La “spina” Ron Paul, isolazionista per lo Zar

L’invasione russa della Crimea e la sua imminente annessione “de jure” oltre che “de facto” alla Federazione Russa, hanno giustamente provocato molto scalpore negli Stati Uniti. Barack Obama, durante la sua campagna elettorale del 2012, ridicolizzava l’avversario Mitt Romney, affermando che la Russia, che tanto preoccupava i repubblicani, fosse ormai un partner e che la “politica degli anni ‘80” fosse ormai finita da un pezzo. Mitt Romney, oggi, è vendicato. La “politica degli anni ‘80” sta tornando alla ribalta. La Russia è realmente quel “nemico geopolitico numero uno”, come la definivano i repubblicani. La sua voglia espansionista si è realizzata esattamente come l’aveva prevista Sarah Palin, candidata vicepresidente del 2008: “Dopo la Georgia, sarà la volta dell’Ucraina”. Adesso i repubblicani hanno l’occasione di mostrare al pubblico, prima delle prossime elezioni di Medio Termine (il prossimo novembre) che avevano ragione allora ed hanno ragione oggi ad essere preoccupati. Specialmente quando, alla tivù di Stato russa l’anchorman Dmitri Kyselov arriva a proclamare urbi et orbi che “Possiamo fare degli Usa cenere radioattiva”.

Tuttavia, anche di fronte a una situazione più che chiara di rinnovata guerra fredda, i repubblicani hanno la loro solita spina nel fianco: Ron Paul. Il “padrino” del libertarismo americano (la filosofia che intende ridurre lo Stato ai minimi termini, quando non lo vuole abolire del tutto), candidato perdente alle primarie repubblicane nel 2008 e nel 2012, torna a parlare contro gli Stati Uniti e in difesa della Russia dal podio del suo think tank Ron Paul Institute for Peace and Prosperity. Ne parla da isolazionista (pardon: “non-interventista”, come ama precisare in continuazione), anche quando gli Stati Uniti non stanno affatto intervenendo mentre la Russia si sta riconquistando, manu militari, un bel pezzo di Est. E allora perché? Perché un fautore dello Stato minimo parteggia per lo Stato massimo, post-totalitario e imperiale russo? Si capirebbe un libertario che protesta contro un intervento americano. Sarebbe nella tradizione isolazionista. Ma giustificare l’annessione russa della Crimea è un bel dilemma, difficile da comprendere anche per chi segue la politica del “terzo polo” americano da anni e anni.

Un’esplorazione del sito del Ron Paul Institute for Peace and Prosperity ci permette di vedere che fra i suoi membri spiccano pezzi grossi del mondo libertario americano, come Lew Rockwell (presidente del Mises Institute), il giudice Andrew Napolitano, il professor Walter Block (famoso per il suo “Difendere l’indifendibile”, bibbia dell’antiproibizionismo). I suoi ricercatori, autori degli articoli che compaiono sulla home page, fanno proprie tutte, ma veramente tutte, le tesi della disinformazione russa. Se Mosca ha mandato le truppe a occupare la Crimea, è solo perché la precedente ribellione di Kiev è stata “orchestrata” dagli Usa e dall’Ue. Se la Russia si espande, è solo per “difendersi” da un presunto disegno imperiale europeo e americano. Il tutto condito da tirate contro i “neocon” (sempre che esistano ancora), appelli per sciogliere la Nato, analisi che spiegano come i cattivi, in tutto il mondo, siano sempre e comunque le democrazie occidentali. Non manca nulla: ci sono anche articoli in difesa del bolivariano Nicolas Maduro, intento a schiacciare una rivolta in Venezuela (anche quella, naturalmente, “orchestrata” dagli Usa).

Per i liberali e i conservatori che hanno seguito e sostenuto Ron Paul solo per le sue politiche anti-stataliste, forse scambiandolo per un novello Ronald Reagan, queste tesi possono risultare una doccia fredda. Ma per chi conosce il libertarismo da decenni, non è affatto una novità. Lo stesso Murray Newton Rothbard, economista e filosofo, fondatore del moderno movimento libertario statunitense, nel 1975, a proposito della Guerra Fredda, spiegava la sua visione del mondo così: “La Russia deve presidiare l’Europa centrale per impedire che questa si possa trasformare in un'autostrada per un assalto alla Russia stessa. La Russia ha appoggiato governi democratici per alcuni anni dopo la guerra e li ha resi comunisti solo dopo tre anni, durante i quali l'America ha esercitato una pressione ingiustificata e guerrafondaia per cercare di spingere fuori i Russi da questi Paesi alleati. E' facile comprendere la natura imperialista degli Stati Uniti, che hanno occupato la Germania e l'Italia, di fronte alla quale la reazione dei Russi è giustificata” (Manifesto Libertario, 1975). Insomma, giusto essere contro tutti gli Stati. Ma gli Usa sono “un po’ più Stato” dell’Urss (che allora era una dittatura totalitaria, senza se e senza ma). Da quella tradizione degli anni Settanta, che si contrappose frontalmente alla Guerra del Vietnam e successivamente a tutta la politica di Ronald Reagan, nasce il libertarismo attuale.

Tutto bene, il mondo è bello perché è vario. Ma, a questo punto, che ci fa un libertario in mezzo ai repubblicani? Alla prima seria crisi internazionale, scoppia anche una guerra civile nel Grand Old Party? Ron Paul è andato in pensione, ma la sua eredità ricade sul figlio Rand Paul, che è stato il più votato allo “straw poll” della C-Pac, la convention conservatrice di quest’anno. Rand Paul, riguardo la crisi ucraina, ha dimostrato di aver completamente abbandonato le posizioni del padre. Nel momento in cui Vladimir Putin ha invaso la Crimea, ha scritto sul Time Magazine: “L’invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin è una pesante violazione della sovranità di quella nazione e un affronto alla comunità internazionale. La sua occupazione dell’Ucraina (Crimea, ndr) è completamente inaccettabile e il presidente russo deve essere isolato quale conseguenza delle sue azioni”. Successivamente, Rand Paul, affermava: “Io riprenderei l’installazione dello scudo anti-missile che Obama ha abbandonato nel 2009 in Polonia e Repubblica Ceca”. Il tutto, detto e scritto mentre il padre e il suo think tank dicevano esattamente l’opposto. Quanto le colpe dei padri ricadranno sui figli? Lo si vedrà solo alle prossime elezioni.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:46