L’eccezione africana   firmata dal Marocco

Il Marocco? È l’eccezione di un continente, l’Africa, dove la situazione geopolitica è esplosiva. Dal giorno della sua indipendenza, il Paese si è occupato di sviluppare una società democratica e liberale, aperta all’economia di mercato e fondata sullo Stato di diritto.

L’impulso? Un re, Mohammed VI, che attraverso il modello di monarchia costituzionale si è formalmente impegnato a rispettare la procedura universale dei diritti degli uomini, oltre a garantire le libertà fondamentali individuali e collettive. Inoltre, la sua giovane leadership lo distingue da Paesi vicini, assicurandone nel tempo una maggiore stabilità e apertura. Paese moderato e tollerante, rappresenta la meta preferita del turismo europeo, in particolare quello italiano.

Negli ultimi anni il Marocco ha cercato di migliorare la competitività nell’ambito del commercio internazionale. Ha così concluso accordi, grazie al dinamico sviluppo del settore agroalimentare e della pesca, del comparto alberghiero, dell’edilizia e dell’arredamento, delle energie rinnovabili, della logistica, del tessile-abbigliamento e delle nuove tecnologie. Il Marocco ha allacciato rapporti con numerosi Stati in tutti i continenti per sviluppare le sue esportazioni e attirare fondi stranieri. Sforzi coronati dal successo, se si giudica dalle cifre delle proprie prestazioni tanto in termini di crescita, di finanza pubblica che d’investimenti esterni.

La crisi economica che ha colpito l’Europa negli ultimi anni ha reso obbligatoria per gli investitori internazionali la ricerca di alternative sicure, o quantomeno di Paesi affidabili con rischi valutari contenuti. Se aggiungiamo poi che i titoli di Stato europei hanno ormai raggiunto livelli di rendimento bassi e poco soddisfacenti per chi vuole investire, il quadro è completo.

In poco tempo il Marocco è diventato uno di quei Paesi dove è possibile trovare il mix ideale composto da tassi di rendimento convenienti e un rating sui titoli affidabile. Il Marocco ha emesso bond internazionali denominati in valuta straniera forte, come euro e dollaro. E questo è un aspetto di non poco conto per gli investitori internazionali, che rende la piazza molto appetibile. Economicamente, il Paese sembra essere piuttosto solido, avendo risentito della crisi in maniera piuttosto contenuta.

A dimostrazione di questo c’è l’andamento del pil, che nel 2013 ha raggiunto il 4,4 per cento raddoppiandosi rispetto all’anno precedente, quando la crescita si era fermata al 2,6 per cento. E anche per quest’anno le stime sono decisamente favorevoli: + 3,5 per cento.

La stabilità dell’economia è dovuta essenzialmente a tre fattori. Primo: la solidità politica, che rende il Marocco meno esposto rispetto ad altri Paesi ai vari avvenimenti internazionali che condizionano le economie del pianeta.

In secondo luogo, la creazione negli ultimi anni di una politica fiscale espansiva, che ha contribuito in maniera determinante a limitare la flessione economica. Questo nonostante nei prossimi anni la linea economica del Paese si sia impegnata a ridurre al 5 per cento il deficit entro il 2015 e sotto il 3 per cento nel 2016.

Infine, il Marocco gode di una linea di credito biennale concessa dal Fondo monetario internazionale circa due anni fa, la Pll (Precautionary and liquidity line) che il Regno ha ottenuto in cambio degli impegni assunti sulla stabilizzazione dei parametri fiscali e la realizzazione di una serie di riforme economiche, fiscali e finanziarie.

Come tanti altri Paesi anche il Marocco ha i suoi punti deboli, che però possono essere colmati con l’ambizioso piano di riforme previsto per l’imminente futuro. L’arretratezza del settore industriale, da dove escono prodotti di bassa qualità, l’elevato tasso di disoccupazione e la dipendenza energetica dall’estero pesano, è vero, ma passano quasi in secondo piano rispetto ai progetti governativi focalizzati a incrementare la competitività nei settori cruciali dell’economia.

Detto questo, è evidente che il Paese presenti un profilo di rischio abbastanza moderato, se non basso, rispetto alle situazioni economiche e ai rendimenti offerti da diversi paesi europei. Lo stesso Portogallo – che oltre ad avere un rating inferiore rispetto a quello del Marocco, esce anche dalla cura durissima della Troika – offre attraverso i suoi titoli rendimenti più che dimezzati. E sono proprio questi i parametri che condizionano le scelte degli investitori internazionali.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:44