La Grecia di Tsipras è soltanto un bluff

Il governo greco di Tsipras ha cercato di ottenere un alleggerimento delle condizioni poste dalla troika (Ue, Bce e Fmi) al prestito concordato alla Grecia. Secondo il governo Tsipras le riforme chieste dai suoi creditori finirebbero di strangolare la popolazione greca e non gli permetterebbero di far fronte a quella che lui chiama una “emergenza umanitaria” della popolazione greca. Al di là del mancato accordo nell’Eurogruppo per un cambio delle condizioni e della prossima possibilità di raggiungere un compromesso (annunciata dalla stessa Angela Merkel, la più intransigente fra le creditrici), va notato che il dibattito sulla Grecia, specie in Italia, è caratterizzato da argomenti paradossali. Meglio far chiarezza su alcuni punti fermi, prima di leggere le prossime notizie sulla più fragile economia d’Europa.

Giustizia. La Grecia chiede “giustizia”, ma è in debito. Per la precisione deve 323 miliardi di euro ai suoi creditori. Di questi, il 60% ai governi dell’eurozona, il 10% al Fondo Monetario Internazionale, il 6% alla Banca Centrale Europea, l’1% ad altre banche straniere private. Il resto del debito, il 22% è nelle mani di creditori greci e creditori esteri minori. Tutti costoro, soprattutto i paesi europei creditori (fra cui anche l’Italia) si sono offerti di aiutare Atene in un momento di grande difficoltà. Nessuno li ha obbligati a farlo. Nessuno ha obbligato i precedenti governi greci a indebitarsi con noi. Non possiamo, dunque, essere accusati di insensibilità. Giustizia e sensibilità vorrebbero, semmai, che i greci ripagassero i loro debiti e ringraziassero i creditori. La prima richiesta del governo Tsipras, invece, è quella di condonare il debito. Dunque far perdere soldi e fiducia a chi, finora, si è offerto di aiutare la Grecia.

Cause. Sia in Italia che in Grecia stanno circolando molte teorie pseudo-economiche sulle cause della crisi. Molte si riducono alle classiche teorie del complotto, diffuse fra chi è completamente a digiuno di economia (e fra opinionisti di grido, o pseudo-economisti che approfittano dell’ignoranza altrui). Secondo queste teorie, la crisi greca è pilotata, cioè è frutto di un attacco di speculatori che avrebbero screditato la Grecia tramite manovre in borsa. Peccato che anche i più cinici speculatori siano solo degli scommettitori e non possano essere altrimenti. Se hanno puntato al ribasso sulla Grecia, voleva dire che sapevano quanto la Grecia fosse realmente al ribasso. E ci hanno azzeccato. Il problema reale greco è di aver sopravvalutato artificiosamente la capacità di tenuta dei suoi conti. Non appena, nel 2009, è circolata l’informazione credibile che Atene non fosse più in grado di ripagare i suoi debiti, è iniziata la fuga. Accusare gli speculatori internazionali di aver causato la crisi greca è una pura e semplice inversione della causa con l’effetto. Il problema grave, però, è che il governo Tsipras è realmente convinto che il Paese sia vittima di una cospirazione finanziaria internazionale (o per lo meno questa è la sua versione ufficiale dei fatti). L’alleato di Tsipras, il partito An El addita gli ebrei quali protagonisti di questa cospirazione.

Austerity. Anche i media italiani (nonché il nostro governo) dicono tutti i giorni che la miseria greca sia dovuta all’austerity e che si debba cambiare rotta. Tuttavia l’austerity è un tentativo di curare una malattia, non è la malattia stessa. Il problema della Grecia era l’impossibilità di far fronte ai suoi debiti, dunque i suoi creditori, oltre a rinunciare (di già) a una cospicua fetta di loro crediti, hanno chiesto semplicemente ai loro debitori di risparmiare, così da poter onorare gli impegni. Ci sono solo due modi per farlo: alzare le tasse o tagliare le spese. La troika ha chiesto soprattutto tagli alla spesa pubblica. E’ bene ricordare che i governi greci precedenti a Tsipras hanno rispettato questi impegni solo in parte, dunque non hanno applicato le misure di austerity così come era stato chiesto dai creditori. Tsipras si ripropone di “combattere l’austerity”. In sintesi: di non onorare i suoi impegni. E’ una proposta rispettabile?

Gioco di sponda. L’incontro con il ministro degli Esteri russo Lavrov è un tentativo di fare un gioco di sponda fra l’Ue e la Russia che si fonda su dati ben poco concreti. Tsipras approfitta della massima tensione fra Bruxelles e Mosca per lanciare l’ennesimo ricatto: “se non ci aiutate voi, ci aiutano i russi e noi cancelliamo i nostri debiti”. E con gli aiuti potrebbero arrivare anche le basi militari russe nei mari greci, in pieno Mediterraneo. Il sogno zarista dei “mari caldi” si avvererà? Al di là delle parole, degli incontri e dei sogni geopolitici, la Russia non appare in condizioni di salute sufficienti a garantire un sostegno economico alla Grecia. Colpita dalle sanzioni e dal crollo dei prezzi energetici, anche il sistema Russia sta vacillando sempre più vistosamente.

Emulazione. Per spirito di emulazione, Podemos in Spagna e la sinistra italiana vogliono fare come Tsipras. Ma, in odio alla Germania e all’Ue, anche buona parte della destra italiana, per non parlare di numerosi giornalisti, iniziano a suggerire apertamente di “fare come Tsipras”. Fare cosa? Indebitarci e poi non pagare i debiti? Tsipras propone un “piano di ricostruzione nazionale” che vale circa 12 miliardi di euro. Spendere miliardi con soldi altrui? Questo è il modello Tsipras. Non sembra molto sostenibile. E alla prova del negoziato con l’Eurogruppo sta già sgonfiandosi. Era partito lancia in resta contro la troika, ora l’atteggiamento è già cambiato e si è fatto più pragmatico. Nel prossimo futuro si dimostrerà quasi certamente un bluff.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:01