I Fratelli Musulmani dalle stelle alle stalle

Con la crisi in Siria al centro dell’attenzione delle grandi potenze e dei media di tutto il mondo, pochi si stanno rendendo conto che l’Egitto ha ormai compiuto una rivoluzione (in senso politico e figurato) di 360 gradi, per tornare al punto di partenza. Mubarak è libero. I militari sono al potere. I Fratelli Musulmani (anche se il nuovo governo nega) potranno anche essere sciolti definitivamente entro pochi giorni.

Ad annunciare quest’ultimo provvedimento è stato il ministro della Solidarietà Sociale Ahmed al Borai, incaricato dal governo di esaminare la posizione legale del movimento. I Fratelli Musulmani si sono registrati come Ong. Il loro partito (al governo fino a giugno) era Libertà e Giustizia, al cui vertice c’era Mohammed Morsi, l’ex presidente buttato giù dalle rivolte di piazza di giugno e luglio e sostituito, a furor di popolo, da un governo militare. Ora che Morsi è in galera, così come è stato arrestato anche il leader dei Fratelli Musulmani, Mohammed Badie, i Fratelli Musulmani (Ong) hanno perso ogni protezione politica. Il ministro al Borai ha constatato ben due illegalità nella loro posizione. Prima di tutto l’Ong “Fratelli Musulmani” ha ottenuto la sua licenza da un governo dei Fratelli Musulmani, dunque è come se si fosse auto-legittimata. Ma non è questo l’ostacolo legale principale: l’irregolarità maggiore è il mancato rispetto, da parte di una Ong, del divieto di formare organi politici e militari, cioè un partito e una milizia. La Ong Fratelli Musulmani ha formato un partito, che poi è finito addirittura al governo: Giustizia e Libertà.

Domanda spontanea: non potevano pensarci prima delle elezioni? La domanda è legittima, considerando che tutta l’inchiesta messa in piedi dall’attuale governo sa di vendetta contro l’ex esecutivo. Con Morsi e Badie in galera, è abbastanza facile individuare la natura di tutta l’operazione. Tuttavia il governo non può agire così platealmente e dunque si è limitato a prendere in considerazione le conclusioni del ministro al Borai e rimandare ogni decisione a tempi migliori. Uno scioglimento della Fratellanza Musulmana, a solo pochi giorni dalle violenze di agosto, sarebbe la via migliore verso la guerra civile. Inoltre i militari (che non costituiscono il governo, ma lo “proteggono”) sono pur sempre dipendenti dagli Stati Uniti, che in luglio e agosto hanno dimostrato di voler tutelare i Fratelli Musulmani più di quanto non si prevedesse.

Quel che è certo, piuttosto, è che un grande ciclo della storia egiziana si sta concludendo. I Fratelli Musulmani, nati 85 anni fa per volontà di Hassan al Banna, fu il primo partito che intendeva costruire uno Stato islamico, in cui governo e legge fossero sottomessi alla legge coranica. Fu il progenitore di tutti i movimenti radicali islamici nati nel corso del Novecento. In Egitto fu sempre bandito, prima perché c’erano gli inglesi, poi perché c’era la monarchia costituzionale, infine (da Nasser in poi) perché c’erano i militari nazionalisti al potere. I Fratelli Musulmani, nonostante una repressione quasi secolare, dimostrarono una capacità senza eguali nel crearsi la propria rete di supporto, creando un “welfare” parallelo negli strati più poveri della popolazione egiziana, dominando le moschee e la cultura, creandosi una propria struttura politica e infiltrando ufficiali e soldati nelle forze armate. Nel 2005, quando poterono affacciarsi per la prima volta nella vita politica, fecero già il pieno di voti. L’ultimo militare di governo, Hosni Mubarak, è caduto nel 2011, travolto dalla “Rivoluzione di Loto” ed è stato subito sbattuto in galera: era il momento dei Fratelli Musulmani e lo hanno saputo sfruttare al meglio, aggiudicandosi governo, assemblea costituente e presidente, scrivendo una costituzione improntata sui valori islamici. Era un esito prevedibile, una via già tracciata verso lo Stato islamico egiziano. Non avevano previsto, però, di ottenere risultati politici così scadenti e inquietanti da far ribellare la popolazione in meno di un anno di esperienza di governo. La defenestrazione dei Fratelli Musulmani è infatti avvenuta, fra giugno e luglio, a furor di popolo.

Adesso l’Egitto è tornato punto e a capo: i militari controllano il potere, i Fratelli Musulmani sono banditi. E Hosni Mubarak è di nuovo libero. E forse inizia a godersi la scena.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:40