Le calunnie di Schulz nella Terra di Israele

L’ottimo signor Schulz, il rozzo presidente del Parlamento Europeo, ne ha combinato un’altra delle sue. Con il tocco di classe che lo contraddistingue, questo gentiluomo d’altri tempi ha pensato bene di andare fino a Gerusalemme a offendere e calunniare il popolo ebraico.

Con tutta l’arroganza dei toni da sfida, Martin Schulz ha accusato gli israeliani di praticare una politica di apartheid, attuata mediante la restrizione della somministrazione dell’acqua ai villaggi e alle città popolate dai palestinesi. Egli ha esclamato nel suo discorso alla Knesset: “Un giovane palestinese mi ha chiesto perché gli israeliani possono utilizzare 70 litri di acqua e i palestinesi solo 17. Non ho controllato i dati, ma vi chiedo: è giusto?”. Capite? Ha lanciato un’accusa gravissima senza neppure prendersi il disturbo di controllare se i dati in suo possesso fossero veri. Non l’ha fatto e lo ha placidamente ammesso, come se fosse la cosa più normale di questo mondo accusare qualcuno di un comportamento di cui non si ha prova e condannarlo sulla base di un pregiudizio. Viene da pensare che ci si trovi di fronte all’ennesimo caso di doppiopesismo di cui l’Unione Europea pare essere divenuta maestra. Quello che dicono i palestinesi è oro colato, mentre ogni dichiarazione resa dalle autorità israeliane è, per definizione, inattendibile. Ci chiediamo: perché?

Se dessimo ascolto all’alto rappresentantante della politica estera e di sicurezza della Ue, la signora Catherine Ashton, sapremmo che Israele in quanto potenza militare occupante in modo illegittimo i territori palestinesi non può ricevere alcun credito. Se invece ponessimo l’orecchio a terra, come facevano gli indiani d’America, riusciremmo ad avvertire sotterranee vibrazioni antisemite che, come gli eventi sismici, non hanno mai smesso di martoriare la nostra vecchia Europa. Questa volta però le parole ingiuste del rozzo Schulz hanno avuto un effetto ancor diverso, e se possibile un tantino raccapricciante. Lo ha spiegato con chiarezza Naftali Bennett, leader di Bayit Yehudi, partito della destra israeliana, che per spiegare la sua irritazione e la successiva decisione di abbandonare l’aula, ha dichiarato al Jerusalem Post dello scorso 12 febbraio: “Quando Schulz ha detto che i palestinesi ricevono 17 litri di acqua per abitante e gli israeliani 70 ha detto una panzana. È assurdo. Tutti i ministri erano perplessi. All’inizio me ne sono stato tranquillo, ma poi ha attaccato il blocco israeliano su Gaza dicendo che causa sofferenze negli abitanti. Deve essersi dimenticato che noi abbiamo sgomberato tutti gli 8mila ebrei che vivevano a Gaza. Anche questa settimana mi sono occupato di come aiutare quegli sfollati. E deve essersi dimenticato delle migliaia di razzi sparati contro di noi dalla striscia di Gaza. C’è da stupirsi se abbiamo abbandonato l’aula? Era in gioco la nostra dignità nazionale come Stato d’Israele, non quella mia o dei ministri. Non intendo stare seduto alla Knesset a sentire un europeo che calunnia Israele, e certamente non uno che lo fa in tedesco”.

A ragione da vendere Bennett, deve fare un certo effetto sentire un signore che in tedesco si mette ad accusare gli ebrei di essere razzisti mentre avrebbe fatto meglio a pensare di scusarsi una volta di più per quello che i suoi connazionali hanno combinato appena settant’anni fa. Il mondo fa fatica a elaborare il lutto per quella mostruosità, il mondo intero tranne Schulz al quale la memoria deve far proprio difetto. Per amor di verità serva solo precisare che fonti ufficiali israeliane documentano che attualmente la popolazione d’Israele è di 7,2 milioni di abitanti mentre quella della West Bank si attesta a 1,4 milioni di abitanti. Israele controlla circa 1200 milioni di litri di acqua dolce naturale disponibile, contro i 220 milioni gestiti dai palestinesi. Ne consegue che, facendo le debite proporzioni, le erogazioni medie di acqua disponibile sono alla pari, cioè 160 metri cubi pro capite per consumo annuo a ogni israeliano e altrettanti metri cubi a ogni palestinese.

