Estetica della politica del Vecchio Continente

Non so se è opportuno annoverare la questione morale tra le componenti della politica dei nostri giorni. In Italia, chi decenni fa la evocava è relegato tra i perdenti. Le carceri iraniane sono colme di insegnanti, studenti e lavoratori, i palazzi di Teheran zeppi di politici occidentali inebriati dal profumo del petrolio e del gas. Le rappresentanti della politica europea con il “dovuto” velo in testa non soltanto danno sonori schiaffi alle donne iraniane, che si battono tutti i santi giorni per la libertà di abbigliamento, ma offendono anche il senso dell’estetica che a mio avviso è fondamentale per un essere umano. Con quel ridicolo velo in testa, ostentato come obbedienza pelosa, e con il loro sgradevole sorriso interessato sulle labbra mettono in evidenza lo stato di salute della politica estera di un continente che viene chiamato vecchio, e non solo per la sua data di nascita.

Secondo una recente relazione di Amnesty International, dal 1° gennaio al 15 luglio di quest’anno, in Iran sono state eseguite 694 condanne a morte, una media di oltre tre al giorno. In poco più di sei mesi, è stato messo a morte quasi lo stesso numero di persone del 2014 (743). Tra i 694 prigionieri messi a morte figurano anche persone accusate di essere "nemiche di Dio" o di "corruzione sulla Terra", compresi i prigionieri politici curdi e gli appartenenti ad altre minoranze etniche e religiose. Per lo Stato islamico di Teheran avere un’altra opinione è un reato punito con la morte. Non c'è alcun segnale che la situazione dei diritti umani in Iran possa cambiare. Nelle ultime settimane e in concomitanza della visita dei politici occidentali in seguito dell’accordo “storico” sul nucleare, l’onda delle impiccagioni in Iran s’è ulteriormente alzata.

Gli insegnanti e i lavoratori che in Iran rivendicano i loro diritti più elementari e gli stipendi arretrati vengono arrestati e scaraventai nei terribili bracci della morte con l’accusa di “attentato contro la sicurezza nazionale”: questo la dice lunga sulla condizione del regime e sulla scelleratezza dei suoi complici occidentali.

Nel rapporto 2015 di Nessuno Tocchi Caino, uscito il 31 luglio, si legge che in Iran c’è stato un aumento delle esecuzioni nel 2014 rispetto al 2013. Alla fine dell’anno in corso il macabro numero di esecuzioni supererà sicuramente il fatidico tetto di 1000. Da ricordare che il regime liberticida iraniano potrebbe nascondere una parte delle esecuzioni e quindi il numero reale potrebbe essere ancora più alto. Nell’estate 1988 il regime iraniano, in poche settimane, ha impiccato decine di migliaia dei prigionieri politici; le cifre arrivano a 33700 persone. Molti avevano già scontato la pena e molti altri avevano riportato condanne di pochi anni. Alcuni personaggi coinvolti direttamente nell’eccidio dei prigionieri politici dell’88 occupano oggi importanti dicasteri del governo di Rouhani, con cui l’Occidente sembra onorato di trattare e a settembre non è da escludere uno “storico” incontro con il suo pari della Casa Bianca.

Da molti anni la materia dei diritti umani è del tutto assente dal protocollo degli incontri tra gli uomini del regime dittatoriale e politici occidentali. Dal 29 luglio in sette giorni in Iran nel mezzo del passeggio dei politici europei sono state impiccate almeno 32 persone, tra cui due donne. Questo raccapricciante numero sì che è un segnale al popolo iraniano, ma lo è soprattutto per l’Occidente che non deve intromettersi negli affari “interni” dell’Iran. I governi occidentali, a quanto pare, ubbidiscono. I bruti uomini del regime iraniano saranno usciti dalla caverna del basso Medioevo, ma cosa succede a questi politici occidentali che accorrono alla loro corte per intercettare gli affari? La cosa più dolorosa e ridicola nello stesso tempo sono queste signore; chinano il capo al velo obbligatorio per acquistare la benevolenza degli acerrimi misogini di Teheran. Questo orrendo spettacolo suscita indescrivibili reazioni, soprattutto tra le donne iraniane. Non certo il popolo iraniano guarda ai politicanti occidentali per avere la democrazia nell’amata patria. Sa di avere lui il compito di sovvertire la drammatica sorte del Paese. La pagella nera dell’appoggio occidentale più o meno palese al dittatore di turno in Iran è registrato nella storia di questo martoriato paese. Riferendosi proprio a questa storia, salta agli occhi che nessun altro regime è stato tanto sostenuto quanto questo teocratico. Ma il tempo di mantenere la dittatura nella terra dei persiani è davvero trascorso. La profonda instabilità di un regime stremato, perché fuori dal tempo massimo della storia, è palesata dalla sua ferocia nei confronti dei cittadini iraniani. Ad oggi sembra che il popolo iraniano non abbia altro che il desiderio e la volontà di resistere alle barbarie autoctone suggellate dai governi democratici allogeni; non è poco. Ma tutta la decadenza della politica dei governi occidentali viene rivelata non già dalla condiscendenza dei suoi uomini di fronte agli aguzzini del popolo iraniano ma da quel velo ridicolo, obbedienza umiliante, delle sue donne scese alla corte di Teheran.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:10