Olocausto cannibale in Centrafrica

Toh, c’è un cannibale nella Repubblica Centrafricana. E probabilmente è solo uno dei tanti. “I comunisti mangiano i bambini” e gli “africani sono ancora cannibali” sono ormai due classici degli stereotipi provinciali, di destra e razzisti. Eppure, che nei Paesi comunisti si mangiassero i bambini, loro malgrado, è un fatto storico documentato: sia nella carestia ucraina provocata dalla politica punitiva di Stalin (1932-33) che nella carestia cinese provocata dal Grande Balzo Avanti di Mao (anni Cinquanta), i bambini divennero molto spesso cibo. Che gli “africani siano ancora cannibali”, purtroppo, è vero in alcune zone di guerra.

Contrariamente all’esperienza comunista, alcuni atti di cannibalismo non vengono commessi per fame e disperazione, ma per ritualità e vendetta. Si dice per esempio che il dittatore Bokassa, del defunto Impero Centrafricano, fino al 1979, fosse solito mangiare parti dei suoi nemici politici credendo di assimilarne (anche fisicamente) il potere. Nello stesso Paese, che ora è una Repubblica Centrafricana, a Bangui, un uomo ha addentato e mangiato la gamba (già mozzata) di un nemico politico, di fronte alle telecamere della Bbc e agli inorriditi soldati della missione di pace dell’Unione Africana. Il responsabile dell’atto di cannibalismo si è volontariamente identificato e si è fatto intervistare dallo stesso giornalista della Bbc che lo aveva filmato.

“Io sono il cattivo” ha detto lui presentandosi, con cortesia e compostezza, a chi aveva appena documentato il suo crimine. Prima di tutto è meglio fare un passo indietro. Come mai nella Repubblica Centrafricana si è raggiunto un livello di violenza tale da arrivare fino al cannibalismo? Il 24 marzo 2013 il governo repubblicano è stato rovesciato da una coalizione di movimenti armati, raggruppati sotto la sigla di Seleka. Fin qui “niente di strano” rispetto agli standard africani, dove si registra un golpe all’anno, quando va bene.

Il problema è che Seleka raggruppa sigle molto vicine al terrorismo islamico internazionale e ha un programma radicale di islamizzazione in un Paese che è ancora al 50% cristiano e per il 35% è animista. Quindi l’élite militare di una piccola minoranza vorrebbe imporre la propria religione con la forza. E inevitabilmente è scoppiata la guerra civile alla fine del 2013. Già a dicembre l’Onu dichiarava la Repubblica Centrafricana “a rischio genocidio”. Genocidio dei cristiani ad opera dei musulmani, che avevano iniziato a prendere sistematicamente di mira le chiese e interi villaggi cristiani.

La maggioranza cristiana, tuttavia, non è rimasta inerte e ha costituito proprie milizie, dette “anti-machete”, armate di machete a loro volta. Ad ogni azione violenta dei paramilitari di Seleka, rispondono, quando e se possono, con vendette truculente. Una di queste vendette truculente, appunto, ha portato al sadico banchetto filmato dalla Bbc. La vittima, in quel caso era un musulmano, ucciso, trascinato per le strade, fatto a pezzi e infine anche mangiato. Ouandja Magloire, per gli amici “cane pazzo”, è il nome del cannibale.

Le milizie islamiche hanno assassinato sua moglie (che era incinta), sua cugina e la sua nipotina. Carico di odio e desiderio di vendetta, Magloire ha visto un uomo, un passeggero di un minibus. Non ha detto al suo intervistatore di aver riconosciuto l’assassino dei suoi familiari. Ha semplicemente detto di aver visto in quell’uomo un musulmano, semplicemente in base a come era vestito. Di lì a poco, ha iniziato a inseguirlo e dargli del musulmano, raccogliendo una folla inferocita al suo seguito. Prima che potessero intervenire i soldati dell’Unione Africana, la folla ha prelevato l’uomo, lo ha linciato, bruciato in parte e quel che ne restava è stato mangiato dal Magloire.

“Perché ero arrabbiato”, è stata la sua unica motivazione. Questo episodio, che a causa delle sue tonalità rosso sangue è stato ripreso da gran parte della stampa internazionale, è comunque molto significativo per comprendere la natura totalmente caotica del conflitto centrafricano, l’arbitrio assoluto dei gruppi armati, l’assurda “giustizia” di vigilantes lasciati agire senza alcun controllo. È il vero volto dello “stato di natura”, uscito dai libri di testo per manifestarsi in un atto concreto fatto di sangue e machete.

Il nuovo presidente ad interim della Repubblica Centrafricana, Alexandre-Ferdinand Nguendet, ha dichiarato proprio ieri che, dopo le dimissioni del governo di Seleka, nel Paese è tornato l’ordine. Bisogna vedere, però, quale sia il suo concetto di “ordine” e quanto durerà prima che altri gruppi armati si mangino la pace.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:53