Afghanistan: miraggio della sicurezza

Ogni giorno che passa, la tanto ambita sicurezza appare ancora molto lontana per il governo afghano. In diverse parti del Paese il quadro non sembra per nulla rassicurante, in modo particolare nella provincia di Kunduz, situata a poca distanza dal Tagikistan e punto strategico per gli scambi e per il controllo dei confini. Il Tagikistan è considerato anche un Paese di transito chiave lungo la “rotta nord” del traffico di droga dall’Afghanistan.

Lo scorso anno, i talebani avevano catturato la città di Kunduz per un breve periodo. Era la prima volta che invadevano un capoluogo di provincia afghano da quando il gruppo era stato estromesso dal potere nel 2001. Solo dopo giorni di pesanti combattimenti, le forze governative afghane - sostenute dai loro alleati internazionali - erano riuscite a respingerli ed a riprendere il controllo della città.

In questi giorni, a circa un anno da quegli eventi, il controllo del governo afghano sul territorio rimane ancora fragile, e i talebani continuano a rappresentare una grave minaccia. I militanti controllano molti dei distretti più vicini alla città di Kunduz. Char Dara è uno di questi, che ha visto intensi scontri tra le truppe governative ed i ribelli armati. La popolazione è spesso minacciata da entrambe le parti in conflitto, in quanto accusati, reciprocamente, di sostenere la parte opposta. Questa sarebbe la causa principale dell’elevato numero di vittime nella lotta tra il governo di Kabul e i talebani per il controllo del territorio.

Il ministro dell’interno afghano, Taj Mohammad Jahid, il 21 settembre scorso, ha riferito che è stata lanciata una massiccia operazione contro i ribelli per garantire la sicurezza, ma ha anche affermato che la situazione, sotto questo punto di vista, nella provincia settentrionale di Kunduz è “insoddisfacente”. Il ministro avrebbe chiesto agli abitanti locali di aiutare le forze di sicurezza a ripulire i loro villaggi dagli insorti ed a non lasciare che i loro figli si uniscano ai ribelli o li aiutino a condurre attività terroristiche.

Molti, tra la popolazione locale, hanno espresso preoccupazione per la situazione criticando gli organi di sicurezza, in particolare il ministero degli Interni, in quanto dovrebbero prendere seriamente in considerazione la situazione della provincia. Mareshal Amin, un anziano tribale, ha riferito che il deterioramento della sicurezza ha costretto uomini d’affari e imprenditori a lasciare la provincia, con conseguente povertà e disoccupazione, fattori che hanno portato i giovani a gonfiare i ranghi degli insorti.

Kunduz, non è l’unica provincia afghana che si trova in questa situazione. La capitale della provincia centrale di Uruzgan, Tarinkot, questo mese è stata sotto assedio dei talebani per alcuni giorni. Le truppe governative afghane sono riuscite a respingere i ribelli solo con il sostegno delle forze straniere. Dopo la conclusione della missione della Nato in Afghanistan, nel 2014, e con il passaggio della responsabilità della sicurezza alle forze afghane, i talebani e altri gruppi d’insorti hanno intensificato la loro lotta contro il governo di Kabul espandendo il territorio sotto il loro controllo. La riduzione del ruolo delle truppe straniere sul campo di battaglia ha rivelato i molti problemi delle forze di sicurezza afghane, che da sole non sono in grado di affrontare i talebani e vengono spesso sopraffatte.

Il governo afghano, dopo mesi di negoziati, ha raggiunto l’accordo finale di pace con il gruppo Hezb-e Islami, e probabilmente subirà meno pressioni rispetto al passato, ma molti temono che senza un accordo di pace con i talebani e con l’insorgenza apparentemente più forte che in qualsiasi altro momento negli ultimi 15 anni, i talebani potrebbero guadagnare ancora più terreno.

(*) Country analyst think tank “Il Nodo di Gordio

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:03