Il culto nucleare di Kim Jong-un

Dove va la Corea del Nord? Il regime “eremita” ha tenuto il primo congresso del Partito dei Lavoratori dal 1980. Lo ha voluto lo stesso leader supremo Kim Jong-un per legittimarsi, dopo un lungo periodo di transizione del potere, ereditato dal padre Kim Jong-il. Il suo stile, nel vestirsi in giacca e cravatta invece che nella sobria uniforme maoista, rivela la volontà di raccogliere l’eredità del nonno, Kim Il Sung, fondatore del regime nordcoreano, più che quella del padre. A parte questi simbolismi e la scontata elezione di Kim Jong-un a presidente del Partito, le dimostrazioni pubbliche di devozione alla sua figura, la grande parata militare che ha concluso l’evento il 10 maggio e l’espulsione di un corrispondente televisivo britannico della Bbc (ritenuto troppo critico), quali lezioni possiamo ricavare da questo strano evento? Capirlo è importante, perché sono ormai tutti certi che la Corea del Nord abbia l’arma atomica. E non si capisce ancora cosa intenda farne.

La rievocazione dello “spirito” di Kim Il Sung, saltando a piè pari Kim Jong-il, rivela con tutta probabilità uno dei due messaggi centrali del Congresso comunista: “E’ finita l’epoca del rinnovamento”. Letto fra le righe: si sono concluse le massicce purghe condotte ai danni dei vertici del Partito e delle forze armate negli anni scorsi. L’era di Kim Jong-un è iniziata all’insegna dei licenziamenti, delle degradazioni, delle incarcerazioni e (come in tutti i regimi totalitari) delle fucilazioni. La purga ha profondamente scosso il regime sino ai suoi livelli più alti, tant’è vero che la più attenta stampa sudcoreana ipotizzava anche la possibilità di un golpe ai danni del nuovo leader. Se fino all’era di Kim Jong-il, il vertice si reggeva su una certa immunità al suo interno (le purghe staliniane erano riservate al popolo e ai ranghi inferiori), il giovane dittatore aveva fatto mancare queste certezze rendendo tutto molto più instabile e fragile. Il perché delle purghe era abbastanza facilmente spiegabile: il passaggio di potere dal padre al figlio, nel 2011, era avvenuto repentinamente, con la morte di Kim Jong-il. Kim Jong-un non era il designato, era ritenuto troppo giovane (e sprovveduto) per reggere il peso del governo in un regime totalitario. Era stato per questo affiancato da uno stuolo di consiglieri, parenti, civili e militari, che svolgevano il ruolo di reggenti. È stato soprattutto contro di loro che il nuovo leader ha scatenato le purghe. Ora ha voluto lanciare un messaggio di rottura con il passato paterno e di affermazione del suo potere assoluto.

Se Kim Jong-un si sente l’erede di Kim Il Sung, vuol dire che vuol fare la guerra al Sud? Perché fu il fondatore del regime comunista a lanciare l’assalto alla Corea del Sud, col beneplacito di Stalin, nel 1950. E fu quello l’unico confronto militare diretto fra le due coree. L’eredità del nonno, non necessariamente indica una volontà bellicosa, anche se le crisi militari sulla “cortina di bambù” (la linea armistiziale che corre lungo il 38° parallelo) da quando c’è Kim Jong-un al potere si susseguono a un ritmo crescente. Stando ai contenuti del lunghissimo discorso del dittatore, la Corea del Nord è ora una “potenza nucleare responsabile”, non userà la bomba, dunque, se non quando “la sovranità nazionale sia minacciata”. Presumibilmente, solo in caso di invasione. Il problema, però, è che il principio del “primato del nucleare” (rispetto agli altri temi politici), definito Byungjin, è addirittura assurto a principio guida del paese. La Corea del Nord si fonderà sulla sua capacità nucleare militare, tutto il resto viene dopo. A pensarci bene, è un discorso da disperati. Persa la speranza di esportare la rivoluzione comunista, persa anche quella di crescere economicamente, persa pure quella di sfamare il popolo (dopo una delle più gravi carestie del XX Secolo, negli anni 90, gli effetti si pagano tuttora), ora il regime eremita ripiega sul deterrente nucleare. Sulla promessa apocalittica di distruggere tutto, se qualcuno prova a toccare il suo paese. Come un bandito che minaccia di far esplodere se stesso e tutti gli ostaggi, se dovesse esserci un’irruzione della polizia.

Il secondo principio, enunciato dal giovane leader ribadisce il “primato dei militari”, il Songun, voluto soprattutto da Kim Jong-il. Come in Russia ai tempi della guerra civile, quando Lenin requisiva il grano ai contadini per darlo all’Armata Rossa (provocando così la prima grande carestia del XX Secolo nel 1921), anche in Corea del Nord il cibo e le risorse del paese continueranno ad essere destinate all’apparato militare. Il comunismo di guerra, Songun, è definito da Kim “un principio fondamentale del socialismo”. Perché “le forze armate sono il nucleo dei nostri sforzi”. Quel che resta, sempre che resti qualcosa, sarà destinato al resto del popolo. Anche questo principio rivela quanto sia disperata la situazione. Per tenere assieme il paese si conta soprattutto sulla forza delle armi, quindi è necessario avere un esercito leale, ben nutrito e ben equipaggiato, più che un popolo sfamato. Il terzo principio, che viene ribadito dai tempi di Kim Il Sung, è quello dell’autarchia, o Juche. “Non intendiamo chiedere favori grandi o piccoli a nazioni grandi o piccole. Tutto quello che ci serve è che venga eliminato il clima di confronto creato da chi ci odia”, dichiara Kim Jong-un rivolgendosi idealmente al governo sudcoreano. In realtà la sopravvivenza stessa della popolazione nordcoreana dipende interamente, ormai, dagli aiuti della Cina e da quelli umanitari internazionali, che passano dalla Corea del Sud. Lo Juche è un velo di orgoglio che nasconde questa triste realtà.

La Corea del Nord che emerge da questo Congresso è una realtà certamente più pericolosa rispetto a quella che abbiamo conosciuto finora. Salvo svolte impreviste e imprevedibili, affermare il principio del Byungjin (primato del nucleare) è una sfida contro la comunità internazionale, perché viola le risoluzioni Onu contro l’atomica nordcoreana, oltre a tutte le promesse passate di denuclearizzazione concordata. Il risultato sarà un ulteriore isolamento.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:02