Clima, il protagonismo  di Marocco e Africa

Si parlerà per molto della ventiduesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (Cop22), la Conferenza Onu sul clima in Marocco che deve rendere operativo l’Accordo di Parigi. Dal 7 al 18 novembre più di ventimila persone si riuniscono in rappresentanza di 196 Stati e centinaia di imprese, Ong, associazioni di scienziati, enti locali e organizzazioni intergovernative. Il Marocco è pronto ad una sfida globale e transnazionale: rendere operativo l’accordo siglato in Francia, entrato in vigore il 4 novembre. Nella capitale francese i leader di Stato e di governo delle 195 nazioni partecipanti firmarono un testo nel quale fu indicato il percorso che il pianeta dovrà seguire se vorrà limitare i danni derivanti dai cambiamenti climatici. La responsabilità è alta: 300 milioni di bambini, e cioè uno su 7 di quelli che abitano il pianeta, respira aria tossica, secondo i dati Unicef.

Tenacemente voluta dal Marocco, la conferenza piazza l’Africa al centro del dibattito. Un Continente a rischio con 700 milioni di abitanti che non sono ancora raggiunti dall’elettricità. Il neo presidente Salaheddine Mezouar fa appello allo “spirito di Parigi” e alla “responsabilità collettiva”. Quello che è in gioco, secondo il presidente, “non è soltanto il cambiamento climatico, ma anche una questione di civiltà e sviluppo economico. Da questo momento, l’Africa prende in mano il suo destino”. Molti i dossier oggetto di dibattito e approfondimento, la parola chiave dei lavori è “giustizia”. Al centro delle iniziative resta il dibattito e il confronto, le delegazioni nazionali di tutti i Paesi continueranno a confrontarsi sul rafforzamento della risposta globale alla minaccia del cambiamento climatico, con particolare enfasi rispetto all’aggiornamento e alla revisione degli impegni, alla promozione e alla verifica dell’attuazione degli interventi e al rafforzamento delle attività di supporto finanziario e tecnologico.

Presso il padiglione italiano si svolgeranno numerose iniziative, seminari e conferenze, anche in collaborazione con l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Elenchiamone qualcuna: il 14 novembre l’iniziativa “Monitoraggio del degrado del suolo e valutazione effetti su mitigazione e adattamento dei cambiamenti climatici. Un approccio sinergico agli obiettivi dell’Agenda 2030: l’esperienza italiana”, il 15 l’evento “AirPack: un kit di strumenti per l’educazione ambientale” e il 17 novembre la conferenza “La nuova sfida dell’integrazione politica climatica ed energetica: la prospettiva italiana”. Il dovere del confronto tra politica e società è ciò che può incardinare successo e produrre cambiamento.

Durante l’apertura dei lavori, Patricia Espinosa, segretaria Unfccc, da Rabat, ha dichiarato: “Cento Paesi dei 197 presenti a Marrakech hanno formalmente siglato l’Accordo di Parigi, un segnale positivo. Marrakech darà l’opportunità anche ai paesi in via di sviluppo di presentare la road map per il raggiungimento dello scopo. Ma sarà anche un gigantesco contenitore di tutte le iniziative pubbliche e private utili per incrementare la battaglia contro il riscaldamento climatico”.

Tutti attorno ad un tavolo per tracciare per la prima volta, insieme, la strategia attuativa di quel piano studiato in Francia. Dall’azione degli Stati nell’immediato futuro ci si aspetta dei significativi cambiamenti, un percorso chiaro per lo stanziamento di 100 miliardi di dollari l’anno a sostegno dell’azione climatica nei Paesi in via di sviluppo. Secondo le stime Onu servono dai 5 ai 7mila miliardi annui per raggiungere un modello di sviluppo sostenibile. “È urgente passare a una fase di basse emissioni e di resilienza climatica”, ha più volte sottolineato il segretario generale Ban Ki-moon. Mezouar, ministro degli Esteri del Marocco, ha ricevuto il testimone della presidenza dalle mani di Ségolène Royal, ministro dell’Ambiente in Francia e presidente di Cop21. Il protagonismo e l’esempio del Marocco restano una punto cardine nel tentativo di inversione di rotta. Mezouar, durante il suo discorso di apertura dei lavori, ha ribadito con estrema forza l’impegno delle istituzioni del Marocco alla ottima riuscita dei lavori: “La città di Marrakech, attraverso l’innovazione e la solidarietà della sua gente è riuscita, nel corso di interi secoli, a rimanere un baluardo contro le difficoltà e i rischi climatici. Lo svolgimento della Cop22 sul suolo africano riflette l’impegno di un intero Continente nel contribuire all’azione globale sul clima e alla volontà di divenire protagonisti del proprio destino per ridurre la vulnerabilità e migliorare la capacità di recupero. Questa conferenza si svolge in un contesto di speranza per tutta l’umanità, fasce intere di popolazione mondiale soffrono ogni giorno e si chiedono cosa sarà del loro futuro e della loro esistenza. La nostra coscienza e la nostra responsabilità collettiva devono impegnarsi a fornire delle risposte concrete ed urgenti. È nostro dovere, di tutti, impegnarsi, essere all’altezza di questa sfida globale e non deludere le aspettative delle popolazioni vulnerabili. Un famoso proverbio africano ci ha insegnato che il sole non ignora un Paese perché è piccolo. Quello di cui discutiamo non riguarda solo il cambiamento climatico, la nostra sfida è lo sviluppo della civiltà e dell’economia futura. Dobbiamo far emergere modelli di sviluppo sostenibile, innovativi, che trasformino le economie dell’intero globo”.

Uno dei pilastri dei lavori congressuali resta l’impegno sui finanziamenti, ovvero, con quali fondi pagare gli ingenti costi necessari per adottare la transizione energetica ed ecologica in tutto il mondo? A Parigi fu stabilito lo stanziamento di un investimento di almeno 100 miliardi di dollari all’anno, fino al 2020. Ma occorrerà comprendere in che modo monitorare questi flussi finanziari, che dovrebbero andare a vantaggio soprattutto del Sud del mondo, un impegno verso le nazioni che meno contribuiscono ai cambiamenti climatici, ma che maggiormente ne pagano le conseguenze. La speranza è che il “contesto africano” possa in questo senso garantire lo slancio di cui necessita il pianeta e il Marocco rappresenta concretamente speranza, futuro e innovazione.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:04