno fino a 15 mesi carcere. La decisione del Tribunale supremo di giustizia (Tsj) riguarda cinque distretti municipali dell'area metropolitana e l'hinterland di Caracas, governati dall'opposizione e dove le proteste antigovernative sono frequenti - Baruta, Chacao, El Hatillo, Carrizal e Los Salias - e tre nello stato di Merida. Secondo i termini dell'ingiunzione del Tsj, gli otto sindaci dovranno adempiere sette requisiti, che comprendono ogni azione possibile per evitare che le strade siano bloccate, che i possibili ostacoli posti su di esse siano rimossi prontamente, e che non si permettano "riunioni sulla via pubblica che possano compromettere il traffico". Se i sindaci raggiunti dal Tribunale supremo non dimostreranno di aver ubbidito alle disposizioni contenute nella sua decisione, saranno considerati in stato di ribellione e imputati dalla giustizia per un reato punito con pene che vanno dai 6 ai 15 mesi di carcere.

Aggiornato il 25 maggio 2017 alle ore 20:07