L’elezione di Emmanuel Macron rappresenta per l’Italia il rafforzarsi dell’asse finanziario franco-tedesco che da circa un decennio chiede a gran voce il fallimento del Bel paese, e che aziende e patrimoni italiani transitino in mani nordeuropee.

Di fatto Macron è una pedina del banchiere Jacques Attali. Quest’ultimo va ricordato in buona compagnia del banchiere tedesco Wolfgang Schäuble (ministro delle finanze della cancelliera Angela Merkel): entrambi chiedevano a Mario Monti (ai tempi in cui era il premier italiano) di far fallire l’Italia, soprattutto di minacciare il bene-casa degli italiani. Ricordate la storia dell’ipoteca sui nostri tetti che avrebbero acceso presso la Bce o una potente banca europea se non avessimo pagato l’Imu nel 2012? Oggi l’ennesimo burattino del comitato finanziario della Ue rischia di diventare presidente francese, di salire all’Eliseo. Cosa che di fatto rinvigorirebbe le bramosie di far fallire l’Italia, e con la sola certezza che la procedura verrebbe gestita da una corte Ue franco-tedesca, pronta ad avocare nel fallimento beni pubblici e privati.

Rinfreschiamo la memoria sul burattinaio francese (quello che fa muovere Macron): Attali è stato nel 2007 alla presidenza della “Commissione per la liberazione della crescita” su mandato dell’ex presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy. Il nome di Attali era stato fatto a Sarkozy dal potentissimo Philippe Séguin. La commissione era composta dai francesi più influenti, gli stessi che ogni hanno rappresentano la Francia alla Conferenza Bilderberg: ben quarantadue potenti ed eterogenei francesi, economisti, analisti, storici, demografi, politici, imprenditori, dirigenti pubblici, giornalisti, scrittori, medici... insieme solo per pratiche di potere. Fra loro nel 2007 c’erano anche gli italiani Franco Bassanini e Mario Monti. L’ombra di Séguin aleggiava costantemente su Attali e Sarkozy, con lo scopo di spalancare la porta del grande potere a Macron, marito di Brigitte Trogneux. Quest’ultima, solo ad occhi inesperti potrebbe apparire una semplice insegnante (ex docente di Macron). Brigitte aveva un precedente marito, il noto banchiere André-Louis Auzière. Séguin, Auzière, Attali e Sarkozy fanno parte della potente lobby dei banchieri francesi che ogni anno organizza il G20 delle banche a Parigi.

È il caso di dire che Macron ha fatto un buon matrimonio, che lo ha messo sotto l’ala protettrice del duo Séguin-Attali: entrambi amici dell’ex marito di Brigitte, che prima hanno gettato acqua sul fuoco degli ex coniugi e poi introdotto il giovane nel salotto che conta. In molti si staranno chiedendo perché Attali non abbia giocato in proprio, ma gli esperti sanno che Attali sta a Macron come Renzi padre e Boschi padre stanno ai rispettivi figlioli. Il burattinaio della politica che gestisce il potere bancario non è mai un ragazzino, non ha il volto candido e utile a convincere l’elettorato. Non dimentichiamo come Attali venga da lontano, il suo compito principale nel 1974 è stato formare François Mitterrand sulle materie economiche, che rappresentavano il punto debole a cospetto dell’avversario Valéry Giscard d’Estaing. Non a caso Mitterrand, una volta eletto presidente della Repubblica (10 maggio 1981), nominava Attali suo “consigliere particolare”. Attali resta all’Eliseo fino al 1991, anno in cui viene nominato presidente della londinese “European Bank for Recostruction and Development” (Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo): istituzione finanziaria voluta dai governi occidentali per accompagnare i Paesi ex comunisti dell’Est Europa nella transizione verso il libero mercato. Nel 1994, lo studio Attali & Associés ha in mano gran parte della strategia bancaria europea. Attali studia nel dettaglio il piccolo Emmanuel Macron, la sua Brigitte lo vuole in carriera. Attali ci pensa su davvero poco, ed ecco che Macron assurge a ministro dell’Economia del secondo governo di Manuel Valls (dal 2014 al 2016).

Ma torniamo al 2004, quando il giovane Macron terminava i suoi studi all’École nationale d'administration (Ena, scuola francese dell’amministrazione, roba per pochissimi eletti) ed entrava a far parte del corpo di ispezione generale delle finanza: Attali lo teneva sotto osservazione. Così nel 2007, quando il potente banchiere presiedeva la “commissione per la liberalizzazione e la crescita francese”, chiamava il virgulto Macron come co-relatore. Ora che s’avvicina lo spettro della vittoria alle presidenziali francesi, la Germania vede in Macron l’uomo utile a dare l’ultima botta alla debole economia italiana. Il pericolo all’orizzonte è la coalizione franco-tedesca (con dentro olandesi, belghi, danesi) per chiedere autorevolmente il fallimento dell’Italia.

Aggiornato il 02 maggio 2017 alle ore 19:58