Usa: fanno paura ma poi vengono votati

Com’è possibile che negli Stati Uniti stiano vincendo i due candidati più “impopolari”? Il voto a New York lo conferma: prevalgono Donald Trump nel campo repubblicano e Hillary Clinton in quello democratico. Eppure i sondaggi dicono proprio il contrario, continuano a rilevare, su scala nazionale, che il miliardario Trump sia uno dei personaggi più impopolari d’America. E che la ex first lady Clinton, benché non così invisa quanto il suo potenziale rivale, sia comunque sfiduciata da ben più di metà del suo elettorato. E quindi? Come si spiega?

Un sondaggio commissionato dal Wall Street Journal ed Nbc la settimana scorsa, effettuato su un campione di 1000 elettori registrati in entrambi i partiti, confermerebbe l’impopolarità dei vincitori. La maggioranza assoluta, pari al 56 per cento degli intervistati, ha una cattiva opinione di Hillary Clinton. Solo il 32 per cento la giudica positivamente. Il trend è addirittura in calo. Fino a un mese fa, la percentuale dei pareri negativi era al 51 per cento e di quelli positivi al 38 per cento. Dunque, più si procede con le elezioni primarie democratiche, più cala la stima e la fiducia nei confronti della ex first lady. Ci sono diversi fattori che possono aver condizionato questo calo di tono, tutti riconducibili alla serie di scandali di cui si è macchiato il nome della candidata di sinistra, dal Bengasi Gate (l’uccisione dell’ambasciatore americano in Libia l’11 settembre 2012, episodio su cui è uscito un film di successo proprio alla fine di marzo) al più recente Email Gate (l’uso personale che la Clinton ha fatto della posta elettronica del Dipartimento di Stato). Tante spiegazioni valide, insomma. Però Hillary Clinton continua a vincere. E mantiene un distacco di 300 delegati nei confronti del suo diretto rivale Bernie Sanders.

Dall’altra parte della barricata, Donald Trump risulta inviso addirittura al 65 per cento degli intervistati, mentre ne ha un parere positivo solo il 24 per cento. Anche qui le spiegazioni sulla sua impopolarità abbondano, tutte più o meno riconducibili alle sue sparate bombastiche in campagna elettorale contro musulmani, messicani, giornalisti e adesso anche donne che hanno abortito (benché Trump stesso fosse un abortista dichiarato fino a tempi molto recenti). E però Trump continua a far man bassa di voti, come conferma la vittoria nella “sua” New York. Secondo un sondaggio della testata Usa Today e della Suffolk University, sia Trump che la Clinton iniziano a diventare delle vere e proprie fobie per decine di milioni di americani. Il rilevamento statistico, effettuato su 1000 “elettori probabili” (cioè coloro che dichiarano la loro intenzione di recarsi al voto) rileva che 3 americani su 10 (il 33%) abbiano paura di una candidatura di Hillary Clinton e addirittura quasi 4 su 10 (il 38%) teme allo stesso modo una nomination di Trump. Però, al momento del voto, dove finiscono queste masse oceaniche di elettori anti-Clinton e anti-Trump? Evidentemente, o non votano, o non si trovano nel posto giusto al momento giusto. Ma in ogni caso, lasciano che i loro incubi elettorali continuino ad avanzare, come un inesorabile destino.

Ancor più singolare è la discrepanza fra le intenzioni di voto su scala nazionale e i risultati delle primarie nei due partiti. Secondo la media dei sondaggi nazionali effettuata da Real Clear Politics, ad esempio, John Kasich è l’unico candidato repubblicano in testa in ogni competizione contro Hillary Clinton, con ampi margini di vantaggio. Razionalmente si potrebbe pensare che, giunti a questo punto, Kasich sia il candidato preferito e il vincitore delle primarie. Eppure è terzo su tre, dietro Trump e anche ben dietro Ted Cruz. Resta in lizza per motivi sconosciuti (anche se facilmente intuibili: spera in un ripescaggio in una Brokered Convention), ma non ha alcuna chance di vincere la nomination per la Casa Bianca, ormai matematicamente impossibile. La stessa cosa si ripete, specularmente, in campo democratico. A giudicare dalla media dei sondaggi nazionali, è Bernie Sanders l’uomo in grado di battere agevolmente tutti i candidati repubblicani in una competizione uno contro uno. Eppure, l’avvocato socialista è indietro rispetto alla Clinton e ha ben poche chance (sicuramente più di Kasich, ma sempre poche) di ricevere la nomination democratica.

Come mai dei candidati che, non solo non sono popolari, ma fanno addirittura paura a così tanta parte dell’elettorato, continuano a vincere in elezioni democratiche (e di brogli non si parla neppure)? Prima di tutto con il grande limite dei sondaggi. Benché siano strumenti statistici molto fini, sono pur sempre modelli, rappresentazioni della realtà, non sono la realtà. Misurano le intenzioni, le opinioni dichiarate, al massimo le tendenze. Non misurano, per esempio, la rabbia dell’elettore, la sua frustrazione, la sua rassegnazione di fronte alla mancanza di alternative valide. Al tempo stesso, non misurano gli entusiasmi, gli slanci di volontarismo, la passione del confronto. Eppure sono questi, alla fine, i motivi per cui un elettore si alza alla mattina per andare a votare.

Ma c’è un altro problema, che è tipico delle primarie e di cui si deve tener conto. L’elettore medio delle primarie non è l’elettore medio delle presidenziali. Chi va a votare alle primarie del Grand Old Party repubblicano o del Partito Democratico, non è mosso dalle stesse intenzioni di chi deve scegliere il prossimo presidente degli Stati Uniti. Nelle primarie spiccano molto di più gli estremisti, gli attivisti, i militanti, le rivalità interne, così come (specie in campo democratico, in queste elezioni) i potentati del partito. Chi invece sceglie il presidente è mosso da altre logiche. È attratto da una certa idea di futuro. Si chiede meno “chi potrebbe battere il mio avversario”, ma “chi mi farà vivere bene nei prossimi quattro anni”. Però deve scegliere, a questo punto, fra due candidati scelti dagli elettori delle primarie. È un problema della democrazia, ma è pur sempre democrazia: il peggior sistema ad eccezione di tutti gli altri.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:07