Siamo Azerbaigiani!

In Azerbaigian esiste una cospicua comunità italiana che, come accade in qualsiasi altro Paese estero, si conosce, si incontra e spesso si confronta sui fatti che accadono in Italia e in Europa. O talvolta invece si scambia opinioni su ciò che accade nel Paese che li ospita. Quando si sta all’estero, c’è più interesse per ciò che accade “fuori e dentro” il mondo in cui si vive. Si è tutti più ricettivi. La ricerca di informazioni, di notizie diventa un’attività costante. Forse per la necessità di tenere un filo conduttore tra il luogo in cui si vive ed il Paese di origine.

Noi Italiani, quando siamo all’estero, amiamo il nostro Paese molto di più di quanto siamo in grado di farlo quando siamo in Italia. Lo amiamo perché rimpiangiamo sempre le cose belle dell’Italia, quelle che ci hanno resi grandi ed importanti a livello internazionale. Come non rimpiangere la nostra buona cucina, le nostre città d’arte, le nostre isole, i piccoli paesi medioevali sparsi qua e là nello Stivale? Siamo fieri ed orgogliosi di vedere i nostri marchi nelle vetrine dei migliori negozi del centro, di incontrare persone straniere che indossano le maglie delle nostre squadre di calcio. È così gratificante parlare italiano e sentirsi dire dal vicino di tavolo che la nostra lingua ha il suono di una poesia. In poche parole, è bello essere italiani… quando si vive fuori dall’Italia.

Ogni italiano all’estero però ha una ragione diversa che lo ha spinto ad allontanarsi dall’Italia: chi per amore, chi per volontà della propria azienda, chi per cercare lavoro, chi per fare impresa o semplicemente per la voglia di fuggire via. Ma il motivo per cui sei arrivato dall’altra parte del mondo in fondo non è mai così importante. La cosa che stupisce è la solidarietà che si crea tra concittadini, il bisogno di proteggersi l’uno con l’altro. La necessità di sentirsi appartenenti ad un’unica bandiera. A Baku nelle ultime settimane è successa una strana cosa. Per la prima volta gli italiani, o almeno la gran parte di essi, si sono confrontati sull’attacco mediatico subito dall’Azerbaigian prima, durante e dopo l’organizzazione dei Giochi Europei. E la stragrande maggioranza di essi ha concordato sul fatto che questo attacco è stato del tutto inopportuno, forse manovrato, o comunque frutto di una grande ignoranza che aleggia in Europa sull’Azerbaigian e su tutta questa area geografica.

La cosa assolutamente inusuale è stato sentirsi tutti vicini ad un popolo ed una nazione che non sono l’Italia, ma in cui tutti noi ci sentiamo a casa e che rispettiamo per gli sforzi compiuti dal crollo dell’Unione Sovietica ad oggi in tutti i settori, dall’istruzione all’edilizia, dalla valorizzazione della cultura e dello sport alla politica internazionale e allo sviluppo sociale. Abbiamo scoperto che in fondo ci sentiamo tutti Azerbaigiani! Gli italiani a Baku, attraverso questa lettera, vogliono esprimere il loro dissenso e il loro sdegno per tutti quegli articoli che fanno una critica ad un Paese senza neanche considerare la storia, il contesto geopolitico e la cultura che lo caratterizzano. Il fenomeno della cattiva informazione non danneggia solo una nazione, bensì la sua gente, il progresso sociale e le amicizie tra i popoli.

Gli Italiani a Baku

Elio Bevilacqua, Paola Casagrande, Stefano Muscaritolo, Giulio Alvino, Alessandro Giamberti, Gianluca Fatone Ido Giuseppe Biffi, Mauro Fregni, Giuseppe Massacusa, Cristian Lombardi, Alberto Caggiani, Claudio Zagato, Carlo Cervellieri, Roberto Casadei Rossi, Fabrizio Ranieri, Marco Catelani, Andrea Uliva, Enrico Venuturelli, Massimo Giorgietti, Massimo Bernardino, Maurizio Schirru, Mario Sias, Maurizio Spiga, Andrea Carboni, Maurizio Mullano, Andrea Ruffoni, Mario Raffo.

 

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:26