I Diritti Umani?

Ban Ki-moon, il cauto Segretario generale delle Nazioni Unite, nella sua relazione annuale, il 25 settembre, esprime forti preoccupazioni sulla situazione dei diritti umani in Iran. In questa relazione, Ban Ki-moon si dice preoccupato per le impiccagioni dei minori e per quelle in pubblico. Il ministero degli Esteri del regime dei mullà, come risposta, accusa il Segretario dell’Onu di aver preso una posizione politica di parte. Durante la presidenza di Rouhani, dal giugno 2013, in Iran sono state impiccate oltre 2000 persone.

L’Iran di Rouhani detiene il numero più alto delle esecuzioni di minorenni e il numero più alto di impiccagioni relativo al numero alla popolazione. Il 20 settembre è stato impiccato nel carcere di Mashhad un giovane di 19 anni, accusato di molestie nei confronti di una donna. Alcuni sacerdoti cristiani si trovano in carcere per il loro credo. È evidente che l’oppressione e il numero alto delle impiccagioni in Iran vanno interpretati come un’arma politica nelle mani del regime teocratico contro una popolazione che non lo vuole e lo detesta. L’Iran è il più grande carcere di giornalisti in Medio Oriente: nelle carceri iraniane si trovano decine di giornalisti. Il regime teocratico è tra i più attivi nell’acquisto di strumenti di censura della rete e ha bloccato circa cinque milioni di siti che trattano di arte, questioni sociali, notizie, blog e social network. Molti insegnanti rimangono in carcere, mentre la ministra italiana della Pubblica istruzione, allegramente e col velo obbligatorio sul capo, visitava i suoi pari di Teheran.

Rasuol Bodaghi, insegnante, era stato condannato a 6 anni di carcere per aver svolto attività sindacale; il 4 agosto sarebbe dovuta terminare la sua detenzione ma -lungi dal regime teocratico al potere in Iran rispettare alcuna legge o regola, fosse anche la sua- l’hanno riprocessato, mentre si trovava in carcere e condannato ad altri tre anni di carcere. Il 23 settembre, 1° mehr del mese persiano, con l’apertura del nuovo anno scolastico, hanno arrestato altri insegnanti. Mentre a Hassan Rouhani, presidente dei mullà erano stati proibiti i contatti, anche quelli telefonici o “casuali”, con Barack Hossein Obama, Matteo Renzi gli ha stretto la mano e gli ha dato la notizia della sua visita imminente in Iran, con una folta delegazione di imprenditori. La lista cinica dei visitatori occidentali in Iran è lunga, come è lunga la storia della perpetua violazione dei diritti umani da parte della dittatura teocratica al potere.

Il regime iraniano è stato condannato per 62 volte dai vari organismi delle Nazioni Unite per la forte e continua violazione dei diritti umani. Il presidente del Consiglio italiano nella sua campagna elettorale per le primarie, era il dicembre 2013, aveva individuato il problema del Medio Oriente nell’esistenza del regime di Teheran, e con questo aveva dato segno di avere la capacità di leggere lo scenario politico mediorientale, di cui molti politici e analisti si mostrano incapaci. Uno statista deve pur attenersi alla realtà. Il caldo della poltrona, alquanto ambita, non deve offuscargli la vista. La disastrosa situazione economica in Iran, dovuta alla endemica corruzione e all’avidità dei nuovi potentati, non permetterà di instaurare rapporti sani e solidi tra i partner. Ogni rapporto commerciale con l’Iran è di natura mordi e fuggi e radicalizza la povertà diffusa tra la popolazione e dà fiato e danaro al regime in crisi che nell’espansionismo trova la sua ragion d’essere. Fare affari con il regime sanguinario iraniano evidentemente non è onorevole. Non è conveniente per il popolo iraniano che si sente saccheggiato ma soprattutto aggrava la crisi in Medio Oriente i cui fumo e fuoco poterebbero arrivare dovunque.

L’onere dell’abbattimento della dittatura iraniana compete agli iraniani, ma forse è opportuno offrire un paio di suggerimenti al presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi per quanto concerne i rapporti tra l’Italia e l’Iran: moderi l’entusiasmo negli incontri con gli uomini del perfido regime liberticida iraniano detestati dalla popolazione; eviti di farsi accompagnare nelle delegazioni da esponenti femminili con il velo obbligatorio sul capo, che umilia loro e colpisce le donne iraniane ed è esteticamente orrendo. Il vento sta cambiando. Non si può più far finta di non vedere o sottovalutare che l’infestazione dell’integralismo islamico, il cui epicentro è a Teheran, si sta espandendo in tutta la Regione e minaccia seriamente l’Occidente. La domanda che rimane in attesa di una risposta è per i politici occidentali quanto valgono i diritti umani? La stessa domanda all’imprenditoria e alla finanza, magari, la rimandiamo a tempi migliori.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:49