“I diritti” secondo il signor Nils Muižnieks

Lo stato di diritto è lo Stato dei diritti, al plurale, non del singolo diritto che la “società della comunicazione” di volta in volta mette sotto la lente d’ingrandimento.

Questo approccio unilaterale, direi distorto, al tema dei diritti, finisce per rendere assoluto ogni diritto che, in quel frangente, si ha interesse ad affermare, mentre fa dimenticare che a diritto si contrappone diritto, perché la sfera dei diritti umani è ricca di plurime sfaccettature, tutte meritevoli di protezione. Chi lavora nel mondo della comunicazione, ad esempio, tende ad assolutizzare la libertà d’informare. Ma chi è oggetto di indagini giornalistiche, persona pubblica o privato cittadino, contrappone, al diritto d’informare il diritto alla privacy e alla tutela della propria dignità personale.

Nel confronto sulla stepchild adoption capita la stessa cosa. Al presunto diritto di chi ha ambizioni genitoriali omosessuali, si contrappone il diritto dei figli a non subìre discriminazioni legate alla omosessualità genitoriale. La giurisprudenza della Corte di Strasburgo (organo del Consiglio d’Europa non dell’Unione europea, è bene non dimenticarlo), è spesso colpevole di assolutizzare i suoi diritti. Lo fa anche con l’adozione della coppia omosessuale.

Oggi si dà un gran peso alla Convenzione europea. Nei pochi articoli che la compongono, poco più di una decina quelli a contenuto sostanziale, sono delineate sommariamente alcune regole sulle libertà classiche, che sono deliberatamente sottoposte ad una ricca serie di limitazioni, proprio per tutelare i diritti contrapposti. Dall’insieme di questi generalissimi princìpi, asetticamente formulati in modo da assecondare la sensibilità del maggior numero di Stati, si pretende di estrapolare una giurisprudenza uniforme, capace di “modernizzare” la cultura dei Paesi europei.

Un esempio per tutti. L’articolo 8 della Convenzione dice che “ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare”. Soltanto questo. Su questo ovvio e apparentemente poco significativo precetto, la Corte europea, anche in base al principio di non discriminazione (articolo14), ha costruito una giurisprudenza su tante questioni che riguardano la “vita familiare”. A partire dall’articolo 8 Cedu, si sono affermati princìpi su: il riconoscimento dei modelli di famiglia più ampi rispetto a quelli tradizionali, il diritto al ricongiungimento familiare, la tutela della filiazione, il riconoscimento della Pma eterologa, la tutela dei minori, il regime tra nonni e nipoti, tra zii e nipoti, la filiazione adottiva, la legittimazione dell’adozione monogenitoriale, l’istituto dell’affido, l’idoneità all’adozione. Dentro l’articolo 8 hanno trovato spazio anche il diritto alla riservatezza, alla tutela dell’identità sessuale, alla salute collettiva per fatti d’inquinamento, alla tutela del trattamento dei dati medici, dei dati personali, delle intercettazioni telefoniche.

Una giurisprudenza omnibus, su cui il signor Nils Muižnieks, commissario ai diritti umani del Consiglio d’Europa, già ministro lettone dal 2002 al 2004, dimenticando che ogni articolo della Convenzione riserva agli Stati larghi margini di discrezionalità (cosiddetto “margine di apprezzamento”), pensa di poter affermare che: “L’Italia non sta creando nuovi diritti ma semplicemente sta eliminando la discriminazione basata sull’orientamento sessuale”.

Secondo lui, entrando a gamba tesa e incautamente nel dibattito italiano, “se le coppie etero non sposate possono adottare i figli del partner, lo stesso devono poter fare le coppie gay”. Una semplificazione ridicola, tipica di chi non sa che la tutela dei diritti fondamentali passa attraverso il contemperamento di tutti i diritti in gioco. Nella specie quelli della coppia, assieme a quelli dei figli, le cosiddette “libertà altrui”. Secondo il commissario dei diritti umani la speranza è che “il Parlamento italiano farà la cosa giusta e adotterà la legge sulle unioni civili permettendo le adozioni”.

Alla faccia del Garante della tutela dei diritti. Muižnieks è il commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa ma, con la sua presa di posizione, testimonia di essere privo di ogni sensibilità riguardo ai diritti, innanzitutto quelli del Parlamento, poi quelli del popolo italiano.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:11