Newport: la rotta tracciata da Obama

I risultati che il vertice Nato a Newport ha prodotto saranno analizzati con molta attenzione. Per questo è necessario attendere un minimo tempo di decantazione che consenta alla polvere sollevata di posarsi al suolo in modo da rendere sgombra la scena. Tuttavia, abbiamo notizia delle linee di fondo della nuova politica estera di Washington.

Un assaggio del menù preparato per l’occasione dalla Casa Bianca, con il fondamentale sostegno di Downing Street, è stato reso noto all’opinione pubblica attraverso un articolo comparso sul Times dello scorso 4 settembre a firma congiunta di Barack Obama e del premier britannico David Cameron. Cosa dicono i due leader? Essi prefigurano uno scenario di tensione alimentato dalla contemporanea presenza di due fattori destabilizzanti. Il primo verrebbe da est, il secondo da Sud. Riguardo al primo pericolo, la vicenda ucraina avrebbe evidenziato, per i due leader, la volontà egemonica della Russia sulle giovani democrazie dell’Europa orientale, sorte dalle ceneri dell’ex impero sovietico. Mosca avrebbe puntato la pistola alla tempia del governo ucraino.

La convinzione che il gruppo di potere al comando in Russia non si accontenti degli odierni confini ma voglia andare oltre, secondo Obama e Cameron, deve spingere gli alleati ad assicurare una “presenza persistente” della Nato in Europa orientale. Essi propongono la creazione di una forza multinazionale di risposta rapida, composta da unità di terra, aeree, marittime e da forze speciali, che potrebbe operare con brevissimo preavviso. Soffermiamoci per un momento su questo aspetto. La premessa sulla quale fonda la proposta del duo Obama-Cameron è quanto meno opinabile. La strategia perseguita da tempo da Washington di portare le istallazioni missilistiche nelle repubbliche baltiche e in Polonia, non è stata anch’essa una pistola puntata alla tempia di Mosca? La Russia giudica una minaccia concreta il tentativo europeo, sostenuto da Washington, di sottrarre l’Ucraina alla sua sfera d’influenza.

In questa ottica, il fatto che il Cremlino stia sotterraneamente aiutando la componente filo russa delle regioni del Donbass a contrastare i progetti di Kiev e dei suoi nuovi amici, deve considerarsi un comportamento aggressivo o semplicemente reattivo? Mosca, a leggere Obama e Cameron, con la sua illegale annessione dell’auto-dichiarata Repubblica di Crimea, avrebbe strappato il libro delle regole del diritto internazionale? E gli alleati della Nato che nel 1998 sostennero con la forza dei cacciabombardieri la secessione del Kosovo dalla Serbia, cosa fecero? Allora il diritto all’autodeterminazione del popolo kosovaro fu tutelato con le armi degli occidentali. Se quello fu un atto di giustizia com’è che ora la libera volontà del popolo di Crimea diviene un oltraggio insopportabile contro l’integrità nazionale di uno Stato sovrano? Riguardo al secondo fattore di crisi, ci consola sapere che il presidente statunitense, dopo aver candidamente dichiarato di non avere in mente alcuna strategia per fermare l’avanzata del fondamentalismo dell’Isis, oggi dica che contrastare i terroristi islamici significhi tutelare l’interesse nazionale.

La ricetta dei due leader non prevede soltanto interventi armati ma anche un sostegno forte alla costruzione di società libere e aperte in quell’area. A cominciare dall’Iraq. A volte, l’incapacità di lettura della realtà da parte di coloro che hanno nelle mani un potere immenso è sorprendente. Se non si vogliono considerare le parole di Obama e Cameron chiacchiere da caffè, allora bisogna riconoscere che entrambi sono distanti anni luce dalle verità fattuali. Nella regione mediorientale l’idea di società aperta e libera non regge. Gli avvenimenti degli ultimi dieci anni ci hanno consegnato un’elementare certezza: il liberalismo politico che si fonda sulla separazione dei poteri e sullo stato di Diritto non appartiene al DNA di quei popoli e delle sue classi dominanti. La regola è, all’opposto, quella delle comunità verticalizzate, rette da impianti normativi radicati nella Shari’a. Per i musulmani la radice dello Stato è nella sacra legge di Dio.

Sono anni che i governi occidentali si illudono di esportare la democrazia sulla punta delle proprie baionette. Invece, devono mestamente ammettere che hanno finito per fare il gioco di un gruppo di potere a danno di un altro. Risultato: i sovvertimenti dei precedenti equilibri consolidati ha condotto al peggioramento complessivo delle condizioni di vita nelle società interessate dai cambiamenti. Devono sforzarsi di comprendere, questi leader occidentali, che l’unica strada percorribile nelle crisi del Medioriente e del continente africano sia quella dell’arroccamento nella ferrea difesa dei confini ideali e materiali della civiltà occidentale, lasciando agli altri il diritto a darsi le proprie regole e le forme di governo compatibili con i precetti della loro tradizione? Se è vero che il buongiorno si vede dal mattino di Newport, allora siamo messi male. Parola di Obama e di Cameron.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:49