L’elefante maltrattato

Kaavan è un magnifico esemplare di elefante indiano di 36 anni. Venne catturato nella giungla dello Sri Lanka quando aveva sette anni e dopo un lungo viaggio in nave e poi in camion venne portato allo zoo Marghazar di Islamabad, capitale del Pakistan, dove è stato tenuto in cattività per ventinove lunghi anni.

I guardiani più anziani ricordano che quando arrivò allo zoo, Kaavan era molto vispo e attivo ma anche un po’ indisciplinato. Forse l’elefante ricordava quando poteva scorrazzare libero con il suo branco nella foresta dove era nato, ripararsi dalla calura tropicale all’ombra degli alti alberi o gettarsi nelle acque fresche dei fiumi per abbeverarsi. E la memoria degli elefanti, lo sappiano, è proverbiale.

Ma il povero Kaavan allo zoo di Islamabad non ha trovato nulla di tutto questo e si è intristito sempre di più. Per calmarlo, i custodi lo misero nello stesso recinto con un elefante femmina che veniva più o meno dalle sue zone dello Sri Lanka. Fino a quando la sua compagna di gabbia è stata in vita, Kaavan ha vissuto senza lamentarsi. Nel 2012, però, l’elefantessa è morta e il nostro Kaavan è rimasto solo.

Si sa che gli elefanti maschi sono gregari per natura e possono diventare aggressivi in età adulta quando sono separati dal branco. A partire dalla maturità, gli elefanti rivelano un carattere irrequieto, che non raramente può portare a episodi di aggressività, anche nei confronti dell’uomo. Kaavan si è chiuso sempre di più in se stesso, ha cominciato a dondolarsi sofferentemente e ad emettere gemiti tristi e melanconici. I veterinari dello zoo lo definiscono un animale “psicologicamente disturbato”, con tendenze autistiche. Uno dei guardiani più anziani che lo ha visto arrivare tanti anni fa, non ricorda di aver mai visto l’elefante felice.

Kaavan è diventato anche aggressivo con il personale e i visitatori dello zoo. Ha caricato alcuni inservienti e lanciato mattoni sul pubblico e per questo la direzione del giardino zoologico ha deciso di segregarlo in un recinto più piccolo, lontano dal giro delle visite del pubblico. Chiamarlo recinto è molto generoso: sono in realtà pochi metri quadrati di terra, qualche ciuffo di erba incolta e un bunker in cemento. Ora che è estate, nel bunker si raggiungono oltre 60 gradi e Kaavan tocca anche il soffitto, tanto da aver distrutto con la sua proboscide il ventilatore che era appeso. In poche parole, un’ennesima punizione ed umiliazione per un elefante che ancora sogna i grandi spazi verdi della foresta dello Sri Lanka. Alcuni inservienti dello zoo - hanno detto per calmarlo - gli hanno tenuto legate per giorni le zampe posteriori con delle grosse catene e lo hanno lasciato con poca acqua e senza cibo.

Il caso dell’elefante autistico, grazie alle segnalazioni delle organizzazioni ambientaliste pakistane, ha raggiunto un clamore internazionale ed è la prima volta che una storia del genere colpisce il grande pubblico pakistano, di solito poco attento ai diritti degli animali. Una petizione on-line ha raccolto in poco tempo nella sola Islamabad oltre 280mila firme e gruppi di giovani ambientalisti hanno inscenato sit-in di protesta davanti allo zoo. Il presidente del Senato del Pakistan ha sollecitato le autorità municipali di Islamabad ad intervenire sui proprietari dello zoo per trasferire subito Kaavan in una riserva protetta.

Anche negli Stati Uniti, in Australia e altrove le organizzazioni per la difesa degli animali, hanno lanciato la campagna #savekaavan. La cantante Cher ha girato un video nel quale rivolge un appello per liberare l’elefante triste. Ma la società privata proprietaria dello zoo di Islamabad, la Capital Development, ha finora respinto le proteste e rifiutato il trasferimento, forse temendo un calo nei visitatori, che sono aumentati da quando il caso è diventato pubblico. Hanno invece deciso di acquistare un altro elefante femmina dallo Sri Lanka per fare compagnia a Kaavan.

Chissà se la nuova compagna porterà un po’ di felicità al nostro povero elefante. Noi, in ogni caso, restiamo contrari agli animali selvatici in gabbia.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:09