Nagorno-Karabakh, le precisazioni

Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota del gruppo di studio “Iniziativa italiana per il Karabakh” (www.karabakh.it).

Con riferimento all’articolo pubblicato a firma Domenico Letizia, dal titolo “Nagorno Karabakh, condanna all’Armenia”, ci paiono doverose a beneficio dei lettori alcune precisazioni. Il caso in questione esaminato dalla Corte Europea dei Diritti Umani (Echr) e avviato presso questo organo giudiziario nel 2005 è solo uno dei circa mille analoghi ricorsi pendenti riguardanti sia cittadini azeri che armeni. Solo un paio di giorni prima della decisione sul caso Chiragov, la stessa corte aveva sentenziato a favore del cittadino armeno Minas Sargsyan condannando l’Azerbaigian per la violazione degli stessi diritti contestati al Paese confinante.

È pleonastico sottolineare come nella annosa e spinosa vicenda del Nagorno Karabakh (che in modo del tutto pacifico e democratico acquisì il diritto alla propria autodeterminazione e venne in seguito aggredito militarmente dall’Azerbaigian) non possono essere certo questi casi giuridici, dall’una o dall’altra parte, a portare a una soluzione pacifica e definitiva della vertenza. Essa, piuttosto, è affidata allo strumento politico, ovvero il Gruppo di Minsk dell’Osce, che è l’unico formato internazionale di negoziato in vigore e nel quale vengono anche affrontate le questioni legate al diritto dei rifugiati e degli sfollati che possono essere risolte solo a seguito della risoluzione globale della questione.

Purtroppo l’intransigenza dell’Azerbaigian (Paese ripetutamente messo sotto accusa per la violazione dei diritti umani e la repressione di giornalisti e oppositori) a trovare una pacifica soluzione negoziale alla questione del Nagorno Karabakh produce uno stallo che non giova ad alcuno, armeno o azero che sia. L’assenza del presidente Aliyev dall’ultimo vertice di Riga dell’Osce è, in questo senso, estremamente significativa.

 

(*) Iniziativa Italiana per il Karabakh

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:59