Oltre la Brexit

“Brexit è, significa Brexit”, cioè uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, come afferma in modo lapalissiano Theresa May, il nuovo primo ministro di Sua Maestà britannica. Proprio per questo, ella ha affidato il ministero degli Affari esteri a Boris Johnson e fatto di David Davis il ministro ad hoc incaricato della faccenda: due provati “euroscettici”. Che cosa significa euroscettico? Vuol dire semplicemente colui il quale vede nell’Unione europea una semplice organizzazione internazionale, che qualcuno si è ostinato a far agire come se fosse uno Stato federale, trasformandola in una cosa incompatibile con la sovranità nazionale.

Fino ad oggi i governi britannici hanno tentato di mettere i bastoni tra le ruote a questa per loro insana evoluzione, adesso i cittadini della provincia inglese e gallese, cioè non i londinesi, gli scozzesi ed i nordirlandesi, hanno deciso attraverso il referendum di uscirne. Senonché il sottinteso federalista è nel patrimonio genetico comunitario dell’Unione europea, essere uno Stato membro vuol dire accettarlo, nella convinzione che solo una sovranità federale condivisa sia possibile, dopo che una serie di guerre continentali e due mondiali hanno ridotto quella nazionale “polvere senza sostanza”, per usare la ben nota espressione di Luigi Einaudi.

Per questo motivo, il governo britannico non può pensare di uscire dall’Unione europea e restare nel suo mercato interno, in quanto questo vorrebbe dire far rinnegare agli Stati membri dell’Unione europea, che vogliano restare tali, le basi implicite nel progetto che intendono perseguire; che è quel “qualcosa di simile agli Stati Uniti d’Europa”, per usare le espressioni di Winston Churchill in un celebre discorso a Zurigo del 1946. Anche allora i britannici ebbero idee diverse da quelle così espresse dal loro grande statista. Infatti cercarono di dagli un contentino meramente formale: il Regno Unito, assieme a quello del Belgio, di Danimarca, dei Paesi Bassi, di Svezia e di Norvegia, al Gran Ducato di Lussemburgo ed alle Repubbliche Francese, Italiana, d’Irlanda costituirono, col Trattato di Londra del 5 maggio del 1949, il Consiglio d’Europa, una mera organizzazione internazionale di Stati sovrani che cooperano, attraverso istituzioni comuni, alla difesa dei princìpi della civiltà europea. Per questo la “piccola Europa” di Francia, Germania, Italia e Benelux andò oltre, e negli anni Cinquanta intraprese un proprio cammino d’integrazione comunitaria, cui altri s’aggregarono, ed oggi sono 27.

Il Consiglio d’Europa, però, esiste ancora e mantiene un proprio ruolo per due motivi: con una sua Convenzione europea dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, resa cogente dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, ha costituito un’area di salvaguardia dei diritti fondamentali di una certa efficacia, malgrado attuali difficoltà dovute al mancato adeguamento del bilancio della Corte all’aumento del numero degli Stati aderenti; questo stesso aumento, che ha portato l’organizzazione a contare 47 Stati, tra cui gli Stati balcanici non membri dell’Unione europea, la Turchia, gli Stati del Caucaso e la Federazione Russa. La Gran Bretagna è e resta membro fondatore del Consiglio d’Europa che, come mostra la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, può anche fare qualcosa di empiricamente concreto coll’elaborare convenzioni fra gli Stati partecipi.

La Gran Bretagna potrebbe ottenere molto di quello che vuole se s’ingaggiasse nel rilancio dell’organizzazione, ad esempio col proporre una convenzione del Consiglio d’Europa per la circolazione dei fattori produttivi e dei servizi finanziari, che sono quelli che interessano alla City, tra l’Unione europea e gli Stati terzi appartenenti al Consiglio d’Europa, per istituire il più grande libero mercato sulla faccia della terra. L’Unione europea, dal canto suo, pressata dal terrorismo, pensi ad un’integrazione, più politica, degli strumenti preventivi e repressivi, anche militari, per riconquistarsi il consenso dei cittadini costituendo, per loro, un’area unita nella sicurezza.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:49