Decadenza della cittadinanza in Ue

In seguito agli attentati terroristici commessi da Daesh il 13 novembre 2015 a Parigi, la decadenza della cittadinanza è diventata un tema molto discusso non solo in Francia. Questa misura, annunciata il 16 novembre scorso da François Hollande in un discorso al Congresso, è stata confermata dal Presidente francese il 31 dicembre 2015 e rischia di apparire più come un simbolo che come un efficace strumento per prevenire gli attentati terroristici. Nella maggioranza degli Stati europei è prevista la possibilità di privare un cittadino della sua cittadinanza, ma non esplicitamente nel caso del contrasto al terrorismo.

L’“Osservatorio dell’Unione europea per la democrazia” consente una comparazione tra le legislazioni degli Stati membri in materia di cittadinanza (vedere “Comparing Citizenship Laws: Loss of Citizenship”). Molteplici sono le motivazioni inerenti alla perdita della cittadinanza in Europa, come ad esempio l’atto di slealtà o di tradimento verso lo Stato. Le disposizioni giuridiche sono differenti a seconda del Paese. Nell’Unione europea, solo Francia, Paesi Bassi e Romania fanno riferimento in modo specifico al crimine di terrorismo. Ciò non significa che solo questi tre Stati possono privare della cittadinanza un cittadino che ha commesso un attentato terroristico. La competenza inerente alla decadenza della cittadinanza spetta al Ministro dell’Interno ed è di natura discrezionale. Tuttavia esiste il diritto di ricorso da parte del destinatario del provvedimento. Il Belgio ha rinforzato il suo arsenale giuridico durante il 2015 affinché i crimini di terrorismo siano seguiti dalla decadenza della cittadinanza.

Oltre al tradimento e alla slealtà verso lo Sato, vi sono altre cause che possono essere invocate in Europa al fine di privare una persona della cittadinanza. Una di queste è la frode nell’acquisizione della cittadinanza, una condizione prevista da 25 Stati membri. Solo la Croazia, la Polonia e la Svezia non prevedono tale fattispecie. L’impegno militare o l’integrazione in un servizio pubblico senza autorizzazione, sono invocati da alcuni Paesi europei (Austria, Spagna, Francia, Grecia e Italia) come cause di decadenza della cittadinanza.

Infine, diversi Stati membri pongono delle restrizioni per il possesso di più di una cittadinanza. La Germania ad esempio ancora oggi riconosce la doppia cittadinanza solo in specifici casi: coesistenza con la cittadinanza di altri Stati dell’Unione europea e/o della Svizzera o, per i figli degli immigrati, i quali dal 2014 non hanno più l’obbligo di scegliere tra la nazionalità tedesca e quella del loro Paese d’origine prima dei 23 anni.

Alcuni Paesi come la Germania, l’Austria, la Danimarca, la Spagna, i Paesi Bassi e i Paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania), in particolari circostanze, prevedono la decadenza di una cittadinanza nel caso in cui un cittadino ne ottenga un’altra.

Molti Stati membri non prevedono la possibilità di rendere un cittadino apolide nel caso di decadenza della cittadinanza. Il contrasto all’apolidia è oggetto della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, della Convenzione di New York del 1961 sulla riduzione dei casi di apolidia e, della Convenzione europea sulla cittadinanza del 1997. Rendere un individuo apolide è interdetto agli Stati che hanno ratificato la convenzione del 1961. Francia, Lettonia, Paesi Bassi e Malta hanno codificato l’impossibilità de rendere apolide un loro cittadino.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:02