La Conversione:   un must della Jihad

La prima Sura del Corano, la Fatiha (l’Apertura o l’Aprente), che sembra sia stata dettata da Dio a Maometto per “iniziare” il popolo dei credenti (i soli musulmani!) a seguire “la retta via”, è particolarmente significativa per ben comprendere l’esclusività e l’unicità del messaggio coranico. Inoltre, introduce anche al perché la professione di fede islamica è considerata un’ortoprassi.

La prima Sura (Capitolo) del Corano è la preghiera più comune dell’Islam. Il musulmano devoto recita le preghiere cinque volte al giorno, seguendo aspetti procedurali sia materiali che interiori, come prescritto dalla Sharia. Nel corso delle preghiere giornaliere, la Fatiha viene recitata ben diciassette volte. Secondo Maometto, la Fatiha è la preghiera ben al di sopra di qualsiasi altra rivelata da Allah a partire dalla Torah, nel Vangelo, o nel resto del Corano. E, infatti, essa racchiude molti dei principali temi del Corano e dell’Islam in generale: Allah come il “Signore dei Mondi”, l’unico che deve essere adorato, l’unico a cui chiedere aiuto, il Misericordioso per tutte le anime nell’Ultimo Giorno.

“1 In nome di Allah , il Compassionevole, il Misericordioso

2 La lode (appartiene) ad Allah, Signore dei mondi,

3 il Compassionevole, il Misericordioso,

4 Re del Giorno del Giudizio.

5 Te noi adoriamo e a Te chiediamo aiuto.

6 Guidaci sulla retta via,

7 la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che (sono incorsi) nella (Tua) ira, né degli sviati”.

Nella teologia islamica, Allah è l’autore di ogni parola del Corano. Ma, per far meglio comprendere il significato di molti versetti, i vari autori dei testi coranici nel tempo hanno sentito il bisogno di esplicitare il testo con “annotazioni, citazioni e spiegazioni”. L’insieme di queste “note esplicative” prende il nome di “Commentario”, che rappresenta dunque, la mera “interpretazione” ( ragionata -Ta’wir, o secondo tradizione - Tafsir) dell’autore del versetto cui si riferisce la nota. La maggioranza dei commentari cita che Allah propose questa preghiera a Maometto agli inizi della Sua Rivelazione, in modo che i musulmani sapessero come pregare.

Ma, sono i due ultimi versetti della Fatiha che provocano molte perplessità. Infatti, è dal 1400 in poi che i commentari affermano che la “retta via” è l’Islam, che coloro “che Tu hai favorito” sono i musulmani, che chi si è guadagnato l’ira di Allah sono gli Ebrei, mentre quelli che hanno deviato sono i cristiani. Questa interpretazione è attribuita a Ibn Kathir, morto nel 774 dell’Egira (cioè nel 1402 d.C.!), che è considerato ancora oggi tra i più celebri esegeti della storia dell’Islam, autore di ben cinque volumi che rappresentano il commentario maggiormente accreditato nel mondo musulmano sunnita. Nella sostanza, egli afferma che gli ebrei hanno smesso di comportarsi secondo la religione loro rivelata, mentre i cristiani hanno smarrito la vera conoscenza. Ecco perché “l’ira” di Dio sugli ebrei, mentre essere descritti come ‘fuorviati’ è più appropriato per i cristiani”.

Così come Ibn Kathir molti altri commentatori sunniti (Tabari, Zamakhshari, il Tafsir al-Jalalayn, il Tanwir al-Miqbas min Tafsir Ibn Abbas, e Ibn Arabi) hanno adottato questa interpretazione. In contrasto con l’interpretazione ortodossa di Ibn Katir, molte altre volte Allah nel Corano cita “la gente del libro” (cioè, coloro che seguono le sacre scritture della Bibbia e del Vangelo) assolvendoli con formula piena. Non a caso la Sura della Giovenca (2:61-62), la più lunga e pregna di contenuti sociali, recita: “... chiunque ha creduto in Allah e nell’Ultimo Giorno e ha compiuto il bene riceveranno il compenso presso il loro Signore. Non avranno nulla da temere e non saranno afflitti”.

Sembra che il versetto stabilisca tolleranza e rispetto per i seguaci di un qualsiasi culto monoteista. Ma anche in questo caso ci sono differenti interpretazioni. Il commentario di al-Bukhari (810-870 d.C.), tra i più affermati teologi sunniti, afferma: “Non c’è nessuna alternativa all’Islàm (meglio ribadito nella Sura 3, 85)!”, attribuendo all’impiego del verbo al passato nella frase “chiunque ha creduto” il significato che furono tollerati tutti i monoteisti sino all’avvento dell’Islam, ma non successivamente! In controtendenza, già agli albori del secolo scorso i commentari Sufi dei grandi mistici dell’Islam affermavano che “l’Ebraismo è la religione della speranza; il Cristianesimo è la religione dell’Amore; e l’Islam è la religione della Fede”, in accordo anche con i versetti coranici: 2:136, 22:67, 29:46.

La diversa “sensibilità” manifestata nel tempo dai differenti commentatori è quindi anche all’origine dei dissidi interni all’Islam sunnita di oggi (gli sciiti hanno un “clero” che obbliga a una univoca interpretazione), al punto tale che nelle forme più anarcoidi o radicali (ad esempio l’egiziano Qutb, ideologo nel 1928 dei Fratelli Musulmani) il dogma del Corano viene stravisato nell’interpretazione, diventando fonte di violenza rivoluzionaria, se non di terrore.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:06