I consigli di Soros all’Europa

Dopo il magnate egiziano Naguib Sawiris, che si è detto pronto ad acquistare investendo anche 100 milioni di dollari un’isola in Grecia o in Italia - che vorrebbe chiamare “Indipendenza” - per ospitare migliaia di migranti in fuga dall’Africa e dal mondo arabo, un altro miliardario, questa volta il finanziere George Soros, interviene sul problema migranti dispensando consigli ai governanti europei. Soros è nato in Ungheria da famiglia ebrea ed è stato lui stesso un migrante. Subito dopo la fine della guerra mondiale, a causa delle ristrettezze economiche della sua famiglia e della difficile situazione del suo paese, decise di trasferirsi in Inghilterra e poi negli Stati Uniti, dove con il tempo è diventato uno dei più ricchi uomini al mondo; la sua fortuna è stimata in oltre 23 miliardi di dollari.

Secondo Soros, che ha partecipato nei giorni scorsi con l’ex Presidente Bill Clinton e il nostro Premier Renzi ad un dibattito su “Europa e crescita”, ospitato dalla Bill Clinton Initiative a New York, l'Unione Europea non ha ancora dato prova di saper gestire la questione migranti in maniera efficace e ha trasformato invece il crescente flusso di rifugiati da una situazione potenzialmente gestibile ad una crisi politica interna tra membri. Diversi stati europei hanno anteposto egoisticamente i propri interessi a quelli generali dell’Europa e degli altri stati membri. Eppure, secondo Soros, anche il massiccio esodo dalla Siria, devastata dal conflitto civile, non sarebbe mai dovuto diventare la situazione di crisi che ha messo in ginocchio le istituzioni europee; la guerra va avanti da oltre tre anni, era facile prevedere che milioni di Siriani sarebbero scappati dalle loro case distrutte e avrebbero guardato alla ricca Europa, dove è già forte e presente una comunità siriana.

Ma i responsabili europei erano troppo presi dai piani sull’austerità economica per guardarsi intorno. L'Europa avrebbe ora bisogno di un piano globale per rispondere alla crisi dei migranti, con una politica concreta sui flussi, affinchè essi avvengano in modo sicuro, con ordine e ad un ritmo che rifletta la capacità degli stati membri di assorbirli; il piano dovrebbe estendersi oltre i confini continentali, con azioni e programmi di aiuto economico a sostegno delle popolazioni in difficoltà nei loro paesi d’origine. Per Soros, alla pari della Cancelliera Merkel, è alla popolazione siriana in fuga, prostrata da anni di guerra civile devastante, che deve essere data la massima priorità nell’accoglienza.

Ma l’Europa dovrebbe essere solidale anche verso coloro che provengono da altre zone in grave crisi del mondo. L’Unione Europea dovrebbe intensificare la sua collaborazione con le Nazioni Unite per elaborare un piano globale di sostegno e accoglienza che coinvolga tutta la comunità internazionale. Il Vecchio Continente è in prima linea in questa emergenza, afferma Soros, ma occorre ridisegnare gli standard internazionali sulla questione dei migranti e sulla loro accoglienza, perché il mondo è in costante evoluzione e le crisi possono esplodere in altre regioni del globo.

Il piano europeo, targato Soros, si compone di sei punti: primo punto, l'Unione deve accettare almeno un milione di richiedenti asilo ogni anno per i prossimi anni. Un adeguato finanziamento è fondamentale: il finanziere americano stima in 15 mila euro il costo, all’anno per i primi due anni, per richiedente asilo, a copertura di vitto e alloggio, dell'assistenza sanitaria e i corsi di formazione, linguistica e professionale. Per facilitare una rapida e agevole integrazione, i richiedenti asilo dovrebbero poter scegliere i paesi europei di destinazione. Per reperire le risorse, Soros suggerisce ai governi europei l'emissione di obbligazioni a lungo termine.

Secondo punto, l'UE, insieme alla comunità internazionale, dovrebbe erogare aiuti economici al Libano, alla Giordania e alla Turchia per sostenere i quattro milioni di rifugiati che attualmente vivono in quei paesi. Migliorare le condizioni di vita nei campi dei rifugiati è un obbligo morale dei paesi ricchi, dice Soros.

Terzo, l'Unione Europea deve dotarsi rapidamente di una Agenzia europea per la migrazione e il diritto di asilo e istituire un singolo corpo di guardia di frontiera. L'attuale mosaico di 28 sistemi separati non funziona: è costoso, inefficiente e ciascuno interpreta i requisiti per lo status di richiedente asilo in maniera differente. La nuova agenzia dovrebbe gradualmente semplificare le procedure di accoglienza, che ora vanno da tempi spediti a tempi biblici, a secondo del paese; stabilire norme comuni per l'occupazione dei rifugiati e del loro accesso al micro-credito per favorirne l’imprenditorialità; sviluppare un’efficace politica di rimpatrio per quei migranti che non hanno i requisiti per l’asilo in Europa.

Quarto; devono essere istituiti corridoi sicuri per i richiedenti asilo, dall’arrivo in Grecia e Italia fino agli altri paesi europei di destinazione finale. Le tragedie in mare e le scene di esodi biblici lungo le strade e le ferrovie dei Balcani per trovare un varco di entrata in Europa riportano alla memoria storie tristi di un passato che si pensava ormai lontano e abbandonato. Soros ritiene che se venissero create vie sicure per raggiungere l’Europa, si ridurrebbe drasticamente il numero di migranti che tentano la pericolosa traversata del Mediterraneo, salvando quindi migliaia di vite; inoltre se i richiedenti asilo avessero una ragionevole speranza di raggiungere l'Europa attraverso canali autorizzati, è probabile che i flussi migratori sarebbero più controllabili e si eviterebbero le masse in fuga come avviene ora. Ciò evidentemente richiederà una più concreta azione diplomatica con i paesi in prima linea - Turchia, Libano e Giordania per i migranti dal medio oriente e dall’Asia, i paesi nord africani “pacificati” per le masse in movimento dall’Africa - in collaborazione con l'Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, per negoziare l’istituzione di più centri di smistamento e accoglienza.

Quinto punto; le modalità operative e finanziarie sviluppate dall'Unione europea, in altri termini il “piano europeo”, dovrebbero essere utilizzate per stabilire standard globali per il trattamento dei richiedenti asilo e dei migranti. Sesto e ultimo punto; è ovvio che per assorbire e integrare più di un milione di richiedenti asilo e migranti all'anno, i governi europei abbiano bisogno di mobilitare il più possibile tutto il settore privato - ONG, gruppi parrocchiali e confessionali, imprese, singoli individui e associazioni. Ciò richiederà non solo risorse finanziarie sufficienti, ma anche grande capacità umana e l’impegno di tutti. Chissà che il signor Soros non venga invitato a Bruxelles ad uno dei prossimi vertici europei sull’immigrazione.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:49