Esperimento liberale in corso in Egitto

Egitto, oggi si chiudono le urne per il referendum per l’approvazione della nuova Costituzione. Redatta da 50 costituenti, che includono tutte le forze politiche all’infuori del partito emanazione dei Fratelli Musulmani (messo al bando alla fine dell’anno scorso dopo la rivolta che ha rovesciato il potere del loro presidente Morsi), la nuova legge suprema egiziana rappresenta sicuramente un grande passo avanti sulla via della democrazia e del laicismo. Ho preso un abbaglio? Sto parlando della costituzione di un altro Paese? No. Basta leggere il testo per comprenderlo. Ed è proprio questo il paradosso.

Un Egitto governato, di fatto, dal suo esercito, con un parlamento eletto democraticamente ormai sospeso e un esecutivo civile controllato indirettamente da uomini in uniforme, è riuscito a sfornare una costituzione realmente liberale. Molto di più rispetto alla precedente, che era stata, al contrario, frutto di un’assemblea democraticamente eletta. Se è vero in teoria che democrazia e libertà non sono la stessa cosa, l’Egitto è la dimostrazione che questa teoria è corretta. Quanto ai contenuti della nuova carta costituzionale, possiamo leggere che i diritti di uomini e donne sono messi sullo stesso piano, che tutte le religioni sono libere.

All’articolo 53 si ribadisce che “Tutti i cittadini sono uguali innanzi alla legge, hanno pari diritti, libertà e doveri generali, non è ammessa discriminazione in base alla religione, al credo, al sesso, all’origine, alla discendenza, al colore, alla lingua […] o qualsiasi altra ragione”. Non solo, ma lo stesso articolo vuole precisare che “la discriminazione e l’incitamento all’odio sono un reato, perseguito dalla legge”.

L’articolo 64 dichiara esplicitamente che “La libertà di credo è assoluta. La libertà di praticare la religione e la costruzione di luoghi di culto per gli adepti delle tre religioni monoteistiche è un diritto previsto dalla legge”. Peccato per l’assenza di riferimento a qualunque altro credo (o non credo) al di fuori di ebraismo, cristianesimo e islam, ma è già un passo avanti. Per quanto riguarda le donne, l’articolo 11 ribadisce che: “Lo Stato si impegna a garantire l’uguaglianza tra donna e uomo in tutti i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali in base ai principi previsti dalla costituzione.

Lo Stato si adopererà per assumere misure volte a garantire alla donna una rappresentanza adeguata nelle assemblee rappresentative, in seno ai limiti previsti dalla legge, così come a garantire alla donna il diritto ad assumere incarichi pubblici e incarichi amministrativi di rilievo nello Stato, nelle alte cariche giudiziarie senza discriminazione. Lo Stato si impegna a tutelare la donna contro ogni genere di violenza e si impegna a sostenere la donna al fine che possa conciliare la gestione della famiglia e le esigenze del lavoro. Così come si impegna a provvedere alla tutela e alla difesa della maternità, dell’infanzia, della donna con una famiglia numerosa, della donna anziana e delle donne più abbienti”.

E questo va letto considerando che nell’articolo 6 si è già stabilito che: “La nazionalità egiziana è un diritto di chi nasce da padre o da madre egiziana”. Nella piccola assemblea dei 50 costituenti c’erano anche i salafiti, che hanno chiesto e ottenuto l’inserimento della legge coranica “quale fonte prima del diritto” anche nella nuova costituzione. Tuttavia, la presenza incombente della legge religiosa della precedente costituzione, è di gran lunga ridotta. Nel preambolo della nuova costituzione, infatti, non solo l’islam, ma anche le religioni pre-islamiche (compreso il cristianesimo) sono riconosciute come radici della storia e della cultura egiziane: “Agli albori della storia, vide la luce il pensiero umano per risplendere nei cuori dei nostri avi conducendoli al bene comune.

Costoro fondarono il primo Stato organizzato che regolò e ordinò la vita degli egiziani lungo le rive del Nilo, produssero i più straordinari segni della civiltà e rivolsero i cuori al cielo prima che la terra conoscesse le tre religioni monoteistiche. L’Egitto è la culla della religione, il simbolo della maestà delle religioni monoteistiche. Sul suo suolo è cresciuto Mosè, qui gli si è manifestata la luce divina e qui Mosè ha ricevuto il messaggio sul Sinai.

Sul suo suolo gli egiziani hanno accolto Nostra Signora la Vergine Maria e suo figlio e sono morti martiri a migliaia per difendere la Chiesa del Signore il Messia. E quando il sigillo degli Inviati il nostro Signore Maometto – su di lui la preghiera e la pace – comparve a tutte le persone per portare a compimento i nobili insegnamenti, i nostri cuori e le nostre menti si aprirono alla luce dell’islam e diventammo i soldati più fedeli del jihad sulla strada di Dio e diffondemmo il messaggio della verità e le scienze religiose nei due mondi”.

Sta agli egiziani, ora, identificarsi in questo nuovo Stato, molto più tollerante, laico, rispettoso della culture altrui e dei diritti dei suoi cittadini, rispetto a quello (islamico, chiuso, tendenzialmente totalitario) che era uscito dalle urne nel 2012. E che l’Europa non faccia scherzi. Che a furia di condannare il “golpe” militare, rischia di delegittimare l’unico serio tentativo di rendere un Paese arabo un po’ più libero dal suo integralismo religioso.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:48