Crisi in Ucraina,   altro schiaffo all’Italia

Lo scorso 2 luglio si è svolto a Berlino un vertice tra i ministri degli esteri di Germania, Francia, Russia e Ucraina. All’ordine del giorno vi era la questione del ripristino, nelle regioni ribelli dell’est dell’Ucraina, del cessate il fuoco che le autorità di Kiev si erano rifiutate di prolungare. Questa notizia, passata sotto silenzio dal nostro sistema mediatico, è la dimostrazione che in politica estera le cose appaiono per quelle che sono nella realtà. Frottole e millanterie non sono ammesse nei rapporti di forza tra players sullo scacchiere internazionale. Il meeting berlinese, dunque, ci offre le prove che suffragano alcuni nostri sospetti.

La prima di queste è che la partita ucraina si stia giocando esclusivamente nel campo degli interessi strategici e commerciali di alcuni Stati ben individuati. Da una parte la Russia, dall’altra, con differenti motivazioni, gli Usa e il blocco franco-tedesco. Quindi, nessuna battaglia di libertà e di democrazia è in scena nel teatro ucraino, soltanto complessi interessi nazionali che incrociano riposizionamenti strategici all’interno di nuovi blocchi contrapposti: la Russia, con il suo sistema di Stati satelliti da una parte, l’alleanza atlantica, allargata ai Paesi dell’est europeo, dall’altra. Seconda questione: l’Unione Europea, in quanto soggetto in grado di sviluppare un’autonoma politica estera, non esiste. L’Ue è soltanto un’etichetta utile a dare maggiore appeal all’iniziativa diplomatica delle realtà continentali di maggiore peso.

Terza questione. La vicenda ucraina ogni giorno di più si va definendo come un “affare tedesco”, nel senso che dietro la forzatura sul passaggio del Paese ex-sovietico dall’area d’influenza russa a quella “europea” vi è la materializzazione dell’antica aspirazione germanica al “Lebensbraum” (lo spazio vitale) da conquistare ad oriente dei propri confini, mediante mezzi diversi, meno cruenti rispetto al passato. Nell’odierno tempo storico che ha conosciuto l’abbattimento delle frontiere grazie all’avvento della mondializzazione dell’economia e, soprattutto, della finanza, non sono più i cannoni gli strumenti con i quali affermare la supremazia nei rapporti tra gli Stati, piuttosto sono i capitali, le borse e gli spread. A voler ridefinire il concetto di guerra negli scenari attuali, si potrebbe asserire che le speculazioni finanziarie sui debiti sovrani sono la continuazione della politica con altri mezzi, volendo parafrasare la celebre frase del generale Karl Von Clausewitz.

Vi è poi un’ultima questione che ci riguarda da vicino. Il mancato invito alla nostra ministra degli Affari esteri a partecipare all’incontro di Berlino denota la consapevolezza che tutti gli attori in campo hanno dell’irrilevanza italiana sullo scacchiere internazionale. Lo schiaffo rifilatoci dai partner francesi e tedeschi è, se possibile, ancor più cocente per il fatto che la riunione dei “quattro” si teneva contemporaneamente all’avvio del semestre europeo di presidenza italiana. Mentre il nostro presidente del Consiglio si preparava a spiegare al Parlamento di Strasburgo cosa fosse la “generazione Telemaco”, la signora Merkel, accompagnata dal premier francese Hollande, una sorta di Maresciallo Pétain dei nostri giorni, si preoccupava di trattare in proprio ed a nome dei “lander” europei la questione ucraina.

Per mettere una pezza a colori sulla verità, la volenterosa ministra Mogherini, aiutata dal silenzio della stampa compassionevole, si preoccupava, in sede di audizione davanti alle commissioni esteri riunite di Camera e Senato, tenutasi il 3 luglio, di rassicurare i presenti che lei personalmente aveva mantenuto contatti con il collega tedesco Steinmeier, per “preparare l’incontro”. Non avrebbe fatto meglio la nostra rappresentante a pretendere di partecipare, piuttosto che limitarsi ad ascoltare cosa si sarebbero detti quelli che contano? Questa, dunque, è la situazione. Siamo fuori del dialogo con la Russia pur essendo l’Italia un partner importante per quel Paese. Invochiamo l’azione comune europea e gli altri, Germania in testa, continuano imperterriti ad agire per proprio conto. Non sarebbe giunto il momento, per il nostro Governo, di riprendere in mano le sorti della politica estera italiana?

La ministra Mogherini ha tenuto ad informare i parlamentari che è sua intenzione, nelle prossime settimane, recarsi a Mosca nella qualità di presidente di turno del Consiglio dei ministri degli esteri della Ue. Non pensiamo che possa dire molto sulla crisi in cui la Russia è coinvolta, giacché le cose importanti le stanno decidendo altrove. Tuttavia, la ministra Mogherini, visto che c’è, potrebbe fare qualcosa di utile per l’Italia. Potrebbe prendere un appuntamento per Renzi con il leader Putin allo scopo di trattare, senza intermediari interessati, i dossier che riguardano i rapporti bilaterali tra Italia e Russia. Potrebbe, la nostra ministra, charire agli inquilini del Cremlino che quando lei scrive, nei documenti ufficiali, che la Russia resta per l’Europa “un partner strategico” intende dire che il “South stream”, il gasdotto che dalla Russia deve portare il gas nell’Europa meridionale, sarà completato, checché ne pensino americani e tedeschi. Lo farà questo per noi, ministra Mogherini? O la sua trasferta moscovita si limiterà alle solite frasi di circostanza ed a una passeggiata sulla “prospettiva Novyj Arbat” per le foto ricordo?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:46