L'Iceps rilancia l'agroalimentare

Mentre nelle sedi istituzionali europee tutto sembra arenarsi burocraticamente, di contro i singoli Stati tornano ad accordarsi tra loro trovando non pochi punti di cooperazione nei settori primari. Un accordo bilaterale è un atto d’impegno politico tra due parti consenzienti, ed oggi i ministeri italiani dello Sviluppo economico e delle Politiche agricole hanno trovato tante convergenze con le scelte del ministero dell’Agricoltura della Romania.

Gli accordi bilaterali dovevano secondo certi venir superati d’implementazione della Pac (politica agraria comunitaria) nell’Ue: in tanti sono rimasti prima folgorati e poi delusi dalle teorie. Oggi i singoli Stati dell’Ue cercano di cooperare bilateralmente (è un modo per snellire le procedure), soprattutto sulle produzioni agroalimentari, come nei campi estrattivo, tessile ed energetico. L’accordo bilaterale è certo più comune tra due Stati, ma viene sempre più spesso stipulato grazie all’intervento di soggetti (o entità) come organizzazioni internazionali, anche Ong in stato consultivo con il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite. Ecco che l’Iceps (Istituto per la cooperazione economica internazionale ed i problemi dello sviluppo) ha promosso il forum economico Italia-Romania, favorendo i contratti di cooperazione tra imprese italiane e romene nell’agroalimentare.

Bella risposta a chi vorrebbe che ogni accordo economico subisse la sudditanza alle logiche tedesche e nord-europee in genere. Nessuna venatura di antieuropeismo, ma semplicemente la necessità di velocizzare l’interscambio. Del resto le organizzazioni internazionali (e l’Iceps lo è) si concretano principalmente dalla necessità di nazioni e governi di sviluppare un forum neutrale dove dibattere e prendere in considerazione interessi che, per loro natura o estensione, non trovano efficacia a livello del singolo Stato, quindi spingono i soggetti a cooperare. Interessi che a ragion veduta possiamo inquadrare come “beni pubblici internazionali”: ovviamente se a Bruxelles è giusto si privilegi la pace, la sicurezza internazionale e la tutela ambientale, è pratico e utile che a Roma e Bucarest si aggiustino il rispettivo commercio internazionale.

È risaputo che spetti alle organizzazioni gestire interessi sopranazionali in una forma unificata: l’Iceps questo lo fa da quasi mezzo secolo. Così nella mattinata di ieri il presidente dell’Iceps, Fausto Capalbo, ha aperto i lavori del forum romano della Camera di Commercio e Industria della Romania in Italia: ovviamente sotto il patrocinio dei rispettivi ministeri economici italiani e romeni. Ha moderato i lavori il direttore de L’Opinione, Arturo Diaconale, e nei vari interventi è emerso come il business tra i due Stati sia ormai semplice e con un fattore rischio bassissimo. Ormai investire in Romania è per un italiano pari, per difficoltà delocalizzative e rischi economici, allo spostamento di una linea di produzione dalla Lombardia alla Sicilia e viceversa.

Entusiasmanti le aspettative economiche, anche perché i romeni non nascondono di prediligere il partenariato italiano rispetto a quello di altri Stati europei. Aristide Gunnella (Segretario generale dell’Iceps, più volte parlamentare e ministro) non ha nascosto come l’istituto dell’accordo bilaterale stia tornando fortemente in voga, soprattutto negli accordi commerciali. Non dimentichiamo che circa vent’anni fa già l’Italia era promotrice del cosiddetto “corridoio balcanico”, che avrebbe centralizzato il ruolo dello Stivale nei rapporti tra Mediterraneo e Paesi dell’Europa orientale e slava. Complici le cosiddette priorità delle zone ricche dell’Euro, per anni i riflettori sono stati tenuti lontani dai rapporti italo-romeni (come anche italo-serbi e italo-slavi in genere), dimenticando che l’agricoltura balcanica e centro-europea ben si sposano con le tecnologie e la ricerca italiana.

Il vertice sulle strategie si è svolto a Roma presso l’Accademia di Romania, dove il suo direttore (Mihai Barbulescu) ha fatto gli onori di casa a Fausto Capalbo, Daniel Costantin (ministro dell’Agricoltura della Romania), Dana Costantinescu (ambasciatore romeno in Italia) e con loro parlamentari e presidenti di associazioni di categoria. L’imperativo è la crescita del Pil in agricoltura d’Italia e Romania, confutando con i fatti chi crede scontato si debba sancire la nascita dell’Ue a due velocità.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:40