La realtà, però, è che la percezione riguardo ai consumi sia significativamente diversa. In effetti agli israeliani le tecniche di trattamento e di riciclaggio delle acque reflue fruttano una maggiorazione di circa 800 milioni di metri cubi che si aggiungono alla dotazione annuale ordinaria. I palestinesi, invece, disperdono circa il 95% dei 56 milioni di metri cubi d’acqua destinati al consumo. In agricoltura, i palestinesi sovrairrigano i loro campi perché adottano metodi di coltivazione ancora molto arretrati. Inoltre, essi non hanno mai considerato la possibilità di mettere mano alla ricostruzione della fatiscente rete idrica,la quale causa notevoli perdite d’acqua disponibile, nonostante i molti fondi internazionali pervenuti all’Autorità Nazionale Palestinese per interventi infrastrutturali sul territorio. In Cisgiordania è operativo un solo impianto di depurazione. Ciò spiega del perché ogni anno 17 milioni di metri cubi di liquami palestinesi finiscano in territorio israeliano. Tocca agli israeliani farsi carico di trattare anche la quota palestinese dei liquami, per evitare il rischio di inquinamento delle falde.

A proposito delle falde, la politica di cieco sfruttamento delle risorse idriche attuata dalla dirigenza palestinese ha condotto alla perforazione non concordata di oltre 250 pozzi da cui vengono estratti 15 milioni di metri cubi d’acqua all’anno. Di questo passo se le autorità palestinesi non affronteranno seriamente il problema del recupero delle acque reflue rischiano, nell’arco di breve tempo, di prosciugare le falde e restare a secco. Allora cosa diranno? Sono gli oppressori ebrei che ci tolgono l’acqua. Potranno dirlo anche se è una sfacciata menzogna. Tanto, troveranno sempre qualche Schulz di turno disposto a credergli. Una qualsiasi altra persona dotata di buon senso e di un po’d’onestà, al posto di Schulz, avrebbe promesso all’assemblea parlamentare israeliana una stagione di maggiori controlli e verifiche sull’effettivo impiego delle ingenti risorse finanziarie che l’Unione Europea fa cadere sulle teste dei palestinesi come manna dal cielo. Perché la verità è ben altra da quella raccontata da Schulz. Come ha dichiarato Haim Gvirtzman, dell’Istituto di Scienze della Terra presso l’Università di Gerusalemme: “La dura verità dietro tutta la propaganda anti-israeliana è che l’uso dell’acqua e la gestione degli scarichi da parte dell’Autorità Palestinese non sono né assennati né collaborativi”.

A ben riflettere, domandiamoci perché dovremmo poi meravigliarci del comportamento del signor Schulz. Abbiamo forse dimenticato noi italiani chi è costui? È quello stesso che, nella seduta del Parlamento Europeo del 1 luglio del 2003, si beccò da un frastornato Berlusconi l’invito a girare un film sui campi di sterminio nazisti per interpretarvi la parte del “Kapo”. Allora, apriti cieli! Quale insulto, quale offesa pronunciata contro questo campione di democrazia nell’alta sede del Parlamento Europeo. I suoi sodali, stracciandosi le vesti, pretendevano che il nostro Premier si scusasse per le offese arrecategli. Tutti contro quel “mafioso” italiano. Nessuno però si preoccupò di soffermarsi su ciò che l’onesto Schulz aveva detto poco prima a proposito degli italiani e dei loro rappresentanti. Nessuno lo ricorda, io sì. Prese a sfottere la rappresentanza italiana per intero. Li citò tutti: Frattini, Buttiglione, Fini dicendo: temevo che Berlusconi nominasse pure Maldini e Del Piero, Garibaldi e Cavour. Poi continuò: “Lei signor Presidente non è responsabile del quoziente d’intelligenza dei suoi ministri, però è responsabile di quello che dicono”. Ricordo perfettamente il carico di sarcasmo e di cattiveria che il simpatico Schulz aveva messo nel parlare dei politici italiani. Ricordo il suo sguardo. Per questo non faccio fatica a immaginare quanti brividi siano passati sulla pelle dei parlamentari israeliani che, increduli, sentivano darsi degli aguzzini a casa loro, da un tedesco in lingua tedesca.

Mi sa che quel film sulle SS a cui Berlusconi voleva candidarlo, il rozzo Schulz poi sia andato a girarlo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:51