Tutti a Roma per parlare di Libia

L’altro giorno la Capitale ha ospitato il vertice dei Paesi aderenti al gruppo di contatto per la rotta del Mediterraneo centrale. L’ennesimo. All’ordine del giorno ancora la questione dei flussi illegali di immigrati dalla Libia. I rappresentanti di Austria, Francia, Germania, Malta, Slovenia, Svizzera e Tunisia, insieme naturalmente al ministro dell’Interno Marco Minniti che ha fatto gli onori di casa, hanno accolto il leader libico Fayez al-Sarraj, il quale ha recapitato agli interlocutori internazionali una robusta lista della spesa. Al-Sarraj chiede più soldi per contrastare il traffico di immigrati. Questa volta il conto è assai salato: 800 milioni di euro da investire nell’acquisto di mezzi navali, elicotteri, ambulanze, apparecchiature elettroniche e veicoli adatti alle percorrenze nelle aree desertiche. La lista rappresenterebbe il minimo sindacale per implementare il memorandum sottoscritto lo scorso 2 febbraio con il governo italiano.

All’incontro era presente anche il commissario europeo per le migrazioni Dimitris Avramopoulos che, nei panni di zio Paperone, ha garantito sostegno finanziario all’iniziativa. Forse sarà un caso ma, per mettere un po’ di sale sulla coda dei preoccupati governanti continentali, nei giorni che hanno preceduto il summit l’onda degli sbarchi è cresciuta a dismisura. Come a dire: cari europei, se non sganciate l’argento la prossima estate sarà un’apocalisse migratoria. È doloroso ammetterlo, ma la realtà è questa.

Dopo anni di illusoria propaganda buonista siamo al redde rationem: da una parte il martello dei libici che pretendono denaro in cambio di tranquillità, dall’altra l’incudine dei Paesi dell’Unione europea che chiudono le frontiere, alzano muri e filo spinato per impedire di essere invasi e in mezzo gli italiani, tanto solidali e cristiani da non accettare che la gente muoia annegata fuori la propria porta di casa, ma anche arcistufi di doversi fare carico di tutto il dolore del mondo. In questo scenario kafkiano l’unica via d’uscita praticabile resta quella di pagare e sperare che poi i patti reggano. Lento pede si sta provando a costruire l’alternativa al servizio taxi che dalle acque libiche preleva i poveracci lasciati alla deriva su mezzi di fortuna per trasportarli in Italia in tutta sicurezza. Finalmente al tavolo negoziale è comparsa la proposta di creare campi d’accoglienza sulle coste nordafricane nei quali far convergere gli immigrati che risalgono la Libia dalla fascia subsahariana.

Ci sono voluti anni, e la rimozione dall’incarico di un ministro dell’Interno inadatto qual è stato Angelino Alfano, per comprendere che l’alleggerimento della pressione migratoria sulle coste italiane non era una boutade degli xenofobi ma una scelta prudente per disinnescare la crescente tensione sociale che si sta accumulando nelle nostre comunità locali, sempre meno disponibili a subire l’imposizione dell’accoglienza forzata. Non basterà questa misura a risolvere il problema, tuttavia è un buon punto di partenza dal quale muovere per affrontare in via strutturale il sostegno ai Paesi di provenienza degli immigrati allo scopo di bloccarne i flussi migratori alla fonte.

Resta, però, del tutto aperta la questione della crisi interna allo Stato libico per la quale una definizione in via diplomatica appare quanto mai remota. Anche qui occorrerebbe più realismo e meno ideologia. È del tutto evidente che, da soli, i libici non ce la fanno a pacificarsi. Un intervento militare di peacekeeping messo in piedi da una coalizione di volenterosi, guidata dall’Italia, sotto l’egida delle Nazioni Unite che, agendo da forza d’interposizione tra le parti le costringa a dialogare, resta l’unica opzione seria sul tappeto. Ci può stare che l’Europa funzioni da bancomat per il governo riconosciuto di Tripoli ma, in cambio, i libici devono mostrare sincera volontà di collaborazione nella ricerca di una soluzione che riporti stabilità politico-istituzionale e sicurezza in un Paese strategico nel quadrante del Mediterraneo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:08