Ebola, il grande virus   che spaventa il mondo

'Ebola', un nome terribile di un virus con conseguenze devastanti per la salute oppure solo un fiumicello della Repubblica Democratica del Congo, affluente del Mongala che sfocia infine nel fiume Congo? Per capire veramente bisogna provare a risalire il corso del fiume da Kisangani a Kindu, nomi strani, quasi sinistri ma che raccolgono un concentrato di umanità silente, dolente, disperata, smarrita e morente. E' qui che nasce 'Ebola', come fiume e come malattia ed è proprio qui che nel 1976 si verificò uno dei primi due focolai epidemici.

L’altro, si sviluppò praticamente in simultanea nel Sudan. Entrambi furono caratterizzati da un elevato tasso di mortalità (90% e 50% rispettivamente). A noi? Ci hanno fatto credere di un nuovo male, appartenente alla famiglia dei Filoviridae, genere Filovirus. Nessuno però ci ha detto che sono stati identificati cinque diversi sottotipi del virus: Zaire, Sudan, Ivory Coast, Bundibugyo e Reston. Ciascuno con una diversa diffusione geografica. I primi quattro sono patogeni per l’uomo e hanno provocato epidemie in Africa. Invece, il sottotipo Reston, isolato per la prima volta a Reston, in Virginia (Usa), in macachi provenienti dalle Filippine, è responsabile di malattia nei primati, mentre nell’uomo provoca una forma asintomatica. Forse non saremo mai infettati in Europa con l'Ebola o meglio non saremo infettati dai tanti disperati che sbarcano sulle nostre coste ma...nessuno ci ha detto che non è possibile intervenire sul serbatoio naturale della malattia che non è stato identificato con certezza.

Nessuno ci ha parlato che la prevenzione è affidata al rispetto delle misure igienico sanitarie, alla capacità di una diagnosi clinica e di laboratorio precoce e all’isolamento dei pazienti e nessuno ci ha detto che a oggi, non è disponibile un vaccino efficace. Solo allarmismo godereccio del far notizia ad ogni costo condito da tanto cinismo! Non ho mai voluto parlare di ciò che ho visto in quelle latitudini, per rispetto e per la 'pietas', ma vi posso assicurare che ogni giorno che sorge sopra e sotto l'Equatore, ha la sua storia, la sua croce e il suo triste rosario di morte e sofferenza. Le belle immagini dell'Hercules che sbarca l'infettato di turno in Europa o in America, che a sua volta viene ricoverato in un centro clinico all'avanguardia per poi risorgere bello, sbarbato e profumato davanti alla telecamere per la conferenza stampa di rito sono il frutto di un relativismo becero e affaristico che viene presentato ai tanti allocchi piazzati davanti alla televisione mentre gustano un hot dog e sorseggiano Coca Cola.

Nessuno però analizza le cause che hanno influito sul propagarsi della malattia. Le guerre civili, i regimi totalitari guidati da personaggi sanguinari come Mobutu, come Amin, lo squilibrio derivato dal fatto che all'evoluzione demografica dei secoli precedenti non aveva fatto riscontro un'adeguata crescita delle risorse, le migrazioni verso i centri urbani per garantirsi maggiore protezione e migliori prospettive di guadagno ma accompagnate da forti disagi economici e sociali. In questo quadro di precarietà compare l'ebola, un morbo che sta decimando le popolazioni, disseminando panico e sgomento, modificando in maniera sensibile condizioni di vita, strutture, mentalità. Nelle megalopoli africane come nei piccoli villaggi, dove il sovraffollamento nelle prime e l'assenza di norme igieniche nelle altre favoriscono il contagio, gli uomini si trovano spesso isolati. Quello che vi racconto è la tragicità e la solennità dell'ebola, come la vive chi là non è nato ma che conserva dentro di se un pezzo in più del proprio cuore che alberga dal 'Principio' tra savana e vulcani. Quella che ho vissuto è un'atmosfera di devastazione materiale e di dissoluzione morale. Una passeggiata servita e servente per esorcizzare l'orrore della morte con la definizione di una laica ed equilibrata prospettiva dell'esistenza, che assume la forma dell’onestà, che è una virtù sociale, e della "gentilezza", che è invece una virtù individuale.

Se l’uomo risulta condizionato da " due ministre del mondo ", che sono appunto la fortuna e la natura, l’ingegno può servire a controllare, almeno in parte, la natura anche nei suoi aspetti di malattia, sofferenza e morte. Passando tra i tanti villaggi che dall'Uganda portano alla Repubblica Democratica del Congo appare la rappresentazione terrificante della morte che come cita Boccaccio nel Decamerone: 'pervenne la mortifera pestilenza, la quale o per operazion de’ corpi superiori o per le nostre inique opere da giusta ira di Dio a nostra correzione mandata sopra i mortali, alquanti anni davanti nelle parti orientali incominciata, quelle d’innumerabile quantità di viventi avendo private, senza ristare d’un luogo in un altro continuandosi, inverso l’Occidente miserabilmente s’era ampliata...'. Inutile cercare parallelismi, l'Ebola e il suo carico di morte è solo tragedia, in corrispondenza alla serietà della materia. Quella che si è costretti a vedere è la descrizione del fenomeno lucido, distaccato quasi scientifico, tanto che potrebbe apparire freddo ma che spiattella in faccia crudamente l’orrore.

Nessuna inciso patetico o retorico ma la consapevolezza che quello a cui si assiste e si vedi è orrore, corruzione fisica seguita dall'agghiacciante constatazione finale ("certissimo indizio di futura morte" cfr Decamerone) e infine della disgregazione morale e sociale. Tutto questo è l'infausta e perversa sintesi di una società in trasformazione che, attraverso una simile prova e tali stravolgimenti di valori muta profondamente, provocando la perdita della morale comune. Questa non è una 'fabula' o un 'racconto prima del diluvio' ma il diluvio che sta dilagando con il rischio concreto di espandersi senza freni. L'Ebola è un'epidemia senza precedenti che dovrebbe far riflettere i tanti 'soloni' occidentali che si occupano di altro come gli inestetismi della pelle e delle palle. L'occidente smetta di improvvisare e banalizzare escludendo i cittadini dal flusso comunicativo, pregio di qualsiasi democrazia evoluta.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:48