Ucraina e Crimea: “buoni” vs “cattivi”?

Le recenti, drammatiche vicende dell’Ucraina e del referendum in Crimea ripropongono a noi, uomini di dubbio per scelta e per costume, alcune considerazioni. Che già facemmo anni fa nei riguardi dell’Algeria, in cui, alla vittoria elettorale del Fronte Islamico di Salvezza Nazionale (Fis) si rispose con la presa del potere da parte di una giunta militare. Ne seguirono anni di terrificanti omicidi e stragi efferate, con repressioni sanguinose, da cui il Paese comincia appena a riprendersi.

Speriamo vivamente che non sia il caso dell’Ucraina, che ha già pagato un tributo di sangue all’aspirazione del suo popolo alla libertà. Ma la domanda che ci poniamo è: la Democrazia vale solo quando si muove nel senso desiderato dalle élites dominanti, oppure sempre? Ed è obbligatorio schierarsi, quando la competizione non è, come siamo soliti pensare, tra “Bene” e “Male”, ma tra due “mali” di differente segno?

Per noi, la democrazia e la volontà popolare devono sempre prevalere: non potremmo dirci sostenitori dei diritti umani se la pensassimo diversamente. Ma questo apre nuove questioni, più importanti e sottili; ad esempio, la “formazione” alla democrazia. Se è sufficiente nascere esseri umani per essere titolari di diritti inalienabili, per essere cittadini, e dunque esercitare la democrazia, è necessaria una qualche formazione: conoscere le leggi, i propri diritti ma anche i propri doveri, le istituzioni che ci rappresentano e così via. Chiediamo giustamente agli stranieri che vogliono diventare cittadini italiani di conoscere la storia, le istituzioni, le leggi della Repubblica: ma a chi nasce qui, ed è cittadino per diritto, non solo non facciamo l’esame, ma addirittura abbiamo espunto dalla scuola dell’obbligo la studio dell’Educazione Civica.

L’esercizio della democrazia che si attui semplicemente con l’andare a votare per eleggere i nostri rappresentanti nei quattro o cinque anni a venire poteva andare bene fino al ‘900, ma la rapidità dell’evoluzione e dei cambiamenti tipici dell’Era di Internet necessitano, forse, di una partecipazione più costante e soprattutto più consapevole. E non solo la conoscenza della Costituzione e delle istituzioni dovrebbe fornire la scuola, ma svolgere anche un’azione “formativa” che educhi i giovani all’esercizio consapevole dei propri diritti e al pensiero libero e critico.

E dunque, tornando all’argomento, se i cittadini della Crimea hanno manifestato attraverso il voto la volontà di unirsi alla Russia, non crediamo che cavilli giuridici e sanzioni economiche servano a cambiare la sostanza delle cose. Sarebbe piuttosto interessante un dibattito che ponga al centro dell’attenzione il diritto dei popoli all’autodeterminazione, che faccia luce sui veri interessi che muovono i due schieramenti, sulla tendenza, che ancora una volta si rivela, a proporre mediaticamente una scelta di tipo “calcistico” tra due posizioni che ad un più attento esame potrebbero rivelarsi entrambe come interessi di fazione, non rispettose della volontà e dell’interesse dei cittadini.

E dato che sono prossime le elezioni per il Parlamento Europeo, vale la pena di puntualizzare che se l’Europa continua, per l’egoismo e la miopia degli Stati membri, a non darsi un assetto federale con una politica estera e militare comune, i nostri tanto decantati (e non sempre osservati) principi corrono il rischio di una storica sconfitta.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:50