L’inferno delle donne si trova in Egitto

In Egitto la rivoluzione è scoppiata anche per la liberazione delle donne, considerate delle cittadine di serie B sotto il regime di Mubarak, nonostante la costituzione garantisse loro pieni diritti. Molte ragazze vissero la protesta di Piazza Tahrir, nell’inverno 2011, con una propria rivoluzione, anche solo per il fatto di essere in strada, a fare militanza politica, senza il permesso di mariti e genitori. L’11 febbraio, il giorno della cacciata di Mubarak dal potere, tuttavia, un episodio inizialmente passato sotto silenzio fece capire che non sarebbe cambiato molto. Anzi: forse le cose stavano addirittura peggiorando. Una malcapitata inviata della tv americana Cbs, Lara Logan, venne aggredita da una folla di 200 uomini, esaltati, eccitati e inferociti al tempo stesso.

“Mi hanno strappato i vestiti di dosso, palpeggiandomi e picchiandomi con violenza – raccontò la giornalista dopo essere scampata alla morte – ciò che più mi ha sconvolto è la loro totale mancanza di umanità: gioivano della mia sofferenza e le mie grida di dolore li rendevano ancora più feroci”. Lara Logan dovette essere salvata dai militari, dopo essere stata temporaneamente soccorsa da manifestanti democratici, fra cui anche molte donne. Viva per miracolo, non fu l’ultima, ma la prima di una serie di stupri. L’Egitto post-rivoluzionario è il peggior posto per le donne in tutto il mondo arabo.

Lo rivela lo studio della Thomson Reuters Foundation, che ha pubblicato la sua classifica ieri. Le Isole Comore sono il luogo in cui le donne sono maggiormente tutelate. Al capo opposto troviamo proprio l’Egitto. I bei frutti della rivoluzione… Subito dietro l’Egitto c’è l’Iraq, ancora dilaniato dalla violenza settaria, l’Arabia Saudita (lo Stato più repressivo), la Siria (divisa dalla guerra civile) e lo Yemen (dove è più massiccia la presenza di Al Qaeda). L’Egitto, per le donne, riassume tutte e sette le piaghe: tratta delle schiave, frequenza degli stupri, leggi discriminatorie, discriminazione nella società, sistematicità dei maltrattamenti in famiglia, infibulazione, violenza politica dei fondamentalisti islamici. Tutto ai massimi livelli.

“Ci sono interi villaggi, alle porte dei Cairo e altrove, in cui il fulcro dell’attività economica è il traffico delle schiave e il mercato dei matrimoni forzati”, commenta Zahra Radwan del Global Fund for Women. Il numero degli stupri è incredibile: secondo un rapporto Onu dello scorso aprile, il 99,3% delle donne e ragazze egiziane ha subito almeno una violenza sessuale. Secondo Noora Flinkman, dell’associazione egiziana HarassMap. “L’accettazione sociale di stupri quotidiani condiziona ogni donna in Egitto, a prescindere dall’età, dal retroterra socio-culturale, dallo stato civile o dal comportamento”. L’Egitto, dopo la rivoluzione, è una nazione violentata, nel senso letterale del termine.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:41