Il museo degli italiani d'America a L.A.

L’emigrazione italiana toccò moltissime città statunitensi. Se è vero che la maggior parte degli italiani si stabilì sulla costa est, per ovvi motivi geografici, e se è vero che molti tra coloro che arrivarono fino alla costa ovest andarono a San Francisco, non furono pochi i nostri connazionali che si stabilirono nell’area di Los Angeles. Proprio a Los Angeles c’è un ottimo progetto per ricordare l’esperienza italiana e italoamericana passata e presente nel sud della California, e per raccontare ed educare circa l’Italia di ieri e di oggi: è l’Italian American Museum di Los Angeles. La direttrice esecutiva e vera anima del progetto e delle tante iniziative già oggi in corso, è una giovane e appassionata italiana, nata in California e studiosa dell’identità italiana negli Stati Uniti, già autrice del volume “Los Angeles’s Little Italy”: Marianna Gatto. La incontriamo alla vigilia della più importante iniziativa organizzata dal museo, che già oggi è attivo ma aprirà ufficialmente i battenti nella sua veste definitiva il prossimo anno. È il quinto anno di “Taste of Italy”, ed è ormai un appuntamento irrinunciabile per coloro che vivono nella città degli angeli, a prescindere da quali siano le loro radici.

Marianna, tu sei il direttore esecutivo dell’Italian American Museum di Los Angeles, un meraviglioso progetto che sta per aprire ufficialmente il prossimo anno. È qualcosa di molto ambizioso e importante sul quale lavori da tempo duramente. Ci dici un po’ di più sull’emigrazione italiana a Los Angeles e sulla mission del museo?

L’Italian American Museum di Los Angeles è un progetto iniziato quasi 20 anni fa. Il museo si trova nella Italian Hall, un edificio costruito nel 1908, in quella che un tempo era il cuore della Little Italy di Los Angeles. La comunità italiana ha utilizzato l’edificio come centro sociale e culturale fino a circa il 1953, quando lo Stato della California ha acquistato l’edificio e molti altri edifici storici della zona per creare El Pueblo State Historic Park. In quegli anni, molti degli edifici storici di Los Angeles vennero demoliti, al fine di “aprire la strada per il progresso”. L’Italian Hall venne salvato, e subito dopo iscritto nel registro nazionale dei luoghi storici: ma lo Stato della California non ha mai avuto i soldi per manutenere l’edificio. Negli anni che seguirono, dunque, l’usura del tempo rovinò molto l’edificio. Negli anni ‘90 l’Italian Hall era destinato a diventare un centro commerciale, cancellando così completamente la storia italiana del palazzo. Alcuni membri della comunità preoccupati da tutto ciò formarono una coalizione per salvare l’edificio e sviluppare al suo interno un museo. Il gruppo fu in grado di garantire l’utilizzo dell'edificio, e cominciò a raccogliere fondi per iniziarne il restauro. In quel periodo si raccolsero circa un milione e mezzo di dollari, e si iniziarono i lavori per iniziare il restauro delle maggiori criticità e la conservazione degli elementi storici. Andando avanti fino ad oggi, siamo ora nella fase finale del progetto, che è quello di sviluppare mostre permanenti ed aprire un museo del ventunesimo secolo che documenti la presenza storica degli italiani e degli italoamericani nel sud della California, così come il continuo loro contributo a quest’area. Spesso diciamo che questo museo è tanto di Los Angeles e del sud della California come è sugli italiani. Anche qui gli italiani lottarono e subirono discriminazioni, ma non così tanto come in altre aree del Paese: in molti modi ciò dipende dal patrimonio culturale e sociale latinoamericano, messicano e spagnolo della regione. Condividendo linguaggio, religione, cultura e valori simili a quelle ispanici, gli italiani furono ben accolti qui. Quando Los Angeles si trasformò da città principalmente influenzata dalla cultura latina ad una metropoli di lingua e cultura più anglosassone, gli italiani avevano già assunto posizioni di leadership e ottenuto grande successo: nel 1891, lo stesso anno in cui gli italiani furono brutalmente linciati a New Orleans nel più grande linciaggio mai accaduto sul suolo americano, a Los Angeles un italiano fu eletto presidente del Consiglio comunale.

 Tu sei di origine italiana, giusto?

Sì, la mia famiglia in gran parte proviene da Sicilia e Calabria, come quella di molti italoamericani, e fu spinta ad emigrare per motivi economici. Arrivarono qui senza avere nulla, e lavorarono molto duramente. La loro memoria è in parte la mia motivazione per fare quello che faccio, non solo per onorare le lotte dei miei “nonni”, ma per quella che io chiamo “la collettività dei nonni”, assicurando che la loro storia sia ricordata, in modo che le loro lotte non siano state vane. Una delle mie ispirazioni fondamentali per la scrittura del libro “Los Angeles’ Little Italy” è stata quello di far luce su questa storia interessantissima, ma raramente esplorata e in gran parte sconosciuta. C’è ancora tanto da scoprire, e questo è uno dei motivi per cui io sono così appassionata a questo progetto.

