Al Qaeda col Sarin? L'incubo peggiore

La Russia e il regime di Bashar al Assad lanciano la loro contro-denuncia sul possesso di armi chimiche da parte dei ribelli. Sembrerebbe un tipico caso di disinformazione da Kgb, la risposta al rapporto degli ispettori dell’Onu sulle armi di distruzione di massa. Dal documento Onu, infatti, si evince che il 21 agosto scorso sia stato effettuato un bombardamento chimico, con missili superficie-superficie.

 Le quantità di gas impiegato e la ricostruzione della traiettoria dei missili fanno presupporre che siano stati lanciati dall’esercito regolare, dunque dal regime di Assad. E che la provenienza delle armi chimiche sia la: Russia. Dunque Putin e il dittatore siriano risulterebbero (il condizionale è d’obbligo, l’Onu non indica alcun colpevole) complici nel più grave crimine di guerra avvenuto nel Medio Oriente dai tempi in cui Saddam Hussein gassava i civili curdi, nel 1988. Ma gli argomenti del fronte russo-siriano sono solo disinformazione? Una serie di indizi fa sospettare che i ribelli abbiano realmente il loro arsenale chimico.

Il primo a parlarne era stato un reportage, una fonte indipendente, di due noti giornalisti basati in Medio Oriente, Dale Gavlak (che collabora da anni con l’agenzia Associated Press con corrispondenze da Amman) e Yahya Ababneh. Essi avevano indicato anche la provenienza degli ordigni: l’Arabia Saudita. Il regno wahabita avrebbe fornito i gas, segretamente, alle milizie fondamentaliste islamiche. Al Nusra, l’esercito jihadista legato esplicitamente ad Al Qaeda (e classificato “gruppo terrorista” dagli stessi Stati Uniti) ci avrebbe messo le mani sopra, creandosi il proprio arsenale segreto, sconosciuto anche alle altre milizie di insorti.

Comandanti locali, nei sobborghi di Damasco, avevano confidato ai giornalisti che lo stesso attacco del 21 agosto fosse, in realtà, frutto di un incidente delle milizie di Al Nusra. Il rapporto Onu, almeno, smentisce quest’ultima ipotesi. Ma che il gruppo armato qaedista sia dotato di armi di distruzione di massa è una possibilità più che concreta. Lo conferma anche una fonte di intelligence statunitense, il National Ground Intelligence Center, secondo cui i ribelli di Al Nusra disporrebbero di un arsenale di gas Sarin, prodotto in laboratori iracheni dove lavorano (sotto la protezione di Al Qaeda) scienziati e tecnici ereditati dal passato regime di Saddam Hussein.

A maggio la Turchia aveva sequestrato un carico di questo “Sarin fatto in casa” destinato alla Siria. Ci sono, infine, le testimonianze degli ex sequestrati, fra cui il giornalista italiano Domenico Quirico. Nessuno di essi ha formulato ipotesi su chi abbia armi chimiche. Ma più di un testimone occidentale afferma di aver sentito dire, dai ribelli, che l’uso dei gas avrebbe attratto un intervento internazionale contro Assad. La contro-denuncia russa e siriana invita gli ispettori dell’Onu a investigare anche su precedenti casi sospetti di uso di armi chimiche. In effetti, quello del 21 agosto non è stato il primo “incidente” coi gas.

 Ce n’era stato almeno un altro, il 23 marzo scorso, ad Aleppo. In quell’attacco le vittime furono 21 civili e 10 soldati governativi, secondo il regime di Damasco, oppure, secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, furono 16 soldati governativi. In ogni caso, o i governativi si sono tirati addosso i gas, oppure a lanciarli sono stati i ribelli. Però, su quel caso, che confermerebbe l’ipotesi di milizie irregolari e qaediste dotate di armi di distruzione di massa, gli Stati Uniti si trincerano dietro l’argomento della mancanza di prove. Se confermata, la notizia di una formazione armata legata ad Al Qaeda armata di gas letali “made in Iraq” sarebbe incredibilmente grave. Non solo farebbe leggere gli eventi in Siria da tutta un’altra prospettiva (non un massacro di civili, ma due eserciti che si affrontano con armi di distruzione di massa), ma costituirebbe la reificazione del peggiore incubo occidentale dal 2001 ad oggi.

 Non si può dimenticare che, nel 2003, l’Iraq è stato invaso perché c’era il sospetto che Saddam Hussein cedesse armi chimiche ad Al Qaeda. Ora parrebbe che la rete del terrore, in Siria, queste armi le abbia già. L’obiettivo principale di Al Qaeda … siamo noi. Finché si tratta di combattere una guerra contro Assad quello dei gas sarà un problema locale, una questione di diritti umani. Ma stiamo pensando a cosa sarebbe un attacco col Sarin in una nostra metropolitana?

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 16:49