Ortodossia Saudita,   fallimento Usa in M.O.

Il Presidente Usa, Barack Obama, in un intervento del 15 dicembre scorso, ha richiesto ai Paesi di credo sunnita un più concreto intervento nella lotta al terrorismo islamico.

Prontamente l’Arabia Saudita, Paese che si è sempre posto come leader del mondo arabo, attraverso il suo ministro della Difesa, il trentenne Mohammed bin Salman, gli ha fatto eco e ieri ha annunciato la costituzione di una Coalizione di ben 34 Paesi dell’Islam sunnita che sarà coordinata da una centrale operativa a riad. Nel suo discorso, il vice principe ereditario ha rilevato come la coalizione comprenda “un gruppo di Paesi islamici che rappresentano la maggior parte del mondo arabo”, determinati a combattere contro “questa malattia che colpisce il mondo islamico, ancor prima dell’intera comunità internazionale”.

Ricordando che l’Arabia Saudita già è impegnata in una prima coalizione con altri cinque Paesi arabi nello Yemen (guerra santa contro i ribelli sciiti Houthi), la nuova coalizione islamica coinvolgerà Giordania, Emirati, Pakistan, Bahrein, Bangladesh, Benin, Turchia, Ciad, Togo, Tunisia, Gibuti, Senegal, Sudan, Sierra Leone, Gabon, Somalia, Guinea, l’Autorità nazionale palestinese, Comore, Costa d’Avorio, Kuwait, Libano, Egitto, Libia, Maldive, Marocco, Mauritania, Niger, Nigeria e Yemen.

Come e dove questa coalizione è destinata ad intervenire non è dato sapere, al momento e (personalmente) dubito che possa trovare un accordo con altre forze extra conflitto Daëch, soprattutto sul territorio siriano, dove le forze russe sono intervenute al fianco degli sciiti di Assad e hezbollah libanesi. Vladimir Putin ha, infatti, prontamente ribadito che: “in teoria si potrebbe trattare di un fenomeno positivo, ma in realtà prima di valutare bisogna vedere i dettagli dell’intervento”.

Le ragioni delle perplessità di Putin sono anche le mie, visto che da tempo vado predicando che Al Zarqawi (il fantomatico Califfo Daëch!) è figlio del sunnismo più fondamentalista nato in Arabia Saudita, così come Bin Laden e la sua Al Qaeda non furono altro che originate e supportate dai sauditi, in perfetta intesa con la CIA statunitense. Organismo, quest’ultimo, che ha ben operato sin dal tempo di Guantanamo nei confronti di Al Zarqaui, addestrandolo e aiutandolo a organizzare una componente jihadista sunnita, per contrastare le formazioni curde che operavano nel nord dell’Iraq del dopo Saddam.

Ma allora perché i sauditi si sono prontamente schierati contro l’Isil (Stato Islamico in Iraq e nel Levante = Daëch)? Dando un’occhiata alla scheda di confronto,

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l’ultima riga ben inquadra la ragione di tanto odio da parte dei Sauditi nei confronti di Daëch. I primi si pongono a capo del mondo islamico sunnita (in teoria!) perché il Re Saudita è anche considerato il responsabile, in quanto Principe delle due Moschee, della terra sacra per l’intero Islam e, quindi, anche riferimento religioso della Umma (ma, gli sciiti già dissentono su questo aspetto!). Le ambizioni di Daëch volgono, invece, a unificare i Paesi di fede islamica in un unico Stato Islamico retto da un Califfo, così come le origini salafite del califfato omayyade (la prima tribù posta a capo della Umma dopo il Profeta Maometto). Quindi, è più che evidente che per mero spirito di sopravvivenza, i Sauditi all’avanzare di Daëch tremano alla sola idea che potrebbero essere sottomessi al neo Califfato anche loro e chiamano a raccolta i fratelli, in particolare quelli di radici “arabe”.

Dunque, il confronto mette soprattutto in risalto la sostanziale differenza tra la matrice ortodossa dell’Arabia Saudita, che apparentemente mira a rimanere il simbolo religioso del mondo sunnita, e quella “fondamentalista”, politico-religioso, di Daëch che affonda le sue radici nel movimento “salafita” che trova le sue origini nel secolo XIX. Non è, infatti, la prima volta che si manifesta nel mondo islamico il fondamentalismo.

Dal saudita El Wahab (1703-91), al libanese Rida (1865–1935), all’egiziano Hassan el Banna (1906-1966), all’egiziano Sayyd Qutb (1906-1966), allo sciita iraniano Alì Shariati (1933-1977), allo sciita Khomeini (1902-1989), sono tutti teorici del salafismo più oltranzista e fondamentalista, che con le proprie ideologie hanno ispirato movimenti jihadisti quali: “I Fratelli Musulmani” nel 1928 in Egitto, la Rivoluzione degli Ayatollah in Persia fine anno 80, il Fis algerino fine anni 80, i Talebani pakistani e afghani, Al Qaeda saudita e tutte le più svariate devianze africane e mediorientali nate da essa, per finire con i sunniti di Daëch.

Tutti movimenti che, ahimè sono nati, cresciuti, alimentati, sviluppatisi e finanziati nel pieno dell’ortodossia saudita, da una parte, e iraniana dall’altra. Con la differenza che dal dopo Khomeini l’Iran, grazie alla differente concezione confessionale che responsabilizza maggiormente gli Imam anche sul piano politico, non ha più alimentato formazioni o movimenti terroristici, trasformando anche Hezbollah da Jihadisti sciiti, a forza di difesa territoriale libanese.

L’unica origine del “male” Jihadista, dunque, s’incentra solo ed esclusivamente nell’ortodossia sunnita perpetrata dall’Arabia Saudita e proposta al mondo grazie anche a organismi internazionali quali la Lega Araba o il Consiglio del Golfo. Il patto strategico tra Stati Uniti e Arabia Saudita è datato 1917, quando, grazie al presidente Thomas Woodrow Wilson, l’intera penisola arabica entrò nella sfera d’influenza americana perché considerato un “fondamentale e vitale snodo strategico per i trasporti marittimi” e anni dopo, con la piena indipendenza dell’Arabia Saudita (1927), punto focale delle fonti energetiche mondiale.

Da allora gli Stati Uniti hanno sempre riposto (ahimè!) nelle mani dell’Ortodossia conservatrice Saudita la più spietata fiducia sulle scelerate scelte di politica (e religiose!) internazionale fatte in ambito Mediterraneo allargato. E allora, se è ritenuto veritiero quanto detto, perché solo combattere per giustamente distruggere Daëch e non cercare anche di modificare il malefico pensiero dell’ortodossia Saudita?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:58