Gliene hanno dette di tutti i colori, lo hanno accusato di razzismo e xenofobia, lo hanno ritratto con i baffetti di Hitler e con la camicia nera di Mussolini, ma ora sono le parole di Michael Morell, ex direttore della Cia, a pesare come un macigno sulla campagna presidenziale di Donald Trump.
In un editoriale uscito sul “New York Times” per dare il suo endorsement a Hillary Clinton, l’ex capo della Cia esprime forti dubbi e serie preoccupazioni sulla affidabilità di Donald Trump quale candidato alla Casa Bianca. Morell, che è stato anche consigliere per l’intelligence del presidente Bush e ha passato oltre trent’anni nell’agenzia, con diversi incarichi operativi all’estero ed a Langley, ritiene che il tycoon abbia dimostrato, nei discorsi e negli atteggiamenti avuti nella campagna elettorale, scarsissima attitudine per la carica di Comandante in Capo; auto- esaltazione, reazione eccessiva e incontrollata alle critiche, tendenza a prendere decisioni secondo semplici intuizioni, rifiuto di cambiare le opinioni anche di fronte a nuove informazioni, disattenzione e ignoranza sui principali dossier, riluttanza ad ascoltare gli altri e mancanza di rispetto dello stato di diritto sono alcune delle accuse che Morell muove a Donald Trump. Secondo l’ex dirigente della Cia, inoltre, l’assoluta inesperienza delle procedure sulla protezione del Paese e il suo temperamento presuntuoso e sprezzante, farebbero di Donald Trump un presidente “pericoloso” per la sicurezza nazionale e facile preda di manipolazione da parte di Vladimir Putin. Il leader del Cremlino si è formato nel Kgb, il servizio segreto dell’Era sovietica, ed è stato addestrato per individuare le vulnerabilità degli individui e sfruttarle; questo è esattamente quello che avrebbe fatto all’inizio delle primarie con Trump, quando ha iniziato a rivolgergli complimenti e messaggi di stima e di amicizia. In altre parole, Putin avrebbe reclutato Trump come “agente inconsapevole” della Russia. E il candidato repubblicano avrebbe abboccato facilmente all’esca di Mosca. In più occasioni Trump ha dichiarato di essere favorevole all'annessione della Crimea alla Russia e ha affermato che Putin è un grande leader con il quale intende collaborare, se eletto alla Casa Bianca. E hanno fatto scalpore gli “inviti” pubblici che Trump ha rivolto nei giorni scorsi a Mosca, sollecitando attacchi cyber nel server di posta elettronica privato di Clinton per recuperare alcuni dei suoi messaggi eliminati.
Le posizioni politiche di Trump, secondo Morell, si allineano con quelle del regime russo piuttosto che con gli interessi americani e anche quando il tycoon di New York chiede di impedire ai musulmani di entrare negli Stati Uniti e vuole far erigere un muro di separazione al confine tra Stati Uniti e Messico, sfida i fondamentali valori su cui si basa la costituzione americana. Mentre sembra ignorare che il presidente russo è accusato di aver fatto uccidere e incarcerare giornalisti e oppositori politici, ha invaso due Paesi vicini e ha portato l’economia russa alla rovina.
L’intervento di una figura autorevole come l’ex capo della Cia, che gode di una incondizionata stima bipartisan, arriva proprio nel momento in cui impazza il dibattito sull’opportunità di organizzare briefing sulla sicurezza nazionale e sulle questioni legate all’arsenale nucleare per Donald Trump, come si fa per ogni candidato presidenziale. Chissà se questa volta le regole del gioco presidenziale americano verranno cambiate.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:01