La sinistra ombra del Califfato nero

Silenzio! Solo qualche parola e qualche timido cenno d’allarme, ma tanto silenzio. La diplomazia della società delle nazioni che dorme il “sonno della ragione” cullandosi dietro la potenza militare americana il mostro lo sta generando veramente con l’allungamento sul mondo dell’ombra sinistra del “Califfato nero”.

“Ridateci Saddam”, sono le parole di noti commentatori di politica estera. Facile dirlo ora, bisognava dirlo nel gennaio del 2003 quando i “furiosi del moschetto e della forca” ci diedero degli stupidi per aver firmato un appello “liberal saddamita”. Non era un appello di pacifisti, non sono mai stato pacifista, ma di garantisti del “diritto” che ogni stato sovrano incarna nella propria tradizione e nella propria storia. Quell’appello non voleva dire essere sostenitori di Saddam Hussein, ma attenti custodi di quel diritto internazionale che impone all’essere liberale il “conoscere per deliberale” ricercando e applicando quel minimo comun denominatore di valori condivisi. Certamente questo lo ricorderà anche nostro il direttore, Arturo Diaconale.

Ora, per fermare la furia di un manipolo di fanatici pseudoreligiosi in Iraq serve la volontà comune della diplomazia internazionale che possa giocare la sua partita. La questione integralisti in Iraq è apertissima e sarebbe un grave errore sperare in un nuovo intervento militare in un quadro complesso e incerto, sempre in evoluzione. La sfida non riguarda solo la lotta al terrorismo, ma la determinazione internazionale nell’offrire soluzioni e non bombe e che consenta la riassunzione del controllo da parte di un governo democraticamente eletto di tutta l’area, crocevia di pace per tutto il Medio Oriente.

Queste sono parole, solo belle parole ma la nostra preoccupazione si evidenzia dal fatto che le milizie terroristiche, questa è la solo definizione possibile, stanno conquistando una città dopo l’altra in Iraq, puntando sulla capitale Baghdad con l’evidente intento di trasformare il conflitto in internazionale. E l’Italia? E l’Europa? Dormono così com’è, impegnate a farsi governare da tanti sprovveduti divisi sulle diatribe per il nuovo presidente della Commissione Europea, per il mantenimento o meno del Senato, sulle norme per la responsabilità civile dei magistrati e sull’opportunità o meno del grano saraceno o sulla lunghezza delle zucchine.

Non solo; chi pensa che il problema sia solo la stabilità dell’Iraq, dove sono madornali ed evidenti gli errori di Nuri al-Maliki, che ha temporeggiato per far svolgere le elezioni favorendo di fatto il consolidamento delle milizie terroristiche, si sbaglia di grosso. L’obiettivo di questi fanatici è il cuore dell’Europa ed è proprio in casa nostra che intendono far nascere un “Califfato” per certi versi incentivato dalla cecità politica europea, incapace di visione, insieme alla piaggeria dei suoi leader politici come degli osservatori. Esagerato? Non direi proprio visto che proprio certi leader europei hanno mutuato maldestramente le vicende dell’Egitto, l’ennesimo fallimento della politica del Medio Oriente, il riflusso del falso movimento della cosiddetta primavera araba, l’indifferenza Siria, la politica ambigua in Turchia e la fretta sospetta nel far assassinare Gheddafi. Perché no?

Infine, sarebbe giusto sponsorizzare i talebani di nuovo a Kabul, i tagliagole a Baghdad e altri terroristi in Libia, alla faccia della gestione allegra dell’ordine mondiale. Un disastro che contempla la politica estera intrisa di retorica liberal e pacifista condita con fiumi di melassa politically correct che dimentica o fa finta di dimenticare che in Iraq ci sono diecimila civili in fuga e un migliaio di morti solo nell’ultimo mese; sono stati spesi 1.000 miliardi di dollari per un esercito inaffidabile e un governo debole sotto scacco degli squadroni del terrore dell’Isis, che sta per Stato islamico dell’Iraq e del Levante, spietato contro gli sciiti che governano a Baghdad e contro i sunniti che rigettano l’estremismo, che catturano e crocifiggono i cristiani, minoranza silenziosa; considerano i civili come bersagli legittimi.

E l’Europa? Pensate che allegria sarebbe vedere sfilare i terroristi sotto la Porta di Brandeburgo, oppure indottrinare migliaia di persone in Piazza San Pietro o vedere cambiare la guardia a Buckingham Palace in un tripudio di bandiere nere. Non riesco ad immaginare il mondo chiuso nel collegio-prigione e il rumore della guerra. E voi?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:43