 Dopo Pearl Harbor, molti italoamericani furono considerati nemici stranieri e alcuni di essi furono inviati in campi lontani dalla loro casa. A San Francisco successe spesso: accadde anche a Los Angeles?

Nel sud della California, proprio come a San Francisco, molti italiani furono costretti a registrarsi come nemici stranieri, altri furono arrestati o costretti a trasferirsi, e alcuni furono internati. L’esperienza fu notevolmente più difficile per la comunità giapponese, ma molti italiani dovettero prendere le distanze dalla loro origine etnica, al fine di evitare una associazione con il nemico. Ci furono manifesti di propaganda con il messaggio “non parlare la lingua del nemico”, riferendosi al giapponese, all’italiano e al tedesco: e molti italiani smisero davvero di parlare la nostra lingua madre. Molte famiglie americanizzarono i loro cognomi, cancellarono le affiliazioni alle organizzazioni italiane, fecero tutto il possibile per apparire non italiani. E certamente, a livello locale molti leader della comunità italiana furono arrestati e inviati a questi campi. Un giornale locale italiano dovette distruggere il suo intero archivio di prima della guerra, dopo che il suo editore fu arrestato. Una grande perdita.

 Puoi dirci qualche nome tra quelli degli italoamericani di Los Angeles particolarmente significativi?

 Beh, dipende dal periodo. Gli italiani hanno contribuito ampiamente ad ogni aspetto della California del Sud, dall’agricoltura alla finanza, dai trasporti all’intrattenimento. Furono italiani coloro che fondarono alcune delle prime banche della regione, e italiani furono coloro che introdussero innumerevoli colture agricole per la regione essendo in gran parte responsabili dello sviluppo del settore del vino e della pesca. Crearono tesori artistici, come le Watts Towers, costruite da Simon Rodia. Il giudice della Corte Superiore Alfred Paonessa fu colui che dichiarò fuorilegge il Ku Klux Klan nello Stato della California. Nel settore dello spettacolo Frank Capra fu di sicuro tra i primi importanti italiani per raggiungere il successo. Ma ce ne sono molti altri.

Il 12 ottobre si terrà la quinta edizione di “Taste of Italy”. Come gli anni precedenti, sarà un grande evento italiano a Los Angeles. Puoi descriverlo ai nostri lettori?

Taste of Italy è il più grande evento dell’Italian American Museum di Los Angeles. Si mostra la migliore cucina italiana del sud della California, affiancando anche vino e cultura. Quest’anno avremo 35 dei migliori ristoranti italiani di quest’area e un centinaio di vini italiani. In aggiunta a ciò ci saranno spettacoli dal vivo: avremo il Canzoniere Grecanico, un gruppo musicale pugliese; avremo un soprano italoamericano, Elisabetta Russo, e molti altri. Tutto questo avviene nella storica Little Italy di Los Angeles, all’ombra dell’Italian Hall, a partire dalle 17. Lo scorso anno hanno partecipato 2mila persone. Taste of Italy rappresenta la nostra identità e missione, come Italian American Museum di Los Angeles, e mette in evidenza la nostra presenza storica qui. Taste of Italy attira gente da tutta la California meridionale, da tutti i ceti sociali, di tutti i gruppi etnici: troviamo che il modo migliore e più semplice per condividere un po’ della nostra cultura sia attraverso il cibo. Non si ha bisogno di parlare la lingua, non necessariamente si arriva alla ricerca di elementi storici, ma comunque sicuramente s’impara qualcosa lungo la strada.

Qual è il futuro dell’Italian American Museum di Los Angeles? Come vedi questo fantastico progetto in cinque anni da oggi?

Ogni anno, 2 milioni di persone visitano il luogo di nascita della città di Los Angeles, la zona in cui oltre al nostro museo se ne trovano altri sei. 300mila di quei 2 milioni di visitatori sono studenti. Questa è una grande opportunità non solo per condividere la nostra storia e la nostra cultura con altri italiani e italoamericani, ma anche con il grande pubblico. Ci auguriamo di poter plasmare le menti dei giovani, a cui spesso sono esposti solo gli stereotipi negativi sugli italiani e italoamericani: la mafia, gli idioti analfabeti in televisione. La nostra ultima mostra sugli italiani di Los Angeles ha avuto più di 60mila visitatori in 9 mesi. Oltre ad aumentare la consapevolezza circa la storia degli italiani nella regione, vogliamo contribuire alla comprensione delle diverse radici di Los Angeles. Al momento abbiamo circa 4mila artefatti nella nostra collezione riguardante l’esperienza italiana in America e italoamericana, dalle fotografie ai documenti di cittadinanza, dalle schede di registrazione come nemici stranieri ad alcune sceneggiature cinematografiche. Il nostro obiettivo primario è quello di essere un museo storico, ma ospiteremo anche mostre temporanee che coprono un gran numero di altri argomenti. Ci auguriamo di poter collaborare con il Governo italiano e le diverse regioni d’Italia, per portare mostre in Italia a Los Angeles. Le possibilità sono infinite. Saremo in grado di iniziare a presentare programmi e mostre nell’Italian Hall nel 2014. L’Italian American Museum di Los Angeles sarà un viale per esplorare e arricchire questo scambio culturale tra Italia e Stati Uniti.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 16:44