
Come volevasi dimostrare. Lo Yemen si è offeso per la chiusura dell’ambasciata statunitense a Sanaa. E anche negli stessi Stati Uniti, prevale lo scetticismo su quello che viene visto come un “bluff” di Obama, per salvare la reputazione della National Security Agency. La mossa americana (chiudere temporaneamente le ambasciate e i consolati in ben 20 Paesi musulmani) è stata la risposta diretta all’intercettazione di telefonate minacciose di Ayman Al Zawahiri, leader ideologico di Al Qaeda, ai suoi luogotenenti in Yemen. La minaccia è stata considerata molto seriamente, considerando che il Paese arabo meridionale, teatro dell’attentato contro la USS Cole nel 2000, è una delle principali roccaforti di Al Qaeda.
Il servizio segreto yemenita, non solo ha confermato l’allerta, ma ha anche aggiunto dettagli importanti a quanto era stato scoperto: ha tracciato almeno 25 uomini armati della rete del terrore a Sanaa, la capitale e ha svelato i suoi ambiziosi piani. Al Qaeda nella Penisola Arabica (Aqpa), a quanto risulta al governo yemenita, stava preparando un vero e proprio golpe. Avrebbe cercato di sequestrare gli impianti del gas naturale a Shebwa City per poi far saltare i aria i gasdotti. Contemporaneamente, un secondo e un terzo commando qaedista avrebbero cercato di espugnare i porti di Al Mukalla e di Ba Wazir, sul Mare Arabico. Infine, un quarto commando, a Sanaa, avrebbe attaccato l’ambasciata statunitense e, probabilmente, anche quella britannica. L’attacco era già pronto. Oltre agli uomini di Sanaa, il controspionaggio yemenita ha individuato anche altri terroristi, camuffati da soldati, ad Al Mukalla e Ba Wazir. Se fosse riuscito, il quadruplice attacco avrebbe inflitto un gravissimo danno all’economia yemenita e avrebbe causato perdite molto pesanti agli interessi occidentali nel Paese. La reazione statunitense, però, non è affatto piaciuta al governo di Sanaa. Chiudere l’ambasciata americana, a cui è seguita a ruota anche la chiusura di quella britannica, «serve gli interessi degli estremisti», secondo quanto ha commentato, con una nota ufficiale, il ministero degli Esteri di Sanaa.
Gli edifici vuoti della diplomazia occidentale sono stati subito presidiati da truppe yemenite, dotate anche di mezzi corazzati. Una reazione “senza precedenti”, a detta dei locali, che suona come una dimostrazione di risolutezza militare, anche a fronte della “prudenza” occidentale. A quanto dicono fonti ben informate della Bbc, comunque, la reazione statunitense non si limiterebbe alla sola evacuazione del personale diplomatico e dei propri cittadini residenti nello Yemen. Il comando delle forze speciali (Jsoc) starebbe infatti preparando un’operazione su vasta scala contro Aqpa, con uso di droni e commandos. Qualcosa, forse, già si sta muovendo: nelle ultime due settimane, i droni hanno colpito cinque obiettivi di Al Qaeda. L’ultimo di questi bombardamenti sarebbe avvenuto proprio ieri: 7 terroristi sono stati uccisi, secondo le ultime informazioni. In ogni caso, le operazioni speciali, proprio perché “speciali” rimangono sotto traccia. Se ne parla, ma non ufficialmente. Sono condotte costantemente ed è anche difficile capire, per ora, se siano direttamente legate a questa ultima emergenza, o facciano piuttosto parte di una campagna già iniziata da tempo. L’unica mossa ufficiale e alla luce del sole, è e resta la chiusura temporanea delle ambasciate. Ed è questa che fa infuriare il governo dello Yemen: Al Qaeda può benissimo sfruttare questa “debolezza” percepita e passare a minacce ancora più gravi nell’immediato futuro. Anche ai danni dello Yemen.
La fuga degli ambasciatori ha convinto pochi anche negli stessi Stati Uniti, ancora molto presi dalla vicenda di Edward Snowden. La talpa che ha rivelato i segreti dello spionaggio elettronico della National Security Agency (Nsa), è ora ufficialmente in Russia. Per questo torto subito, il presidente Barack Obama, ieri, ha cancellato un incontro al vertice con Vladimir Putin, previsto per il 5-6 settembre venturi, a margine del prossimo G20 di San Pietroburgo. Obama andrà nella ex capitale zarista, parteciperà al G20, ma non stringerà la mano, né parlerà a quattr’occhi con il nuovo “zar” di Russia. Proprio per Snowden. Alla fine, quindi, i critici dell’amministrazione Obama hanno buon gioco nell’affermare che l’evacuazione massiccia delle ambasciate è una reazione sproporzionata, volta ad alimentare la paura e a giustificare, di nuovo, il ruolo della Nsa. Negli articoli di New York Times e dintorni, infatti, viene sottolineato più volte il ruolo della Nsa: è solo grazie alle sue intercettazioni, si legge, che l’attentato di Al Qaeda è stato sventato. Il ruolo dei servizi segreti yemeniti e delle forze speciali americane sul campo viene sotto-stimato. La morale della stampa mainstream è sempre quella: le intercettazioni salvano vite. Fatti intercettare anche tu: se non hai niente da nascondere, non hai neppure nulla da temere.
Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 16:45