I caucus nell’Iowa sono terminati e come da tradizione dall’Hawkeye State arrivano segnali importanti da non sottovalutare nel prosieguo della corsa alla Casa Bianca.
1) “Non fidarsi delle apparenze!” Per molte settimane i sondaggi provenienti dalle più importanti testate giornalistiche americane ci hanno mostrato due candidati disegnati come fossero i vincitori annunciati. Trump e Clinton, infatti, sembravano una moderna edizione di Superman e American Woman già pronti a confrontarsi per la Casa Bianca. La corsa per Pennsylvania Avenue è, invece, più complessa delle apparenza. Superman e American Woman devono scendere dal loro piedistallo e confrontarsi con nuovi supereroi: Cruz, Rubio e Sanders, tanto per cominciare.
2) È finita la dinastia Bush? Potrebbe essere troppo presto per parlarne ma i risultati dell’Iowa sono piuttosto chiari: Jeb è andato addirittura peggio delle già non rosee previsioni. L’appeal di Bush non sembra essere lo stesso del padre e del fratello, eppure l’ultimo erede della più importante famiglia repubblicana poteva contare su importanti finanziamenti e un territorio che aveva già regalato molte soddisfazioni al fratello maggiore. Nonostante ciò, Jeb è finito addirittura dietro a Ben Carson e Rand Paul, con un misero 2,8 per cento e un solo delegato. Ora la palla passa agli elettori del New Hampshire. I sondaggi attestano l’ex governatore della Florida intorno al 10 per cento: un numero che, se confermato, non garantirebbe un agevole rientro in corsa. Sembra tutto compromesso, quindi. Ad oggi le possibilità di rivedere un Bush alla Casa Bianca si riducono al lumicino.
3) The Republican Savior. Non è arrivato primo ma è uscito come il vero vincitore di questa lunga corsa. Marco Rubio è, al momento, il candidato più competitivo tra quelli graditi all’establishment. Forse il partito ha trovato finalmente uno su cui puntare per evitare una possibile nomination di Trump e Cruz, da sempre antagonisti del Washington Cartel. I giornalisti più attenti stanno ampliamente dibattendo sulle possibilità del senatore della Florida di vincere la nomination e i suoi pregi sono molti: giovane, fresco, divertente ma sottile e con una voglia matta di vincere. Insomma i pregi ci sono, ora bisogna aspettare il New Hampshire e vedere se il Marcomentum si consoliderà, nella speranza che prima di passare in South Carolina qualcuno, tipo Christie, Kasich o Bush, conceda un importante endorsment. “They told me I needed to wait my turn, they told me we had no chance because my hair wasn’t gray enough and my boots were too high. This is not a time for waiting!” Forse Time aveva visto lungo?
4) Keep calm! Non c’è niente di definitivo. L’Iowa è solo uno dei cinquanta stati americani e vincere l’Iowa non vuol dire diventare presidenti (solo Carter, Bush W e Obama vinsero sia qui che la sfida finale per la Casa Bianca). Huckabee e Santorum, sul fronte repubblicano, sono un bel promemoria in questo senso: vinsero in Iowa e poi si sgonfiarono molto velocemente.
5) Dateci il New Hampshire, subito! Il processo democratico statunitense è una delle cose più belle da seguire per gli appassionati di politica. Mentre nel nostro paese il centrodestra dibatte, ancora, dell’utilità o meno di primarie, in America le fanno e sono dannatamente belle ed emozionanti. Andiamo subito in New Hampshire, spostiamo direttamente il calendario al 9 febbraio, ridateci i dibattiti e godiamoci queste innumerevoli emozioni. Viva le primarie (e anche i caucus)!
(*) Articolo tratto da Rightnation
Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:02